Capitolo 5

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Fay sfogliava inorridita l'ultimo numero di Vanity Fair sulle cui pagine satinate campeggiavano la sua faccia e quella di Theodore vicine in un modo che lasciava poco spazio ai dubbi. Dopo la scenata da Priestly, Fay aveva sperato che il fotografo non riuscisse a recuperare le foto scattate, ma a quanto pareva c'era voluto poco per scoprire che erano sopravvissute in buona parte e ora erano sotto gli occhi di tutti. Stava giusto pensando a quanto fosse vestita male, quando il suo cellulare iniziò a squillare. Era suo padre.

« Brava figlia mia, stai andando alla grande! » esordì, con un entusiasmo che non gli aveva mai sentito nella voce, neanche quando lei era l'unica a mettere il cibo in tavola. « Non pensavo che avessi queste doti attoriali, sembra davvero che tra di voi ci sia qualcosa! »

« È tutta finzione, papà, te lo assicuro. » borbottò lei, fissando la foto sulla rivista. Nell'osservare attentamente l'immagine, si chiese quanto di finto ci fosse, effettivamente, nello sguardo che lei e Theodore si stavano scambiando nel momento in cui li avevano immortalati.

« Vai alla grande! Ma dimmi, a che punto sei con le ricerche? Hai notizie succose da darmi? » la incalzò quindi lui, ma Fay spense il suo entusiasmo sul nascere.

« Mi devi dare tempo, papà. Non è che i segreti si trovino sui tavolini da caffè in giro per la villa. » Lui sembrò deluso, nonostante questo la incitò ad andare avanti.

« Voi come state? » Fay provò a cambiare argomento, ma prima che il padre potesse darle una risposta, delle urla furiose fecero tremare le pareti della casa. O forse era un terremoto?

« Papà scusami, devo lasciarti. »

« Okay, ma aspetto tue notizie presto. »

« Certo, certo. Saluta Ness ed El. » Così dicendo, Fay chiuse la chiamata senza aspettare la risposta e si lanciò fuori dalla camera, in direzione dello studio di Theodore, che sembrava essere l'epicentro della scossa.

Più si avvicinava e più le sembrava di sentire la voce di Leonard che esortava un Theodore sbraitante a darsi una calmata.

« La vuoi smettere con questa stupida pianta?! Farai a pezzi tutta la villa! » urlava Leonard.

« Quella maledetta impicciona ha pubblicato le foto, Leonard! » ribatteva Theodore in preda all'esasperazione. « Altro che calmarmi, avresti dovuto soffocarla con la tua polvere quando ne hai avuto l'occasione! »

Fay si fermò di colpo davanti alla porta socchiusa, certa di aver capito male: in che senso soffocare qualcuno con la polvere? Aveva forse sentito Theodore suggerire al suo amico di sparare ad Amelia Thorne?

« Avanti, amico mio, non dirmi che ti dispiace essere sulle pagine di tutti i giornali con Fay. » lo canzonò Leonard. « Mi sembrava di aver capito che la sua vicinanza ti piacesse particolarmente. »

« Sì, ma questo non vuol dire che la voglio condividere con tutto il mondo. » E quelle parole furono accompagnate dall'inconfondibile suono di vetri infranti. Fay si spaventò al punto tale da urtare la porta e aprirla definitivamente.

Si ritrovò davanti a uno spettacolo inaspettato. Lo studio non sembrava più quello a cui si era abituata durante le chiacchierate con Theodore di quelle settimane: tutto era sottosopra, le sedie ribaltate, il bel rivestimento di seta rosa strappato in più punti da...ma quella era una pianta rampicante? A meno di non essere in preda alle allucinazioni, Fay era certa di non avere mai visto niente del genere lì dentro, ricordava solo la presenza di un vaso di rose. Ma fu solo una vista fugace. Così come i rami spinosi di quella cosa si erano materializzati davanti ai suoi occhi, alla stessa velocità scomparvero, lasciandola con il dubbio di essersi immaginata tutto.

« Fay, ma che bello che ci hai raggiunto! » esclamò Leonard dopo un primo momento di titubanza, con un tono di voce che le sembrò forzatamente allegro.

« Ma...va tutto bene? Mi sembrava di aver sentito qualcuno urlare. » balbettò Fay insicura.

« Certo che sì, normale amministrazione, non ti devi preoccupare. » La sua naturalezza era decisamente stridente con il contesto dello studio semi distrutto. « Guarda avevo proprio voglia di bermi qualcosa, ti va di accompagnarmi? »

Leonard la afferrò per il braccio con delicatezza, ma abbastanza forte da non lasciarle altra scelta se non seguirlo. Uscendo dalla stanza, Fay non riuscì a staccare gli occhi da Theodore: sembrava che il ragazzo non l'avesse neanche notata tanto il suo sguardo era perso nel vuoto davanti a lui, come se non fosse veramente lì o non notasse nemmeno i vetri rotti degli specchi sotto i suoi piedi e tutto il resto del disastro che lo circondava. Leonard la condusse nel salottino in cui aveva visto Theodore ricevere i suoi ospiti, una stanza dai toni blu cobalto con un mobile da un lato sempre rifornito di bevande. Il suo amico si diresse con disinvoltura verso i bicchieri, ne afferrò uno e le chiese:

« Cosa posso offrirti, cara Fay? »

« Non voglio bere, Leonard, voglio sapere che cosa è successo lì dentro. » ribatté lei, ancora sotto shock e sentendosi vagamente offesa dal fatto che l'amico la ritenesse così sciocca da pensare che davvero andasse tutto bene. Lui le dava le spalle mentre riempiva il primo bicchiere, e si guardò bene dal rispondere, così lei prese a supplicarlo:

« Leo, ti prego. Voglio sapere se c'è qualcosa che non va, per aiutarlo se posso. »

Lui finalmente si girò e il suo bel viso si fece improvvisamente serio.

« Theodore è fantastico, » spiegò avvicinandosi a lei per porgerle il bicchiere « per me è come un fratello, ma a volte ha la tendenza a perdere un po' il controllo. »

« E quello lo chiami perdere "un po'" il controllo? No, leva quel bicchiere, io nemmeno bevo. » Mentì spudoratamente: lei beveva eccome, solo non molto spesso.

« Se vuoi far parte di questo mondo, mia cara Fay, dovrai iniziare a farlo. »

« Chi ti dice che voglia farne parte? »

« Tesoro, tutti vogliono farne parte. » rispose Leonard con un sorriso affilato, mettendole in mano il bicchiere e poi sedendosi su una delle poltrone imbottite, accavallando la gamba con disinvoltura.

Fay non seppe che cosa rispondere. Forse aveva ragione lui: forse quella della missione stava diventando solo una scusa, magari quello che voleva davvero era tornare a essere importante per qualcuno. Contare di nuovo qualcosa. Ancora scossa dalla scena di poco prima e turbata da quei pensieri, Fay smise di chiedersi cosa ci fosse nel bicchiere e lo svuotò tutto d'un fiato.

« No, non così in fretta Fay! » l'apostrofò Leonard, ma ormai era troppo tardi.

« Perché? » domandò lei, ma mentre finiva di parlare la vista aveva già cominciato ad annebbiarsi. Forse aveva effettivamente esagerato: nell'arco di pochi minuti, e senza che nemmeno se ne rendesse conto, cominciò a perdere il contatto con la realtà e iniziò ad avere ricordi sempre più sfumati del perché fosse lì con Leonard.

L'ultima cosa che vide con chiarezza fu l'unico occhio di lui scintillante e vicinissimo alla sua faccia, mentre il ragazzo, da quella che sembrava una distanza lontanissima, chiamava ripetutamente il suo nome. Poi tutto si fece buio. 

La Fiera degli Inganni e delle VanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora