43. Rinascere - epilogo

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La vegetazione fitta crea isole di paradiso sul Nisa. Negli ultimi giorni comincio a muovermi tra questi alberi senza la guida di nessuno. Questo è quello che credo. Ho la sensazione di essere seguita ogni volta che mi addentro. Ho i miei sospetti.


Stendo un telo sul letto di erba secca. Poso lo zaino e inizio a tirare fuori dei panini. A pochi passi, dietro una costruzione diroccata, è appena visibile un'ombra.

"Dimmi la verità: tuo fratello ti ha ordinato di controllarmi?" Gli chiedo.

Lui si affaccia, lo guardo con gli occhi grandi quanto due fessure. Apollo solleva gli angoli delle labbra annuendo. "Non lo sto facendo ventiquattrore come mi aveva chiesto..."

"Già, perché ha parlato anche con Helena!" Ringhio.

Mi guarda senza capire.

"Dorme nel mio letto ormai." A sentire le mie parole il Dio del sole scoppia in una risata fragorosa. "Eh sì. Ridi pure tu?" Domando retorica.

"Lo sai perché lo ha fatto. Non puoi biasimarlo." Fa spallucce.

"Tu saresti in grado di annullare le manipolazioni psichiche di Hera? Perché non lo hai fatto con Dion allora?" Mi acciglio come una bambina.

"No, non ne ho le facoltà. Ma posso metterti al sicuro in ogni caso." Solleva il fianco dal tronco del ginepro su cui era poggiato e si allontana.

Da quando è partito Dion ho tentato in tutti i modi di avere sue notizie, anche rendendo le giornate di Apollo peggiori di quelle che si passerebbero negli inferi. Del mio dio da strapazzo non c'è traccia. Il fratello mi racconta che non gli sta fornendo alcun indizio di proposito. Avrà capito che avrei usato le informazioni sui suoi spostamenti per assillare chiunque, e soprattutto me stessa.

Avrà trovato ciò che cerca? Sarà libero dall'influenza della matrigna?

Il timore di un suo fallimento mi getta nello sconforto. Voglio solo che torni a casa sano e salvo. Sono ormai due settimane che non mi sussurra all'orecchio, non mi abbraccia stringendomi forte da togliermi il respiro, non mi bacia con quelle labbra che sanno di lui.

Non ho bisogno dell'influenza cattiva di Hera, potrei impazzire già nell'attesa!


Vorrei sfiorare la sua pelle. Quando nel silenzio del buio penso a lui percepisco sensazioni nuove. Il mio inconscio gioca, desidera ciò che oggi manca. Oggi desidero avvilupparmi a lui, possedere il suo respiro, il suo corpo. Essere coccolata, tormentata e poi coccolata ancora.

Se solo fosse qui... Mi lancerei su di lui bramando la nostra 'piccola morte'. Per la prima volta oso creare immagini talmente audaci e perdermi in esse.


Le mie guance si colorano di nuovo di rosso. Ormai faccio questi pensieri erotici che non mi rispecchiano, ma mi fanno sentire viva.

Col respiro appena accelerato, sventolo la carta vuota del mio panino. Tento di prendere aria dopo la vampata di fuoco salita dal centro del mio essere.


Cerco di ricompormi quando sento un calpestio conosciuto.

"Se mi dicevi che volevi mangiare sul monte ti avrei preparato qualcosa in taverna!" Helena alza le braccia in segno di rassegnazione. "Vieni giù, ti ho trovato da fare per oggi ma dobbiamo sbrigarci. Se non arrivi in tempo potresti non avere alcuna possibilità." Si appoggia all'ulivo di fronte a me per riprendere fiato.

"Ma che avete oggi tutti quanti?" Sospiro infastidita. Vorrei tanto essere sola per un giorno e sfogarmi.

"Allora, vuoi che ti tengo la mano fino alla taverna?" Un finto sorriso si dispiega sul suo viso, se non mi muovo comincerà ad assillarmi come al suo solito.

"Si, grazie. Te ne sarei infinitamente grata!" Le rispondo con un sorrisetto simile al suo. Mi alzo e risistemo tutto nello zaino.

La passeggiata di ritorno procede svelta, non ho mai visto camminare così veloce la mia amica. Tranne per darmi il tormento. Quello sì, ha la precedenza!

All'imbocco della stradina d'ingresso di Arachova si ferma a guardarsi intorno. Non so cosa le prende oggi, sembra un po' fuori fase. Entriamo in taverna inondate dal profumo di caffè. Nonostante le mattinate intere a spillarlo al banco, non mi stufo mai di questa bevanda. L'atmosfera all'improvviso si rilassa. Arrivo davanti alle sedute e stuzzico Helena che si è appena risistemata il grembiule.

"Cameriera, per cortesia una damigiana di caffè subito. Grazie." Concludo con un inchino. La mia dolce bisbetica schiocca la lingua guardandomi storta, lanciando occhiate alle scale che portano alle stanze al piano di sopra. Sembra nervosa. Non sapendo bene cosa possa averla ferita riprendo a parlare. "Va bene, allora per oggi faccio io..."

"No!" Strilla all'improvviso facendomi spaventare. "Lascia, faccio io. Tu rilassati, arrivo subito." E corre verso la macchinetta. Helena ha sicuramente qualcosa da nascondere.

"Il mio nuovo impegno? Cos'è?" Ricordo in un attimo cosa mi ha detto sotto gli ulivi.

"Arriva anche quello." Mi sorride posando il tazzone sul mio piattino.

Non posso fare altro che godermi l'attesa sorseggiando piano. Si mescolano i pensieri all'aroma intenso, crescono i desideri, si assopiscono i malumori.

"Ti ho vista esattamente così la prima volta."

Mi si gela il sangue a queste parole.


Il sussurro caldo al mio orecchio è quello di Dion, ma non riesco a muovermi. Vorrei girarmi, non posso. Si è bloccato il respiro e ora che ricomincio a inspirare di nuovo, il mio cuore sembra prendere il volo. Mi volto lentamente. Ho il timore che sia solo un mio sogno, uno scherzo della mente. Ma devo tentare.

Il mio dio è qui davanti a me. I capelli bagnati, la maglietta pulita, la pelle arrossata dal sole.

È davvero lui.

Si lancia sulle mie labbra stringendomi con le sue braccia forti. Mi accarezza la schiena per tenermi legata a lui, come se potessi scappare senza la sua presa salda. Con quella bocca mi mangia quasi, e finalmente mi riempio del suo profumo sognato ogni notte. La mia lingua assapora la sua: la cerca, la combatte e la coccola. L'ansia che mi ha pervasa in questi giorni è esplosa attraverso il liquido salmastro che mi scorre sulla pelle. Piccoli rivoli caldi scendono sulle mie guance. Dion, senza staccare i suoi occhi dai miei, le accarezza, le fa brillare di una luce che avevano perso. Brividi lungo la schiena mi danno conforto. Mi stringe ancora in vita stretta, sospirando intensamente.

"Ci sei riuscito?" Chiedo con un filo di voce soffiando piano sul suo collo.

"Abbiamo fottuto quella stronza con una facilità incredibile!" Sentenzia determinato accarezzandomi l'orecchio con la punta del naso.

"Siamo liberi?" Chiedo mentre gli stampo piccoli baci delicati sul collo.

"Siamo liberi." Scandisce lentamente le parole, annuendo con la testa.

Lo abbraccio mentre ridiamo, avvicinando il mio corpo al suo. Ho bisogno di ridurre la distanza che c'è tra di noi e non lo lascerò più andare.

Lui sposta i miei capelli dalle orecchie. "Non così vicina... sono pericoloso. Non sono in me in questo momento." Mi mette in guardia con sguardo malizioso.

Mi scosto appena per avere modo di guardarlo negli occhi. "Non lo sono neanche io." Secondi interminabili si espandono, permettendo a Dion di comprendere a pieno le mie parole, così dirette quanto inconsuete. Mi avvicina le sue labbra, le avviluppa alle mie per attingere alla fonte del suo privilegio.

Sembra maneggiare un artefatto delicato accarezzandomi i capelli come se ne stesse controllando la foggia. Non distoglie mai lo sguardo mentre mi accarezza le braccia e intreccia le mani alle mie. Mi tira verso di sé ma i suoi occhi volgono verso le scale. Non gli permetto di parlare e cammino verso la mia camera.


Dion è una parte di me, un prolungamento del mio braccio, del mio cuore. Mi segue senza battere ciglio. Una volta sulla soglia della porta mi lascia entrare per prima, se la chiude alle spalle e mi prende in braccio. Le mie gambe sono avviluppate alla sua vita. Quante volte l'ho stretto a me così, per gioco.

Fasci di luce giocano al vento, si agitano tra le pieghe delle tende. Rincorrono il pulsare dei nostri cuori in una emozione fatta ogni volta di scoperte. Mi carezza la schiena fino ad arrivare a sorreggermi, mi posa sul letto e comincia la mia vera rivelazione. La mia pelle non ha più segreti per lui.

Il suo profumo si fa aggressivo, sono ormai inebriata. Il mio unico desiderio è fondermi a Dion, essere parte di lui e lui di me. Le sue labbra sulla mia pelle scavano teneri solchi, ora che mi vede dopo tutti questi giorni.



Prima di farsi strada nella mia anima mi guarda intensamente, mi invoca con gli occhi che brillano, riflettono il suo stato di piacevole confusione che lo pervade. Io sorrido, sto per rinascere.



Abbiamo smarrito i nostri respiri e ora li stiamo cercando.


Nella mia natura Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora