3-Lontani ma non troppo

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Così ho scoperto che io e Daren siamo vicini di casa.
A volte mi affaccio alla finestra e lo vedo uscire per poi rientrare tardissimo, passo le mie giornate ad osservarlo sebbene riscontri con angoscia di non riuscire a farne a meno.

Il potere che lui esercita su di me mi spaventa, dopotutto non provo nulla per lui, anzi non lo sopporto proprio eppure emana quel fascino, quella lucentezza per cui sembra che tutto orbiti attorno a lui.

Le sue azioni influenzano il mio umore è ciò mi destabilizza, se non lo vedo rientrare inizio a preoccuparmi chiedendomi dove possa essere, tiro un sospiro di sollievo quando scorgo dall'angolo della via quella testa ricciolina e il suo passo sicuro.

Cerco di ribellarmi, di resistergli ma invano, lui mi tiene avvinghiata a sé, con le sue provocazioni, con il suo sguardo ferreo, mi trascina tra le sue grinfie e poi mi respinge come a volersi prendere gioco di me.

Il suo modo di fare, quegli occhi chiarissimi, i capelli dorati, persino la sua maniera di sbeffeggiarmi, di ringhiare contro chiunque gli si avvicini, di graffiare, mordere con le sue parole taglienti, il suo sguardo penetrante, persino questo suscita in me emozioni che mi spaventano e che tento di contrastare.

Mi sento intrappolata, incatenata a lui, in bilico tra l' essergli completamente assoggettata e l'odio che ciò suscita in me.

Lui è come il sole, prima ti scalda poi ti brucia, ti ustiona eppure non smette di attrarti a sé, ne sei dipendente, ne hai bisogno anche se ti rovina, ti distrugge.

Biondo, occhi azzurri come il cielo, Daren è un angelo bello e maledetto, bello come il sole, maledetto come un amore proibito. È questo quello che avrei dovuto capire da subito, da quando quella mattina a scuola lui mi è piombato addosso senza preavviso come una calamità naturale che si abbatte violenta, travolge tutto al suo passaggio e allora hai la certezza che nulla sarà mai più come prima.

Ogni mattina mi affaccio alla finestra e aspetto che sia lui il primo ad uscire di casa così che non corra il rischio di incontrarlo per strada.

A scuola cerco di evitarlo in tutti i modi sebbene mi assicuri di controllare ogni suo movimento, lo trovo sempre nei paraggi, a volte mi lancia delle occhiate irrisorie ma io lo ignoro.
Liz deve esersi accorta del suo comportamento e mi chiede ripetutamente se mi da noia.

-Altrimenti gli faccio vedere io.- Mi dice atteggiandosi a paladina della giustizia.

Vorrei lasciarmi andare con lei ma la paura di affezionarmi per poi perderla mi pietrifica, così cerco di mantenere sempre un certo distacco. Di lei non so nulla, non so della sua famiglia, se ha fratelli o sorelle, quando parliamo non accenna mai a sé, a volte ho avuto la sensazione che cercasse in tutti i modi di sviare l'argomento. Quando mi avvicino a qualcosa che la riguarda trova sempre il modo per allontanarmi. D'altra parte a me va bene così.

In classe scherziamo spesso soprattutto durante le ore di Rottame. Ho imparato a non farmi scoprire.

Liz è sempre molto affascinata dai miei disegni, mi ha chiesto di farle un ritratto, nessuno mi aveva mai fatto una richiesta del genere, mi sono sentita apprezzata e ho subito accettato con grande entusiasmo.

Sono anche riuscita a convincere mia madre a non venirmi a riprendere a scuola, preferisco passeggiare fino a casa dopo una giornata pesante e voglio evitare figure imbarazzanti come quella dell'altra volta.
Così ogni giorno, dopo la scuola, io e Liz ci ritroviamo a percorrere insieme solo un breve tratto per poi salutarci al bivio del fast food, ho scoperto che lei abita in un quartiere poco distante dal mio.

Oggi ho deciso di tirarla un po' più per le lunghe.

Respiro l'aria fresca a pieni polmoni, ogni tanto il sole fa capolino da qualche nuvoletta solitaria per poi nascondersi di nuovo, mi é sempre piaciuto il tempo un po' incerto di ottobre e ho sempre preferito le giornate di pioggia a quelle soleggiate.
Mi sento leggera e senza pensieri, svolto l'angolo e cammino sul marciapiede accanto ai giardini ricoperti da petunie e cespugli verdissimi.

Dei bambini giocano in un cortile, un uomo ne prende uno sulle sue spalle mimando un aeroplano, il piccolo si aggrappa a lui e ride divertito.

Sorrido e tutto a un tratto sono la bambina che correva lungo la spiaggia accarezzata dal vento per poi tuffarsi tra quelle braccia forti.

Senza preavviso i ricordi di lui riaffiorano alla mente, iniziano a inerpicarsi dentro di me, lungo le pareti dell'anima, si aggrovigliano attorno alla bocca dello stomaco e mi stringono, mi impediscono di respirare, mi piego in due dal dolore come se lo avvertissi davvero all'esterno. Cerco di buttare fuori aria ma non ci riesco.

"Non adesso, non adesso, non adesso". Cerco di ripetere a me stessa ma è inutile, un'ondata di sensazioni che credevo di aver sepolto mi travolgono e io non reggo l'impatto, lascio che mi trascinino a largo.

Mi accascio a terra mentre il cuore sembra voler saltare fuori dal petto, non respiro, sento un'auto strombazzare e poi frenare bruscamente prima che una mano mi afferri saldamente e mi attiri a se.

Come Stelle Cadute dal Cielo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora