Capitolo 6

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Fay alzò gli occhi dalle carte su cui aveva lavorato nelle ultime ore e spostò lo sguardo verso il giardino. Avvertiva un principio di mal di testa, ma il fastidio non le impedì di ammirare il cielo che iniziava a tingersi dei colori del tramonto. Quanto le sarebbe piaciuto uscire a fare una passeggiata in quel giardino ancora assurdamente pieno di colori e non morto come avrebbe dovuto essere a ottobre inoltrato. Non si sentiva ancora abbastanza in forma per farlo: si era svegliata solo da qualche ora dopo una dormita lunga più di un giorno. Accidenti a lei e a quando aveva accettato quel drink offerto da Leonard. Dopo qualche istante di contemplazione, Fay si alzò dalla scrivania e ripose nel cassetto del comodino la bozza della biografia che stava scrivendo, poi da sotto il materasso prese il plico di fogli su cui appuntava le sue osservazioni più segrete. Per ora nulla di interessante. Era strano, perché aveva come il sentore che ci fosse effettivamente qualcosa di importante da scrivere, ma continuava a sfuggirle per qualche motivo, come se non riuscisse a metterlo a fuoco. E quella sensazione di essere sempre sul punto di scoprire qualcosa la faceva impazzire dalla frustrazione. Mentre valutava se fosse il caso di rileggere per l'ennesima volta il tutto, sperando di riuscire ad afferrare il pezzo mancante, qualcuno bussò alla porta.

« Un momento, arrivo! » esclamò, affrettandosi a riporre nel nascondiglio i suoi appunti.

« Signorina Adcock, il Signorino Rollins la attende in giardino. » le rispose una voce sconosciuta.

Fay uscì dalla stanza ma fuori non trovò nessuno. Quindi, come al solito, si diresse da sola verso dove le avevano detto di andare. Il giardino era immenso, ma non ci mise molto a individuare Theodore: come poteva passare inosservato, con quella figura statuaria che si stagliava contro la luce del giorno morente. Lei rabbrividiva, nonostante avesse indossato una informe felpa pesante, mentre lui sembrava riscaldato da un fuoco interno: indossava una camicia di lino bianca abbastanza trasparente da lasciar intravedere il profilo dei muscoli scolpiti, dei pantaloni attillati che lasciavano poco spazio all'immaginazione e una volta tanto aveva lasciato sciolti i suoi splendidi capelli dorati. Davanti a quello spettacolo Fay si sentì avvampare: improvvisamente non sentì più freddo, anzi aveva voglia di spogliarsi. Come se avesse percepito la sua presenza, Theodore si voltò verso di lei, le rivolse un sorriso che avrebbe potuto farla svenire per altri due giorni, e le fece cenno di raggiungerlo.

« Finalmente sei tornata tra noi. » esordì « Leonard mi ha raccontato delle tue disavventure con l'alcool. Sarà difficile trovare qualcosa per te al Foundation Gala. »

Di colpo, Fay si ricordò delle foto e della scenetta con Amelia Thorne: il cuore prese a batterle più forte.

« Quindi non stavi scherzando? Vuoi portarmi davvero al Foundation Gala? » domandò mentre iniziavano a passeggiare lungo un viale costeggiato da un roseto che riempiva l'aria di un profumo inebriante.

« Io non scherzo mai su queste cose. E comunque ormai ho sganciato la bomba, non posso tirarmi indietro. »

« Ah, quindi era solo una scusa per farla stare zitta? » Non riuscì a nascondere una punta di delusione.

« Ti sembra che sia riuscito a farla tacere? Siamo su tutti i giornali. » Theodore ridacchiò, ma lei non riuscì a imitarlo e quindi rimasero in silenzio per un po' mentre avanzavano tra i viali del giardino. Era sorprendente quanto fosse rigoglioso nonostante il periodo dell'anno: le rose non dovevano essere fiorite, così come tutti gli altri fiori, eppure eccoli lì, magicamente colorati e profumati. Ma d'altronde era il giardino della famiglia Rollins, non ci si poteva aspettare altro dai re della botanica. Eppure, nonostante il loro talento, era tutto fin troppo verde e fiorito, e Fay non riuscì a non domandarsi quale diavoleria lo permettesse.

La Fiera degli Inganni e delle VanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora