CAPITOLO 23

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Sono passati tre giorni da quella notte magica e in queste 72 ore non ho fatto altro che pensare a tutte le emozioni che ho provato. Ovviamente mio padre non sa nulla e anche se sospetta che ci sia qualcosa tra me e Giovanni, io negherò sempre l'evidenza, almeno fin quando mi sarà possibile.
Oggi la squadra è ferma e io approfitto della mia permanenza a casa per trovare un accompagnatore per il tredici maggio, giorno della finale dell'Eurovision Song Contest. Mio padre di sicuro mi dirà di no, come mi ha già anticipato nei giorni precedenti e l'unica alternativa che mi viene in mente è Giovanni, ma dubito che sarà disponibile quel giorno, visto tutti gli impegni che ha in qualità di capitano della squadra, ma tentar non nuoce.
Prendo il cellulare da sopra il comodino per mandargli un messaggio ma il cigolio della porta della mia stanza interrompe il momento.
<<Ho interrotto qualcosa?>>
Domanda mio padre restando sotto l'arco della porta.
<<No>>
Rispondo secca bloccando lo smartphone per poi lasciarlo scivolare sul letto.
<<Volevo dirti che poco fa mi ha chiamato Aurelio, ha indetto una riunione al centro sportivo e ci vuole tutti lì>>
Mi sistemo sul materasso assumendo un'espressione abbastanza confusa, non solo perché il presidente vuole che anche io sia presente ad una loro riunione, ma anche per l'espressione non troppo convinta appena sfoderata da papà.
<<A che ora?>>
<<Tra un'oretta>>
Appena sento la sua risposta balzo giù dal letto, sono in condizioni pessime e ho necessariamente bisogno di una doccia.
<<Va bene, allora inizio a darmi una sistemata>>
Lo informo prima di sgattaiolare lungo il corridoio che conduce al bagno e lasciarmi andare sotto il getto dell'acqua tiepida.

Appena arriviamo al centro sportivo, io e mio padre raggiungiamo l'ufficio del presidente, quest'ultimo è seduto ad una estremità del tavolo mentre attorno ad esso i posti vuoti sono ancora parecchi. Mi guardo intorno e noto che anche Giovanni non è ancora arrivato.
<<Buongiorno mister>>
Il presidente saluta mio padre con una stretta di mano abbastanza formale e poco dopo fa lo stesso con me.
<<Buongiorno presidente>>
Ricambio il saluto stringendo la sua mano e e incrociando per qualche istante i suoi occhi azzurri. Quest'uomo per me è sempre stato un enigma, per quanto possa sembrare burbero e allo stesso tempo antipatico dall'esterno, alla fine ci si rende conto che non è poi cosi male e che è molto bravo nel suo lavoro. Sa sempre quello che fa, come farlo e quando farlo, è davvero difficile smuoverlo dalle decisioni che prende e devo ammettere che è anche bravissimo a dare consigli e a motivare gli altri.
Dopo averlo salutato mi volto per capire dove sedermi e appena vedo alcuni posti vuoti in fondo al tavolo, mi ci fiondo. Perdo i successivi cinque minuti a scorrere lungo la bacheca di Instragram ma la mano mi si blocca nel momento in cui, alle mie spalle, sento la voce di Giovanni. Resto ferma al mio posto senza voltarmi nella sua direzione, ma sono costretta a guardarlo quando si avvicina al presidente per salutarlo.
Lo osservo per alcuni secondi, secondi che mi bastano e avanzano per studiarlo attentamente. Indossa un jeans dai toni chiari e la parte superiore del corpo è fasciata da una t-shirt bianca. A racchiudere il tutto ci pensa una camicia dal colore neutro, tra il tortora e il beige che mette in risalto le sue spalle e le braccia. Le maniche di quest'ultima sono arrotolate lungo gli avambracci e lasciano scoperti i tatuaggi che, non so per qualche reazione chimica, mi fanno improvvisamente sentire caldo. Quando si volta nella mia direzione, mi accorgo della presenza di un paio di occhiali da sole poggiati sulla sua testa, ma la mia attenzione viene immediatamente catturata dalla sua mano che si alza nella mia direzione in segno di saluto.
Gli sorrido e alzo anche io la mano e il fiato diventa corto quando lo vedo avvicinarsi a me.
<<E' libero questo posto?>>
Domando poggiando il suo sguardo su di me.
<<Si>>
Mi irrigidisco sulla sedia e poso il cellulare in tasca, Giovanni nel mentre prende posto alla mia sinistra e pian piano tutte le sedie si riempiono.
<<Se siete pronti, darei inizio alla riunione>>
Il presidente richiama tutta l'attenzione su di se e bastano quelle sette parole per far calare il silenzio in tutta la stanza. Mio padre è seduto proprio accanto a lui e sembra più preoccupato del solito, cosa che non riesco ancora a spiegarmi da un po' di giorni.
<<Vi ho voluti tutti qui perché ho delle notizie importanti da darvi>>
Inizia a dire, alzandosi dalla sua postazione.
<<La prima cosa che voglio dirvi è che i festeggiamenti non sono ancora finiti, ed è per questo che ho deciso di organizzare un'altra festa, questa volta però faremo qualcosa in grande>>
De Laurentiis fa una breve pausa e prima di continuare comincia a girare intorno al tavolo.
<<La festa in questione andrà in onda in TV, sulla Rai, ho già contattato chi di dovere e mi è stato dato l'ok dai dirigenti>>
Camminando arriva alle mie spalle e quasi mi spavento quando le sue mani finiscono sulle mie spalle.
<<E tu signorina, sarai dei nostri>>
Deglutisco incredula per un istante e quando provo a voltarmi, lui stacca le mani dalle mie spalle e continua a camminare.
<<Ma lascio a dopo i dettagli e sposto il discorso sul vostro mister, Luciano>>
Sposto lo sguardo sulla persona che il presidente ha appena nominato e improvvisamente sento salire dentro di me una brutta sensazione.
<<Luciano lavora con questa squadra da due anni, ha lavorato sodo e ci ha permesso di realizzare un nostro sogno durato trentatré anni>>
Più ascolto le sue parole più i dubbi mi assalgono, non riesco nemmeno più a guardare mio padre, la mia attenzione è focalizzata tutta su Aurelio, che nel mentre è arrivato alle spalle del mister.
<<Dopo diversi incontri e chiacchiere siamo giunti ad una conclusione...>>
Il presidente prima di dare l'annuncio, fa una pausa stile reality, un po' come quando arriva il momento di annunciare il vincitore tra gli ultimi due concorrenti e quest'ultimo viene preceduto da una pausa infinita.
<<La prossima stagione Luciano non sarà dei nostri>>
La notizia arriva come una pugnalata al petto, un'onda di confusione, tristezza e rabbia si abbatte nella mia testa, spazzando via tutti i buoni propositi che mi ero costruita fino a questo momento.
Vorrei alzarmi dalla sedia e correre via, ma i piedi sono come incollati al suolo e gli occhi mi si riempiono di lacrime e sento che un solo movimento potrebbe farmi esplodere da un momento all'altro.
Nel frattempo i ragazzi intorno a me si guardano e parlottano fra di loro, ma nessuno sembra tanto scosso dalla notizia, forse perché sono abituati a questo tipo di cose o forse perché già sapevano qualcosa.
<<Scusate io...ho bisogno di una boccata d'aria>>
Fregandomene del giudizio degli altri, sgattaiolo via dalla sala e corro fuori, arrivando a bordo campo. Mi lascio andare sulla panchina e scoppio in un pianto liberatorio. Penso alle cose che cambieranno ancora una volta, penso al fatto che dovrò rimettere in ordine tutto ancora una volta e iniziare una nuova vita per l'ennesima volta e penso a Giovanni. La frenesia di questa mattina è stata rimpiazzata da tutt'altre emozioni e le lacrime non cessano di scendere dalle mie guance. Non so neanche io se al momento ho bisogno di stare da sola o se ho bisogno della presenza di qualcuno, quello che è certo è che la solitudine non fa mai bene, a nessuno, eppure è quello che accadrà l'anno prossimo, mi ritroverò da sola in mezzo a persone nuove che nemmeno ho e avrò voglia di conoscere.
<<Giada...>>
Una voce dall'altra estremità del campo mi fa alzare lo sguardo, ma la vista appannata a causa delle lacrime mi impedisce di capire di chi si tratta.
<<Hey, hey, non fare così>>
Quando si avvicina a me riesco a mettere a fuoco la figura, è Pierluigi.
<<Vieni qui>>
Mi stringe tra le sue braccia e capisco che era proprio questo quello di cui avevo bisogno, ma non erano le sue le braccia che volevo attorno a me.
<<Va tutto bene, shhh>>
Lascia un bacio dolce sulla mia nuca e mi stringe ancora più forte, facendo poggiare la mia testa al suo petto. Sento il suo cuore battere forte e per un attimo penso di staccarmi da lui, ma non lo faccio, resto al mio posto.
<<Ti va di parlare?>>
Mi domanda continuando a tenermi tra le sue braccia.
<<Forse>>
Rispondo poco convinta prima di allontanarmi dal suo petto. Alzo lo sguardo sul suo viso e in maniera gentile mi sorride, asciugando con le mani il mio viso ancora bagnato.
<<Sei bellissima anche mentre piangi>>
Continua a sorridere e si fa un po' più vicino a me.
<<Avanti forza, dimmi a cosa stai pensando>>
Mi sprona ancora una volta, provando quasi a tirarmi le parole da bocca.
<<Beh...>>
È tutto quello che esce dalle mie labbra in un primo momento, ma il ragazzo al mio fianco non si arrende e  con la mano mi fa segno di andare avanti.
<<Vedi è che ogni volta che mio padre smette di allenare una squadra ed inizia ad allenarne un'altra, io sono costretta a seguirlo>>
Faccio una breve pausa giusto per prendere fiato, poi continuo.
<<È successo già altre volte e ora che sono più grande inizio a non sopportare più tutti questi spostamenti. Mi sembra di aver visitato tante vite diverse ma a me ne basta una e tutti questi cambiamenti non me lo permettono purtroppo>>
Dico, cacciando fuori una parte dei mille pensieri che fluttuando nella mia testa.
<<Ma come hai detto anche tu, ora sei più grande, magari potresti stare per i fatti tuoi e non seguire sempre tuo padre>>
Le sue parole non fanno una piega, ma non sa quanto io sia legata a lui e quanto per alcuni anni, abbiamo sofferto insieme.
<<Potrei, ma sono molto legata a lui, lasciarlo solo vorrebbe quasi dire abbandonarlo e non voglio, proprio perché so come ci si sente a rimanere da soli>>
Ribatto abbassando il capo, ma lui mi prende il mento con una mano inducendomi a guardarlo negli occhi.
<<Giada, so che le cose che sto per dirti saranno scontate, ma tuo padre è un uomo fortissimo e si, non so cosa è accaduto in passato, ma anche tu hai bisogno della tua indipendenza e sono certo che se ne parlassi con lui, capirebbe>>
Papà è sempre stato il mio punto debole e parlare di questo con altre persone per me è sempre stato difficile, ma non con Pierluigi, lui rende tutto più semplice.
<<Forse hai ragione, devo solo trovare il coraggio di dirgli queste cose>>
Dico, continuando a guardarlo.
<<Esatto e poi ricorda sempre una cosa>>
Si fa ancora più vicino a me.
<<Io ci sono ok? Per qualsiasi cosa>>
Gli sorrido e resto ferma a guardarlo negli occhi. Rimaniamo così per alcuni secondi, forse qualcosa in più anche. Non avevo mai prestato così tanta attenzione al suo modo di fare, almeno fino ad oggi e il fatto che sia venuto da me e che si sia preoccupato per me, vogliono dire molto e mi dicono tanto di lui.
<<Grazie>>
Dico spostando per un attimo lo sguardo verso la parte opposta del campo.
<<Che dici? Me lo merito un abbraccio?>>
Mi domanda divertito, allargando le braccia come un bimbo.
<<Anche due>>
Rispondo a mia volta tuffandomi sul suo petto e stringendomi a lui.

SPAZIO AUTRICE
Cosa succede qui e soprattutto cosa succederà secondo voi?🤔
Scusate l'assenza, ma sono stata via per alcuni giorni e nel posto in cui ero la linea non era delle migliori, ma ci tenevo a dirvi grazie per tutto il sostegno❤️
(Chiedo scusa per eventuali errori)

PASSO A DUE - Giovanni Di LorenzoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora