22.JOYCELYN

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Buona lettura
💭👀




Mi svegliai di soprassalto.

Avevo avuto l'ennesimo incubo e come tutte le volte avevo le dita doloranti perché le stavo stringendo in dei pugni stretti tanto da conficcarmi le unghie nei palmi. 

Mi trovavo nella mia stanza, poche ore prima ero sgattaiolata dal letto di Sean al mio. 

Ero rimasta gran parte della notte con lui, prima di addormentarmi mi aveva abbracciata, poi quando mi ero svegliata di soprassalto perché dovevo andare al bagno la ragione aveva preso il sopravvento: quello che stavamo facendo andava nell'esatto contrario rispetto a quello che avevamo stabilito per cui non ci avevo pensato neanche un minuto di più ad andarmene.

Avevo sognato la mamma dopo tanto tempo.

Era distesa sul bancone della cucina tra le bottigliette dei suoi calmanti.

Io urlavo, gridavo come un'ossessa pregando che si risvegliasse ma continuava a rimanere inerme lì proprio come la ricordavo, una bellezza appassita. 

La mamma nei ricordi era come un fiore nella sabbia, senza acqua, senza ossigeno e radici. Quando era in vita era irraggiungibile ma dietro agli occhi... la sentivo così vicina...

Mi passai la mano sulla fronte sudata, battei le palpebre alcune volte, finché non misi a fuoco l'orario sul telefono.

Erano le 4:30 del mattino e avevo un messaggio non letto di Rosie.

Mi chiedeva se stavo bene e ad essere onesta, non sapevo cosa risponderle.

Rispetto ai mesi scorsi ero a mio agio, Manhattan in qualche maniera mi aveva aperto gli occhi su cosa volevo essere e soprattutto su dove volessi essere, ma dopo quello che era successo con i ragazzi e Sean dubitavo che fosse questo il motivo per cui ero rimasta.

Anche se non mi pentivo di tutto ciò-

La stanza era ancora buia e ancora non era visibile l'alba lì fuori.

Mi ristesi rigirandomi sulla schiena per fissare il cielo blu più chiaro dalla finestra. Mi coprì con il lenzuolo ricordando tutto quello che avevamo fatto nelle ultime ore. Nel pick-up.

Afferrai il ciondolo a fiocco di neve e me lo rigirai tra le dita fantasticando su quello che avevo provato. Era fatta, tuttavia, nonostante quello che si pensava quando una donna perdeva la verginità, non mi sentivo tanto diversa da prima. Feci scivolare l'altra mano fra le gambe, avvertì i muscoli delle cosce doloranti e questo mi provocò un sorriso leggero. Contrariamente a quello che pensavo potessi provare, ero contenta che fosse successo con Sean. Quello che gli avevo rivelato era vero: avevo avuto la mia prima volta e anche se aveva fatto male era stato attento e zelante per quanto poteva.

Avevo sentito racconti dalle mie vecchie compagne di classe, molti dei ragazzi con cui erano state erano egoisti ed impazienti; invece, Sean, anche le successive volte che lo avevamo fatto nel pick-up, mi aveva regalato a pieno tutto il piacere che avevo reclamato.

I miei pensieri si bloccarono quando udì dei passai nel corridoi e la porta del bagno chiudersi, presa dalla curiosità mi alzai dal letto.

Diedi una rapida occhiata alla porta di Drew: era chiusa e dal piano di sopra non sentivo nessun rumore, mi domandai se Alec fosse davvero nei paraggi ma poi vidi la porta della stanza di Sean spalancata e misi da parte i mille interrogativi. 

Mi avvicinai al bagno e, senza chiedere il permesso, entrai sapendo di trovarlo lì. Mi inumidì le labbra secche con la lingua quando lo vidi girato di lato davanti allo specchio. Da quella prospettiva riconobbi la cicatrice che già in un'altra occasione avevo visto e che non smetteva di fissare.

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