Capitolo 7

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Fay se ne stava comodamente sdraiata sul prato vicino al laghetto dei fiori di Loto, leggendo un libro che aveva preso in prestito dalla biblioteca privata di casa Rollins. Quel pomeriggio le era venuta voglia di leggere all'aria aperta, perché, nonostante fosse quasi fine ottobre, il tempo era bellissimo e lei voleva approfittarne prima di doversi rinchiudere in casa per i mesi invernali. E quale posto migliore per godersi quel momento solo per sé se non il magico angolo di paradiso in cui Theodore Rollins l'aveva quasi baciata per la prima volta? Non lo aveva visto molto negli ultimi giorni, poiché era dovuto partire in fretta e furia con Leonard per risolvere quella questione che li aveva interrotti. Si continuava a ripetere che fosse per lavoro, ma la riluttanza dei due ragazzi a darle qualche spiegazione più approfondita, aveva risvegliato in lei i dubbi che l'avevano originariamente condotta fin lì. Nascondevano qualcosa, e il suo compito sarebbe dovuto essere quello di scoprirlo. Invece era lì, a non approfittare della casa vuota, a leggere un romance sognando a occhi aperti che il suo rapporto con Theodore sfociasse in un amore da favola come quello dei protagonisti della storia.

Stava fantasticando invece di lavorare, e persino suo padre se n'era accorto durante la loro ultima telefonata, tanto da farle una scenata clamorosa. Che razza di faccia tosta aveva quell'uomo! Dopo tutto quel tempo passato a mantenere lui e le sue sorelle, a gestire la casa e tutte le loro vite, e a rischiare di prendersi una grossa denuncia per essersi infiltrata a casa di un miliardario per curiosare nella sua vita privata, aveva diritto a un po' di vacanza. Questa cosa Fay l'aveva detta a suo padre, e lui non l'aveva presa affatto bene. L'aveva aggredita verbalmente, e lei come al solito non era riuscita a farsi valere: gli voleva bene, nonostante le sue stranezze e la sua assoluta incapacità di prendersi le sue responsabilità, perché sapeva che era un uomo solo e che la morte della moglie lo aveva distrutto e cambiato per sempre. Il ricordo di quella brutta discussione la intristì all'istante, così Fay tornò a concentrarsi sulla lettura per non pensarci troppo: non voleva farsi rovinare la giornata.

Mentre era tutta concentrata a leggere, improvvisamente percepì una sensazione stranissima, simile ad uno squarcio nel petto.

"Oddio, sto per morire d'infarto!" fu la prima cosa che pensò, tirandosi su di scatto e portando una mano sul cuore. "Ti prego no, non prima del ballo di dopodomani! Fammi morire, ma almeno felice!"

Era un pensiero ridicolo, eppure ci credette per un po', fino a che il respiro non tornò ad essere regolare e si convinse di non essere in punto di morte. Eppure, quella sensazione non se ne andava: si era trasformata, ora sembrava un richiamo, come se qualcuno l'avesse legata a una corda e la stesse strattonando in una precisa direzione. Fece finta di niente, tornando al libro, ma non riuscì a ritrovare la concentrazione: quel bisogno di seguire il richiamo era troppo impellente. Non aveva alcun senso, ma Fay si alzò e si mise a camminare, seguendo niente più che il suo istinto. I suoi passi la condussero attraverso il giardino, verso il bellissimo portone d'ingresso - che continuava a trovare meraviglioso come il primo giorno - e infine verso lo studio di Theodore, che era rimasto chiuso dal giorno in cui lei si era ubriacata. Lui le aveva detto che era troppo freddo per stare in quella stanza in quel periodo dell'anno, e lei, anche se non del tutto convinta, ci aveva creduto. La sua sorpresa fu enorme quando trovò la porta socchiusa, perché Theodore non avrebbe dovuto esserci. Che fosse tornato prima per farle una sorpresa? Trattenendo a stento l'eccitazione, Fay spalancò la porta con un enorme sorriso stampato in volto.

Ma davanti a lei non trovò il suo bel principe dalla chioma dorata. Al suo posto, c'era uno sconosciuto, in piedi in mezzo a uno studio completamente distrutto. Lei non seppe dire se fosse più sorpresa di trovare un estraneo lì dentro o di realizzare che Theodore le aveva mentito: faceva caldissimo, e la sala era completamente inagibile, come se una forza incredibile l'avesse smontata pezzo per pezzo. Mentre cercava di fare pace con quella rivelazione, la mente fu invasa da strane immagini di una pianta rampicante e piena di spine che strisciava sulle pareti dello studio, lesta e sinuosa come un serpente. Fu talmente sorpresa da urtare una delle sedie ribaltate a terra senza rendersene neanche conto, producendo un rumore che rimbombò tra le pareti e attirò inevitabilmente l'attenzione dello sconosciuto.

La Fiera degli Inganni e delle VanitàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora