13-Heart to heart and eyes to eyes. Is this taboo?

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Pov's Athena
La luce fioca illumina il mio campo visivo ed apro lentamente gli occhi. La prima cosa che metto a fuoco sono delle pareti grigie e successivamente una mensola con su un libro che ha come laterale, la parola "Medicina".

Con un balzo mi tiro a sedere, le lenzuola che non ricordo di aver messo, svolazzano fino a cadermi sul bacino e noto, con sollievo, gli stessi vestiti di ieri sera. Come un lampo, i ricordi di ieri sera mi tornano a galla. Prima le birre, poi il cellulare perso, poi il tizio in macchina, poi Thomas, Brandon, Nicholas e William e poi...niente, buio totale.

Porca puttana, sembra di vivere un fottuto deja-vu. Devo smetterla di bere.

Scendo dal letto, provando a capire dove mi trovo eppure una parte di me, sa perfettamente questa casa a chi appartiene. L'odore delle lenzuola è fresco, sa di menta e muschio. La mia mente ricollega il profumo ad un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli neri.

Il panico inizia ad impossessarsi nelle mie viscere; avevo promesso, la sera di Halloween, che non avrei più rivisto Thomas, invece, sembra quasi che i nostri incontri facciano parte di una candit camera. Inizio a pensare che non siano solo coincidenze.

Con un balzo, afferro la mia giacca di pelle e mi avvio verso la porta della stanza. La mia domanda è, lui dov'è? Perché mi ha portata a casa sua? Ha dormito con me stanotte?

Apro la porta lentamente, sperando che nessuno si accorga del rumore e mi trovo davanti due rampe di scale. Provo a scendere, senza catturare particolarmente l'attenzione, finché non sento due voci parlottare fra loro. <<Ne abbiamo già parlato...il processo è stato chiuso ormai sei mesi fa>>un uomo dalla vocalità robusta, parla. <<Senti papà io non mi arrendo>>.

La sua voce è capace di farmi arrivare brividi caldi sulla schiena. <<Beh dovrai farlo...non posso chiedere un ulteriore processo, dopo l'ultima volta. Quelli sono furbi. Hanno ormai le carte in tavola e io non ho intenzione di perdere un altra causa>>. Mi sporgo, per sentire meglio quello che dicono.

Parlano di una causa, un processo, delle persone che hanno le carte in tavola
Poi mi tornano in mente due frasi di Thomas, che mi ha detto la sera del galá.
"Alcuni clienti lo sono di più"
"Mio padre non ha mai perso una causa. Tranne una".

Vorrei tanto sapere di cosa di tratta, o perché Thomas sembra così tanto interessato alla vicenda.
<<Stavano mentendo, cazzo. Lo sai meglio di me>>.

Una voce femminile, delicata e sottile, risveglia l'ambiente. Per un attimo credo sia la madre di Thomas ma poi, una donna graziosa con un grembiule sbuca dalla cucina laterale. <<Ho finito il turno, signor Turner. Vado via>>. Con un segno, la donna sparisce fra la portafinestra ed io resto un attimo interdetta; forse anche i genitori di Thomas sono separati e lui vive con il padre.

Però c'è qualcosa che non mi quadra...
La sera del galá, gli avevo chiesto se il padre lo avesse difeso in caso di accuse sulla droga e lui non ha risposto e dai toni che utilizza adesso non mi sembra avere un ottimo rapporto con il padre. Allora per quale motivo, ha scelto lui al posto della madre?

La mia curiosità sale di secondo in secondo e per un attimo penso al fatto che forse avrei dovuto fare la criminologa e non la cantante. Dopotutto, con un diploma in un liceo umanistico...

Nella sala adesso aleggia un silenzio devastante e io non so come uscirne da questa situazione. O meglio, purtroppo c'è un unica soluzione. Sospiro e poi, faccio un passo in avanti, mostrandomi. Ma le attenzioni dei due sono colte improvvisa dal piano cottura in acciaio, per questo motivo, sibilo un colpo di tosse, ed entrambi si voltano a guardarmi.

Il signor Turner, è molto diverso da suo figlio. Gli occhi sono scuri, a differenza degli smeraldo verdi di Thomas, i lineamenti più calcati e docili e i colori più chiari. È indubbiamente un bell'uomo ma non assomiglia per niente a suo figlio. Quest'ultimo, d'altra parte mi sta fissando con un cipiglio fra l'incazzato ed il preoccupato.

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