•15 - Buon compleanno, papà. Forse.

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Jo mi raggiunge sui gradoni del campo da football della scuola, con un libro in mano.
«Ehi, fai gli auguri a tuo padre da parte mia.»
Lo guardo, annuendo. «Ne sarà molto felice.»
Tiene i suoi occhi su di me, poi fa un tiro dall'iqos e lo soffia in aria.
«Che ti è successo, angioletto?» Mi chiede, con un mezzo sorriso.

Mi giro verso di lui, poi sospiro contento.
«Mi piace» dico, facendo spallucce. Aggrotta le sopracciglia, confuso. «Jo...lui mi piace.»
Si lecca le labbra e alla fine, sgrana i suoi occhi verdi con sorpresa. «Stiamo parlando dello stesso ragazzo, vero?»
Rivolgo uno sguardo al campo e annuisco.
«Credo proprio di sì.»

«Cosa ti ha fatto cambiare idea?»
Onestamente, non saprei cosa rispondere alla sua domanda visto che non ho la minima idea di come sia potuto accadere.
«Non lo so, Jo. Forse è perché riesce a farmi sentire così...libero, sbagliato e bene.»
Appoggia una mano sulla mia spalla. «E lui? Cosa prova per te?»

«Non ne ho idea, ma penso di non essergli del tutto indifferente.»
Sorride, stringendosi nella giacca. «Sono veramente felice che tu mi abbia ascoltato, Ash. È molto importante che lui ti faccia sentire bene.»

[...]

Ogni anno, il compleanno di mio padre sembra quasi un evento di importanza mondiale. Con questo non voglio assolutamente dire che non è importante, ma penso che si possa compiere gli anni anche con molto meno.

Resto seduto sul letto, in attesa che mia madre mi venga a chiamare per andare al ristorante dove si terrà la festa insieme ai colleghi di mio padre.

La verità è che non voglio passare un'intera serata, sapendo che verrò giudicato per le mie scelte.

Però, l'unica che posso fare è indossare un sorriso finto e sperare che finisca in fretta.

«Ash, sei pronto?»
Rivolgo un'occhiata allo specchio e prendo un respiro profondo, per poi andare verso la porta. «Sì» rispondo a mia madre che mi sorride.

Una volta in auto, cerco il supporto dei miei fratelli. Arabella guarda fuori dal finestrino, già seccata dalla situazione e Andrew sta messaggiando con qualcuno.
Vorrei che Archie fosse qui, lui saprebbe sicuramente come rendere la situazione meno tesa.

Dopotutto, queste è l'unica cosa che facciamo come famiglia: fingere di essere uniti.
Per un secondo ripenso a quando sono andato a casa di Papi e in modo inconsapevole sorrido, ricordando il calore che emanava quel luogo e la gentilezza di Elena nei confronti dei suoi figli e anche nei miei.

Credo che da quando frequento Papi, mi senta più consapevole di star vivendo una farsa. Voglio dire, nessuno è perfetto ma agli occhi della gente i Collins devo esserlo. Non ci deve essere nemmeno una sbavatura o la reputazione sarà macchiata, è così da quando sono nato.

«Siamo arrivati» annuncia mio padre, dopo aver parcheggiato.
Quando entriamo nel ristorante, i suoi colleghi ci fanno subito segno.
Fantastico.

«Da questa parte, signori Collins.»
Guardo il cameriere che ci fa strada lungo il corridoio centrale per farci accomodare al tavolo.
«Louie! Sono contento che tu sia venuto» dice, mio padre, abbracciando il suo collega.
«È un piacere. I tuoi figli sono cresciuti molto dall'ultima volta che li ho visti.»

Ci sediamo a tavola, mentre cerco di fingere il mio migliore sorriso.
Faccio del mio meglio per leggere il menu e capire cosa mangiare, prima di passare sotto all'interrogatorio di queste persone.
E dopo aver ordinato, guardo Andy.

«Devo andare in bagno - dice -, Ash mi puoi accompagnare?»
Faccio per alzarmi ma la voce di mio padre mi ferma. «Credo che tu sia abbastanza grande per andare in bagno da solo, Andy.»
Sorrido a mio fratello, facendogli intendere che non importa e lui raggiunge il bagno.

DANGEROUS PERFECTION (Vol. 1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora