La Rossa

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Quando mi chiusi alle spalle la porta del motorhome desiderai con tutte le forze che le cose andassero come in un vecchio film dalla pellicola sbiadita. Lei che mi correva dietro, cingendomi la vita alle spalle ed in lacrime sussurrava "Torna da me, ti amo... ti amo..." ma niente... non accadde. Dafne era anche questo, una creatura incredibilmente testarda ed orgogliosa, uno spirito indipendente che, al contrario di quanto potessi essere io, riusciva a bastarsi anche da sola.

Mi sentivo una carogna. Avevo approfittato di lei? No, sapevo benissimo che mi desiderasse tanto quanto lo facevo io, ma continuava a rimbombarmi nel petto un senso di colpa che non avevo mai provato. Neanche con le donne che prima di lei mi avevano fatto compagnia una sola notte avevo avuto quella condotta, ma lo avevo fatto con quella che amavo... come faceva lei?

Scesi la scaletta esterna, percorrendola senza badare troppo a chi era nelle vicinanze, ma una volta di sotto Ramona mi si avvicinò con il cellulare tra le mani.

-Juan, domani, se per te non è un problema, tra prova uno e due, vorrei girare una challenge con te e Martin. Niente di difficile, un "indovina la canzone". –

-Ok. – risposi sintetico, troppo preso da quelli che erano i miei problemi personali.

Ramona era una ragazza poco meno che trentenne, di bell'aspetto, bassina, snella, dalla pelle di porcellana e lunghi capelli mossi rosso fuoco, che amava spostare continuamente da una parte all'altra del viso, parlando con la parte designata del collo sottile in bella mostra, quasi a invitare un vampiro ad addentarlo. Da quando Dafne era approdata nel mondo del motorsport le presenze femminili si erano moltiplicate notevolmente, anche nel nostro box. Mia moglie non aveva mai mostrato alcun tipo di astio nei confronti delle collaboratrici, eravamo incollati h24, quindi non ne aveva mai avuto modo, ma sapevo benissimo, almeno da quanto aveva urlato pochi istanti prima, che era gelosa tanto quanto lo ero io.

-Qualche problema Juan? – domandò, osservando il mio viso meditabondo.

-Sì, certo. Domani, "Indovina la canzone". Va bene. – risposi, cercando di scrollarmela di dosso. Volevo solo rinchiudermi nelle quattro pareti della mia camera d'albergo ed autocommiserarmi per come avevo appena ferito la donna che amavo.

-Andate in albergo sta sera? Altrimenti posso chiedere a Martin se vuole anticipare la cosa e filmare adesso. –

-Non dormo in autodromo, mi spiace. – mormorai. Avevo usato il singolare senza accorgermene.

Ramona sembrò comprendere qualcosa che non avevo detto.

-Beh, se è il mio stesso albergo, possiamo fare due chiacchiere lungo il tragitto. – insinuò, facendo volare la chioma con un colpo di dita da sinistra verso destra.

La osservai. Forse avevo frainteso... oppure no...

-Sono sposato. – dissi, fermandomi ad osservarla.

-E la cosa è un problema per te o per me? – bisbigliò guardandomi intensamente.

Mi sfuggì una risata sarcastica.

-Lo è per me. – risposi, affrettando il passo e lasciandola indietro.

Come avevo previsto, quella notte trascorse insonne e lunghissima. Nonostante dormissi nel loft da giorni, mia moglie era sempre stata ad un passo da me, adesso era distante, da sola e l'avevo lasciata all'autodromo dopo essermela portata a letto. Perché continuavo a pensare che facendolo mi fossi approfittato di lei? Era una sensazione odiosamente insistente, che persisteva nonostante continuassi a ripetermi che anche lei mi aveva desiderato tanto quanto la desiderassi io. E poi la Rossa, Ramona, che si era materializzata dal nulla con quella strana insinuazione... che stava accadendo a quella vita di coppia idilliaca che avevo costruito con la donna che più avessi mai amato in vita mia, quella che amavo ancora...

La mattina seguente, quando varcai il box e incrociai lo sguardo di Dafne, seduta a parlottare con i suoi colleghi dalla parte opposta alla mia postazione, mi sentì come un quindicenne faccia a faccia con la ragazzina che ha baciato la sera prima dopo averla riportata a casa, incapace di parlare per primo ed affrontarla.

Dafne mi osservò un momento, pietrificandomi con lo sguardo, per poi tornare su ciò che la stava impegnando.

La prima sessione di prove si svolse confusamente. Il tecnico di Martin era certamente capace tanto quanto mia moglie, ma non ci capivamo bene come con lei. Al contrario di fronte a me il mio compagno di squadra sembrava entusiasta del lavoro di Dafne, tanto che a fine turno, per la prima volta da quando era stato ingaggiato nel nostro team, aveva ottenuto un tempo migliore del mio.

L'avevo beccata osservarmi salire e scendere dalla moto, osservarmi fugacemente, per poi voltarsi dal lato opposto, guardarmi di sottecchi mentre ero seduto al mio angolino, come a verificare come io mi trovassi con un altro ingegnere, ma nonostante le difficoltà, mi mostrai tranquillo e scherzoso, come se quel cambiamento non avesse che potuto giovare alla mia carriera, mentre in realtà dentro urlavo.

A fine turno affrontai la sfida "Indovina la canzone" con un Martin vivace come non lo avevo mai visto prima. Aveva ottenuto il terzo tempo, io il settimo, doveva essere orgoglioso di se stesso come non mai. Fortuna volle che mi battesse anche in quella stramaledetta challenge.

Anche il pranzo non fu esaltante, non per le pietanze, ero abituato a mangiare miseramente nei weekend di gara, per il fatto che mia moglie avesse deciso di consumarlo insieme agli altri tecnici e non in mia compagnia, al diavolo le apparenze e quello che avrebbero potuto pensare le persone, non glie ne importava nulla e fondamentalmente ero cosciente di meritarmelo. Avevo cercato di corromperla e probabilmente si era sentita usata, ma non era certo quello che avrei voluto. Io volevo solo che tornasse da me... forse determinate dinamiche funzionano solo se è la donna ad utilizzare un certo tipo di tattica... e più me lo ripetevo più continuavo a sentirmi una carogna.

Mentre proseguivo ad interrogarmi su questo, Ramona prese posto di fronte a me.

-Ciao. – disse semplicemente.

Miguel era seduto alla mia destra, con i suoi soliti occhiali fumé leggermente abbassati sul naso. Osservò la Rossa con uno sguardo diffidente, fece scorrere lo sguardo su Dafne, che si era accorta della compagnia appena giunta al mio tavolo e infine osservò me senza una parola, ma con una faccia che era tutta un discorso.

-Vado a fare un paio di telefonate, tu non perdere la concentrazione, chiaro? – mormorò stringendomi e quasi stritolandomi la spalla destra come avvertimento.

-Dormito bene? – esordì nuovamente Ramona, prendendo a servirsi dalla sua portata.

-Sì... - risposi evasivo, osservandola.

-Non sanno preparare la carbonara! – esclamò, continuando comunque a mangiare.

Sorrisi divertito.

-Lo dice anche Dafne, ma lei è romana, immagino che sia più severa a riguardo. –

-Io sono spagnola, ma apprezzo la cucina italiana. Direi che anche la mia opinione sia imparziale ed esperta. –

-Già... ma avete ragione entrambe. Non esiste carbonara migliore di quella di Fernando, il padre di Dafne. –

-Sarebbe carino se – pronunciò in un bisbiglio, riproponendo lo spostamento usuale della capigliatura fulva – non parlassi continuamente di tua moglie. Oppure se andassi a sedere in sua compagnia, se ne senti l'esigenza. –

-Mmm... - risposi alzandomi – buon pranzo. – conclusi, lasciando l'hospitality.

Cosa diavolo si era messa in testa quella ragazzina? E poi, possibile che le dinamiche tra me e Dafne fossero tanto evidenti da permettere che lei incalzasse in quel modo sotto gli occhi di quella che era ancora mia moglie? Non era stata una buona mossa sollevarla dal suo impiego, forse avevo commesso un errore piu grave di quello del motorhome. 

The Race to Love 2 La gara continua...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora