Partenza

25 6 6
                                    


Chi è l'ultima persona a cui hai detto addio?

Non puoi sapere quando è l'ultima volta che vedi qualcuno.
Può capitare che un giorno ti svegli e lui non ci sia più. Dissolto nel nulla. Puff.

Hai sfruttato bene il tempo insieme?
La risposta è sempre uguale: avresti potuto fare di più, in qualsiasi caso. La consolazione è che non hai fatto di meno.
Quello che resta è una coperta arrotolata su un tavolo da camping e troppe parole non dette.

Sono a far colazione con la mia famiglia, e l'unica cosa che vorrei è restare da sola. Ho la sensazione che tutti sentano i miei pensieri per quanto sono forti e non voglio che capiscano il mio malessere. Ho deciso. Oggi, quando tutti andranno in spiaggia, io andrò in piscina.
Come ho fatto ieri per incontrare quei ragazzi. Oggi però da sola.

Il braccio di Vincenzo mi attraversa la visuale per prendere la marmellata di pesche, la mia fetta biscottata sta affogando nel latte d'avena. Mi sento come lei.
Il campeggio dove andiamo ogni estate da 3 anni si sta svegliando con noi.
Tutte le casette si aprono al nuovo giorno. Tranne la 5356, quella davanti a noi. Stanotte l'hanno svuotata. C'è solo una coperta arrotolata sul tavolo, lasciata per le donne delle pulizie che arriveranno alle 10.

La prima a parlarne è mia sorella:
《Sono andati via i ragazzi qui davanti》.
Alzo lo sguardo. Cerco di fingermi sorpresa, ma il dispiacere è un fiume che mi attraversa e non riesco a fare un sorriso. Faccio un'espressione triste, la più felice che riesco, perché se rivelassi quello che sento avrei un'espressione spaventosamente cupa. Osservo gli sguardi di mia mamma e il ragazzo di mia sorella, per capire se mi hanno scoperto. Loro stanno guardando nella direzione dell'interlocutore, quindi posso dedurre che nessuno abbia sospettato nulla. Sono salva.
《Chi? I bad boys?》, ironizza Vincenzo.
《Sì, i ragazzi della casetta qui davanti》, continua Lara.
《Quattro ragazzi così calmi ed educati non li avevo mai visti》, interviene mia mamma.
《Davvero adorabili》.
La conversazione sta per virare su un altro argomento, ma non voglio che smettano di parlare di loro. Mi mancano. Mi manca. L'unico modo per ricordarlo è parlarne.
《Chissà quando se ne sono andati》, fingo indifferenza, mentre il cuore sprofonda in un abisso.
《Alle 7》, anche la mia seconda fetta biscottata affonda nel latte.
《Eri sveglia?》mi rivolgo a Lara.
《Si, li ho sentiti sgommare con la macchina e andarsene》.
《Andiamo a fare la spesa stamattina?》
La conversazione è fuori dal mio controllo, e vira in autonomia lontano dal soggetto dei miei pensieri. Non posso fare altro che restare inerme e aspettare che il dolore passi. In solitudine.
《Tutti insieme》. Ecco, appunto. 《Che ci servono tante braccia forti》, conclude Vincenzo.
Il mio malessere deve aspettare fino a quando sarò da sola e potrò sfogare tutto e magari anche piangere.
Fino ad allora acqua in bocca, occhi gonfi, nodo in gola, ma non posso permettermi di far scoprire i miei sentimenti. Non capirebbero, sembrerei pazza. Non hanno vissuto quello che è accaduto. Nessuno lo ha vissuto, eccetto io e lui.



 Nessuno lo ha vissuto, eccetto io e lui

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Grazie per essere arrivato fino a qui. Mi piacerebbe leggere quello che pensi, non aver timore a lasciare un commento. È una storia tratta da eventi reali. Seguimi che ti racconto come continua...

Non dimenticare la stellina!
Flyme

Vicini di bungalowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora