02.

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Il giorno seguente Jonghyun si svegliò sul tardi.
Taemin era lì che lo fissava, accarezzandoli i capelli, quando il più grande aprì gli occhi.

"Buongiorno..." sussurrò Jonghyun.
"Ben svegliato, hyung..." rispose il più piccolo.
I due scesero a far colazione.
"Buongiorno, eomma!!" disse il biondo, euforico, come sempre.
"Se non ti svegliavi diventava pomeriggio!" rispose la donna, facendo una piccola risata.

La loro mamma era una donna davvero molto gentile e affabile. Aveva circa una 60 di anni, che non dimostrava. Era leggermente più bassa di Jonghyun. Aveva i capelli biondi, scoloriti per via dell'età, e gli occhi color cioccolato.

"Stavo cercando di recuperare energie..." ridacchiò Jonghyun.
Il discorso finì lì.

"Taemin... a che ora vai a lavorare oggi?" chiese di colpo Jonghyun, serio.
"Dalle 13:40 alle 20:50... Perché?" rispose Taemin. Iniziò a squadrare il suo hyung da testa a piedi. Lo guardava dritto negli occhi, per capire il perché di quella domanda.
"Puoi andare un'oretta dopo?" chiese il biondo.
"Perché?" chiese ancora il più piccolo.
Jonghyun gli mimò con le labbra "Devi accompagnarmi dai miei genitori" e Taemin diventò di pietra, di colpo.
Lo hyung se ne accorse.
"Se non ti va non importa... sarà un'altra volta..." sussurrò.
Il piccolo allungò il braccio e gli prese la mano.
"Vengo con te..." annunciò sorridendo.

I loro sguardi si incastrarono l'uno nell'altro per un tempo a loro indeterminato.
Occhi neri mischiati in occhi color cioccolato.
Occhi scuri mischiati in occhi brillanti.

"Mangiate, dai... o la colazione di fredda..." disse la mamma.
"Grazie, eomma... ma io non ne voglio più..." disse Jonghyun lasciando la mano di Taemin e alzandosi.
"Ma come? Non dovevi recuperare energie?" chiese scherzosamente la donna.
"Le ho recuperate tutte dormendo!~" disse il biondo, ridacchiando e uscendo di casa.
Era una giornata fredda. Il cielo minacciava di scoppiare da un momento all'altro.
Proprio come quando Jonghyun venne cacciato di casa.
Pioveva quel giorno.
Come piovevano il suo cuore, i suoi occhi.
Come piovevano gli occhi di sua madre, e quelli di suo padre.

Una volta in palestra accese la stereo e incominciò a ballare.
Il volume alto della musica copriva il rumore assordante dei suoi pensieri e spezzava quell'insopportabile silenzio.
Il silenzio si crea quando qualcosa è vuoto, pensava, e lui non voleva essere vuoto.

I ragazzini iniziarono ad arrivare.
Lo vedevano ballare.
Trasmetteva sofferenza, dolore, rabbia.

"Yaah, Jonghyun! Se balli con tutta questa rabbia ci spaventi!~" urlò una voce, allegra.
Jonghyun spense la musica.
"Kibum!" sorrise e corse ad abbraccirlo.

Kim Kibum è un ragazzo stravagante e sempre allegro. Ha 24 anni. I capelli neri, tinti troppe volte, e gli occhi neri, affilati come quelli di una volpe. È alto 1.78 e ha un fisico magro e poco muscoloso. Le gambe lunghe e il petto anch'esso abbastanza lungo.

Le ore di lezione passarono velocemente.
Ore: 13:20.

"Io vado.... ciao, ragazzi! Ciao, Bummie!" salutò Jonghyun, correndo a casa.
Arrivato non pranzò.
Corse a farsi una doccia veloce, come se l'acqua potesse scacciare i cattivi pensieri.
Il sapone che scivolava lento sul proprio corpo doveva essere come una gomma. Doveva cancellare tutto.

Uscì dalla doccia dopo circa 20 minuti.
Ore: 13:40.
Si vestì di fretta.
Dei jeans, una felpa e delle scarpe da ginnastica.
Taemin entrò di colpo nella stanza e lo guardò.
"Hyung... non so cosa mettermi..." si lamentò il più piccolo.
Al biondo scappò una risata.
Aprì l'armadio di Taemin e prese una felpa, che aveva portato a casa dopo che aveva fatto gli extra a lavoro, e dei jeans chiari.
"Metti questi..." disse sorridente.
"Hyung... mi spieghi perché hai scelto di portare me?" chiese il nero.
Jonghyun diventò serio.
"Gli dirò che se non fosse stato per te, io ora non so in che condizioni potevo trovarmi. Se sarei ancora vivo o no.
Devo la mia vita a te, Minnie" disse tranquillamente.
Taemin ebbe una stretta al cuore. Le lacrime che gli premevano forte a gli occhi.
"Hyung..." sussurrò.
Jonghyun lo guardò.
"Minnie... non dovresti essere tu a piangere..." sussurrò sorridendo.
Il più piccolo si gettò tra le sue braccia.
"Non dovevi dirlo! No, no e no! Tu ora anche se non l'avessi fatto dovevi essere vivo!" urlò Taemin dando leggeri pugni alla schiena del più grande, entrando in una piena crisi di pianto.

Jonghyun subiva in silenzio, accarezzandolo.
Chiuse gli occhi, continuando a sussurrare frasi del tipo "Sta tranquillo... ci sono qui io...".

Taemin era un ragazzo fragile. Che aveva bisogno di molto affetto.
Aveva reagito così perché sapeva di non poter sopportare un'altra perdita. Dopo la morte di suo padre, quel ragazzino, ha avuto solo Jonghyun. Non poteva contare sulla propria madre, perché anche lei stava male e non poteva aiutarlo.
Ma Jonghyun. Lui c'è sempre stato.
Nelle notti in cui non riusciva a dormire, e allora andava nel suo letto per essere abbracciato. E in quelle braccia dormiva facendo i sogni più belli di tutta la sua vita.
Nelle giornate in cui dovevano andare al cimitero. Jonghyun andava sempre con lui, anche se era un perfetto estraneo della famiglia.

Lentamente la crisi passò.
Il più grande sciolse l'abbracciò e lo guardò, asciugandoli quelle piccole gocce che di tanto in tanto cadevano dal suo viso.
"Non è successo niente... tranquillo..." sussurrava Jonghyun.

Ore: 14:10.
I due ragazzi uscirono di casa. Pioveva.
La casa dei genitori del più grande era poco lontana e con passo lento camminavano, abbracciati, sotto l'ombrellone.

Ore: 14:30.
Jonghyun e Taemin erano davanti la porta d'entrata.
"Forza, hyung..." sussurrò il più piccolo.
Il biondo sorrise e suonò il campanello.

Gli aprì una ragazza bionda.
"Ehm... voi siete?" chiese.
"Cerco i signori Kim" disse Jonghyun deciso.
"Mi dispiace ma... i signori Kim sono morti entrambi..." disse la ragazza.
Taemin a quel punto guardò il suo hyung.
"Come?" chiese.
"Si... sono morti un paio di anni fa..."
"Di vecchiaia?" chiese il più piccolo.
La ragazza annuì.
"Ah... scusi il disturbo..." rispose Jonghyun, andandosene.

Ore: 14:50.
Il più grande stava accompagnando Taemin a lavoro.
"Hyung... ma tu non piangi mai?" chiese Taemin.

No, il ragazzino non l'aveva mai visto piangere.

"Si... io piango molte volte, Taemin..."
"Ma io non ti ho mai visto..." sembrava un bambino. Era adorabile.

I due arrivarono al negozio.

"Semplicemente con te sto bene... e non ho bisogno di piangere~"

Fear of love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora