Capitolo 6

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Manca ancora qualche ora alla partenza, sono dell'idea che queste ore non passeranno mai, ma guardando il lato positivo abbiamo trovato due posti a sedere vicino quello che "dovrebbe" essere il nostro gate. Ci sediamo e posiziono la mia valigia sul lato più spazioso vicino a me. Mi guardo un po' in giro e noto che Edoardo ha messo le cuffie, non capisco come una persona possa essere così asociale e distaccata da un'altra, sembra proprio non gli importi di niente e di nessuno, ma io non ci credo, vedo nei suoi occhi , nonostante siano occhi chiarissimi una cupezza che si diraga chissà fin quanto, ma qualcosa ancora brilla nei suoi occhi malgrado ciò.

Mi sporgo leggermente senza neanche accorgermene per guardarlo che perdo l'equilibrio e gli sfioro una guancia, caz*o che figuraccia. Istintivamente lui si volta verso di me come se nessuno lo avesse mai sfiorato, neanche per sbaglio.

Edoardo: "Che hai da guardare bell'addormentata?A momenti mi caschi addosso."

"Scusa eh, non l'ho fatto mica di proposito, e comunque non dormivo mi stava cadendo... Ehm... Il telefono ecco, figurati se ti cado addosso di proposito!"

Edoardo:"Ci mancherebbe te l'avessi fatto di proposito."

Ma chi si crede di essere??? Sono senza parole, come si fa a essere così arroganti?!

Edoardo:" Vuoi un caffè? Io vado a prendermelo ora"

E questa gentilezza? Da dove viene adesso?

"Sì, vengo anche io"

Edoardo: "Te tieni i posti che i miracoli non accadono due volte."

"Hai ragione, metti lo zucchero a quattro tacche , non mi piace amaro." 

Edoardo: "Quattro? Non ti viene il diabete?"

"Fin' ora no", mi accingo a prendere il borsellino degli spiccioli ma lui è già scomparso quando alzo lo sguardo.

Due minuti dopo torna con entrambi i caffè.

"Quanto è venuto? Stavo per darti i soldi ,ma sei sparito."

Edoardo: "Non importa, ti sei punita già con i quattro cucchiaini di zucchero"

"Che modi strani che hai per essere gentile:"

Si volta verso di me e mi mostra il sorriso sgargiante più falso che avessi mai visto, subito dopo beve il suo caffè e stranamente mi guarda. Cerco di non farci caso e prendo un libro che ho preso di una scrittrice che in Italia sta spopolando sui social "Una cenerentola a Manhattan" di Felicia Kingsley. Con la coda dell'occhio lo guardo e per un attimo i nostri sguardi si incrociano.


Edoardo: "Di dove sei? Non hai un'accento romano."

"Ho abitato in diverse regioni, per diverse ragioni. Mettiamola così. Neanche tu hai l'accento romano però."

"Anche io non sono di Roma, sono campano, pensavo mi facessero partire da Napoli, ma non volevo aspettare un'altra data."

"Sembra tu stia quasi scappando, detta così."

"Detta così, non hai tutti i torti."

Vorrei soffermarmi e chiedere da cosa, ma uno così tacito è già tanto si sia sprecato a comporre due frasi di circostanza. Non capisco come faccia la gente come lui, io ho bisogno di parlare, di esprimermi, e anche se non lo facessi, la mia espressività direbbe tutto al posto mio. Non riesco proprio a tenermi niente dentro. Come si fa? A non far trasparire la benché minima emozione, a non lasciarsi travolgere da una risata, da un dettaglio particolare, da delle emozioni. Io proprio non lo capisco, sarà che ci metto troppo cuore, ma prima o poi lo perderò di questo passo.

Una voce proveniente dai megafoni ci avvisa che il gate sta per aprire, così di botto metà delle persone sedute si alzano per accaparrarsi i primi posti per entrare subito. Non capisco che senso ha questa cosa, tanto alla fine tutti sono costretti a entrare quando TUTTI hanno finito.

Edoardo:"Andiamo io ho il Priority Pass"

"Tanto per chiedere ma a che serve il Priority pass, se alla fine si entra tutti prima o poi?"

"Tanto per dire, ad esempio, posso portare due bagagli a mano con 6 euro in più, invece di 50."

"Touché, ora tutto ha più senso."

Si volta per fare il classico gesto da Khaby Lame verso di me, antipatico. 

Mentre lui entra quasi per primo, io aspetto il mio turno con tutta la pazienza del mondo che, francamente, non ho.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 28, 2023 ⏰

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