Parte 1 senza titolo

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Mi chiamo Hazel Grace Lancaster, ho sedici anni e vivo con entrambi i miei genitori. Avrei potuto essere una normalissima adolescente che si diverte con i suoi coetanei, se non fosse che nei miei polmoni alloggia una malattia inguaribile che mi porterà a morte certa. In questo momento sono circondata da moltissime persone, mi guardano tutti e la cosa mi fa sentire un pò in imbarazzo. Non riesco a capire dove mi trovo e non ricordo per quale motivo sono finita in questa situazione, ma sta cominciando a girarmi la testa e mi sento come se stessi per svenire. Improvvisamente, come per farmi un ultimo regalo, il mio cervello decide di mostrarmi i miei ultimi ricordi: la mia mano che lascia il carrello dell'ossigeno per raggiungere il collo di un ragazzo bellissimo e baciarlo. Augustus Waters mi alza per la vita, così da farmi stare sulle punte. Credo che il mio cervello abbia deciso di mostrarmi questo bacio perché è il mio ricordo più bello, mi ha fatto sentire senza fiato e in un mondo nuovo e affascinante. Le persone attorno a noi cominciano ad applaudire, e quasi nello stesso istante il ricordo cambia.

Sono appena tornata dal funerale dell'unico ragazzo che io abbia mai amato e con cui abbia fatto l'amore, e cammino lentamente verso la mia camera trascinandomi dietro il carrellino dell'ossigeno. Una volta che sarò dentro, saprò esattamente cosa fare. Ci ho pensato a lungo durante l'eloggio funebre, e sono giunta ad una conclusione. Finalmente oltrepasso la porta della mia camera, chiudo la porta e mi siedo sul letto. Al mio fianco c'è "Un'imperiale afflizione", proprio dove lo avevo rimasto l'ultima volta che l'avevo letto. Lo prendo in mano e penso a Van Houten, alla sua assistente... La mia testa pare surriscaldarsi e scaglio il libro a terra con tutta la forza che ho. Mia madre mi chiama dal corridoio, preoccupata dal rumore. Ma io ho già deciso, mi alzo dal letto e chiudo a chiave la porta gettandomi quasi su di essa.

<< Hazel, cosa stai facendo? >>

Non la rispondo, fisso il libro a terra e rifletto sulla breve vita della povera figlia di Van Houten. Mi sono convinta che era una bambina fortissima, ma che il Cancro ha deciso di uccidere. Così come ha fatto con Gus, il ragazzo che aveva soltanto paura dell'oblio. Forse Van Houten aveva ragione, non posso permettere che il Cancro apra un varco nel mio cervello. Ma non voglio nemmeno vivere senza Augustus Waters. Stringo le dita attorno ai tubicini dell'ossigeno e chiudo gli occhi. Mia madre sta cercando di buttare giù la porta, perciò devo fare in fretta. Tiro i tubicini via dalle narici e mi sento subito molto debole. Dopo pochissimi secondi comincio a tossire violentemente e mi si annebbia la mente. Perdo i sensi e cado sul pavimento sbattendo la testa proprio nell'istante in cui mia madre scardina la porta e si inginocchia accanto a me. La granata era appena esplosa, ma non per disperazione o per malattia... Era esplosa per amore.

Ecco perché ora sono circondata da tutti, mia madre mi ha messo un vestito meraviglioso e sono sdraiata in una bara di legno. Piangono tutti nella chiesa, sia vivi che morti. Posso vedere tutti i personaggi di "Un'imperiale afflizione" ora, e so per certo che loro non avevano capito il modo per battere quello stronzo del Cancro.

Colpa delle stelle: finale alternativoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora