9 - III; Il cuore

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Saki's pov

[...]

Io lo salvai da quel turbine di pensieri che lo stavano trascinando sempre più giù, riportandolo a galla con una simpatica domanda.
«Dici che ce l'hai un cuore, Geto?»

«Uh?»
Lui spostò gli occhi nei miei, del tutto colto alla sprovvista.

Allora portai una mano sul suo petto, proprio sopra alla posizione del cuore, e la lasciai lì per secondi interi.

Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.

Il suo petto era forte e caldo, si alzava e abbassava con dolcezza.

Ancora...
Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.

Geto era pietrificato sotto il mio tocco, mi fissava con impotenza e aveva iniziato a respirare così piano da avermi reso impercettibile l'avvertire il sollevamento del suo petto.

Così, sorridendogli teneramente, allargai l'ampiezza delle dita e feci salire la mano sul suo collo, facendola arrivare poi fino alla sua guancia.
«Tranquillo, Geto. Ce l'hai.»
E coccolai la sua pallida pelle col pollice, sporgendomi in avanti verso il suo viso.

Le sue labbra sembravano chiamarmi, il profumo delle nostre sigarette che ci eravamo persino dimenticati di fumare era suggestivo, così come l'odore tabaccato del suo alito che mi invitava a respirarlo.
Il suono del suo cuore mi batteva ancora sotto il palmo anche se ormai non lo toccavo più, rimasto come inciso nella mia pelle.

Allora mi avvicinai maggiormente a lui e, mentre lo avevo sentito tremare sotto di me, gli sfiorai le labbra con le mie, baciandole poi con cautela.
Sembravano fragili e fatte di porcellana.

Però Geto non sembrò ricambiare e indietreggiò appena col capo.
«Uhm... Che fai?»

In realtà ero abbastanza sicura che si stesse solo vergognando, che fosse a disagio e che l'avessi preso troppo alla sprovvista.

Io gli sorrisi sulle labbra.
«Tu che dici? Ti bacio...»
E schioccai ancora dolcemente le mie labbra sulle sue, amando le note amare del suo sapore.

«Lo so... Intendo... Non è il caso, forse...» La voce gli tremò appena.
Ah... "Non è il caso", dice...
Altroché vergogna, allora... Questo qui vuole sul serio trattarmi come una collega.

Così mi scollai dal suo viso quasi di scatto, lanciandogli uno sguardo giudicante.
«Non mi dire che vuoi rispettare per davvero le regole di Nanami...»

Geto gonfiò il suo petto come per farsi coraggio e poi spostò con gentilezza la mia mano via dalla sua guancia.
«No, io... Credo solo che, aldilà di quello che ci va di fare, non è questo il legame che dovrebbe esserci tra noi.»
Tsk. Ci ho preso.

La sua risposta mi scosse un po', amareggiando il lato di me che avrebbe voluto che lui si fosse invece lasciato andare al baciarmi.

«Mh. Okay.» Mi limitai a dire.

«Scusami, io... Sono venuto qui con l'obbiettivo di portare a buon fine il colpo e... Non voglio creare la possibilità che ci siano, uhm... Imprevisti, ecco.» Ce la mise tutta per giustificarsi, intimorito dall'idea di avermi fatto rimanere male.

La sua serietà e professionalità mi accesero una piccola scintilla di ammirazione ma, d'altro canto, Geto mi scadde: se teneva più a portare a termine il colpo che a lasciarsi andare a un semplice bacio, significava che lui era lì solo per il bottino e nulla di più.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora