- 7 - Serpeverde

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«Che abbia inizio il banchetto!» 

Molti tra i nuovi arrivati trattennero il fiato per la sorpresa. Il sontuoso luccichio brillante delle posate dorate fu sostituito dai vapori profumati di arrosti e zuppe colorate. Le quattro tavolate si erano appena imbandite a festa da sole, vassoi da portata e salsiere colme di creme di ogni genere erano comparsi dal nulla presentando leccornie da leccarsi i baffi.

Daniel, così circondato da un cremoso risotto alla zucca e patate farcite, notò solo in quell'istante lo stomaco che brontolava da sotto la divisa. Era incredibile come l'ansia gli avesse persino fatto dimenticare la fame.

Insicuro se potersi servire da solo ciò che voleva, aspettò che gli altri iniziassero a mangiare prima di mettersi nel piatto un po' di tutto quello che gli capitasse a tiro.

Al primo boccone, il cuore fece una capriola per il gusto sublime delle portate. Il cibo era talmente buono da risollevargli l'umore.

Gradualmente, la sala si riempì di un allegro chiacchiericcio mentre il tintinnio di calici e posate scandiva le conversazioni di chi si ritrovava dopo un'estate di lontananza.

Daniel mangiava in silenzio il suo pollo arrosto, stando ben attento a non sollevare troppo lo sguardo dal piatto.

Non che non amasse la compagnia di altre persone ma, nella sua posizione, avrebbe di gran lunga preferito il silenzio.

Invece, dovette stare a sentire le continue lamentele di Christian che spiattellava ai quattro venti di come suo padre non gli avesse concesso l'abituale vacanza fuori Europa per via dell'inizio dell'anno scolastico. Oppure Mila Horrot, la quale era impegnata in racconti esclusivi dei suoi viaggi in Egitto alla ricerca di antichi codici magici assieme alla madre.

«E tu, Daniel? Dove hai trascorso le vacanze?»

Aveva poi chiesto con aria di supponenza, dopo aver descritto la tomba incantata di un faraone che le aveva permesso di assistere alla nascita di una vera fenice.

A lui per poco non andò di traverso il boccone che stava cercando di deglutire. Non aspettandosi minimamente di essere interpellato, provò a non annaspare mentre lanciava uno sguardo allarmato attraverso la frangia di capelli corvini.

«Oh... Uhmm, quest'estate sono rimasto a Londra...»

Notò all'istante il brusco calo di interesse nello sguardo della ragazzina. Un sopracciglio si stava già alzando per giudicarlo. Allora, schiarendosi la voce, si affrettò ad aggiungere.

«Però abbiamo una tenuta nel Kent dove spesso trascorriamo le vacanze...»

Mila scosse un po' le spalle, un dito che scorreva sull'orlo del calice dorato.

«Suppongo ci sia di peggio.»

Daniel fece un altro grande sforzo per non lasciar cadere lì la conversazione.

«A volte facciamo visita alla famiglia di mio padre nell' Hertfordshire. Quando ero più piccolo passavo le estati lì.»

«Hertfordshire?» lei parve come rianimarsi a quel nome «Se non sbaglio, anche tu vivi in zona, Chris?»

Christian perse del tempo a pulirsi con il tovagliolo, come per far attendere la propria risposta. In realtà Daniel sospettava che avesse considerato un oltraggio il non essere stato incluso fin dall'inizio nel discorso.

«Le nostre famiglie sono in affari da secoli» spiegò senza nascondere il malevolo compiacimento «in aggiunta, i terreni delle proprietà sono confinanti. È così che ci siamo conosciuti: esplorando i giardini. Avresti dovuto vedere la faccia di Daniel quando le lumache cornute lo inseguirono fino allo stagno. Un vero piagnucolone!»

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