- 10 - Manufattologia Magica

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L'umore nero seguì Daniel come un'ombra fino all'aula di Storia della Magia, dove avrebbe trascorso la prima ora di quella mattinata dolceamara.

Il fatto che fosse un insegnamento esclusivamente teorico, il quale richiedeva una cospicua quantità di appunti ben stilati, fu un'ottima distrazione dal tumulto interiore che gli stava arroventando le budella.

Aveva ancora una voglia matta di prendere a calci nel sedere suo fratello ma dovette accantonare in fretta il pensiero per fare spazio alle innumerevoli prove e manufatti che dimostravano i primi spostamenti magici in Inghilterra dal continente.

Per molti quella lezione deteneva il primato di materia più noiosa mai insegnata a Hogwarts. A Daniel, se doveva essere completamente onesto, la storia non dispiaceva affatto. La trovava affascinante e la loro professoressa, Diligence Fairey, sembrava essere un pozzo di conoscenza.

L'unica pecca era la strana abitudine di incantare i libri in modo che strillassero la data degli avvenimenti non appena ne facesse menzione, cosa che spesso confondeva gli studenti, rimediando una serie di brutte cancellature negli appunti delle sue meticolose spiegazioni.

«Credevo che il nostro professore sarebbe stato un fantasma» aveva bisbigliato Daniel nell'orecchio di Chris, durante la primissima lezione avvenuta di mercoledì, in qualche modo deluso dal trovarsi davanti una persona in carne e ossa.

«Ah, quella carcassa volante l'hanno spostata ai corsi post-G.U.F.O.» aveva replicato l'altro senza mezzi termini, sbattendo sul banco un volume spesso quanto un vecchio elenco telefonico «Così se lo devono sorbire solo quei pochi svitati che vogliono sul serio starlo a sentire. Fidati, è molto meglio così. Pare sia una lagna indescrivibile, non capisco nemmeno perché non l'abbiamo licenziato quando è morto...»

«Gli spiriti dei maghi hanno l'inviolabile diritto di perdurare nel luogo del trapasso» la voce di Mila si era aggiunta ai loro sussurri portando con sé una buona dose di saccenza «l'Ufficio Spiriti del Ministero può fare veramente poco in questi casi. I non-morti godono di molti più diritti di quanto non si possa immaginare!»

Dopo una sessantina di estenuanti minuti e quattro facciate di appunti fitti fitti sulle prime migrazioni del mondo magico, Daniel scoprì a malincuore di dover fare i conti con un'altra pazza sessione di Incantesimi.

Al suo ingresso nell'aula, il professor Mycenobe stava già agitatando calorosamente le lunghe braccia per invitarli a prendere posto, le vaporose maniche della camicia di lino candido che si gonfiavano come le vele di una barca.

«Magia botanica: un florido e fiorente terriccio da cui fioriranno i nostri più comuni incantesimi!» iniziò a spiegare con una strana commozione che gli velava gli occhi.

Daniel si trovò a fissare la buccia violacea di un singolo mirtillo posto al centro del banco senza una chiara idea di cosa dovesse farci.

«Inspirate, canalizzate la vostra magia...» i suggerimenti dell'insegnante gli arrivavano alle orecchie come una roca cantilena.

L'unica cosa che riusciva a canalizzare al momento era il rancore per gli insulti ricevuti. Avendo vissuto sotto lo stesso tetto per anni si sarebbe aspettato un briciolo di comprensione in più da parte di Matthew.

«Ripetete le parole con la giusta intonazione vikunthana... yojanaaa~...»

«Vi-vikun jatha...» ripeté lui sovrappensiero prima che un improvviso schiocco da un banco vicino non lo riportasse alla realtà.

Ad uno studente era sfuggita di mano la bacchetta.

«Aspetta, dov'è finito il tuo mirtillo?» chiese poi notando la mancanza.

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