61 - Passato (I)

1K 96 30
                                    



Claire


Quella domanda mi era uscita così.

"Vuoi sapere un altro segreto?".

Christian si bloccò per un istante, prima di riprendere a sfogliare le pagine con una lentezza disarmante. Non sembrava voler rispondere. «Un altro segreto?» ripeté infine.

Feci cenno di sì con la testa. Non era il mio grande segreto, ma era una cosa che mi tormentava da una vita.

«Perché no?» ribatté.

Gli rubai il libro, tornando ad impossessarmi di quel ricordo dolceamaro. Lasciai scorrere le dita lungo la pagina, impressi i polpastrelli sulla carta e non potei evitare di chiedermi come si fosse sentita Alison leggendo quelle stesse parole. Spesso mi ero domandata se anche quella storia romantica aveva contribuito, insieme alle mie azioni, a ciò che le era successo.

Schiarii la gola, provando a concentrarmi. «Quando mi sono trasferita a New York mandavo un libro a tua sorella ogni due settimane» iniziai incerta. Non avrei voluto affrontare quel discorso, ma se c'era qualcuno che doveva sentire quelle parole era proprio Christian.

«Ricordo che Alison apriva sempre dei pacchi a colazione».

Annuii. «Erano i miei. Siamo andate avanti così per qualche mese: io le mandavo i libri, lei rispondeva con le sue recensioni. È stata l'unica persona che non sono riuscita a lasciar andare in quel periodo».

Christian accanto a me s'irrigidì. Sapevo a cosa stava pensando: che avevo lasciato andare lui, insieme a tutti gli altri. Solo che non era del tutto vero.

«Verso la fine del progetto dell'NHSMUN, però, i miei mi hanno tagliato i fondi» ripresi, cercando di arginare i ricordi di quel periodo. Quella decisione aveva portato a una serie di scelte che non avrei più dimenticato e che mi grattavano ancora sottopelle come demoni che non sarei mai stata in grado di combattere. «Non il modo migliore per far vivere una sedicenne in un altro Stato» cercai di sdrammatizzare.

«Già, direi di no» commentò Christian. Il suo tono era cauto, sapeva che ci stavamo muovendo verso qualcosa che non gli sarebbe piaciuto.

Chiusi il libro, porgendoglielo di nuovo. «Questo è stato l'ultimo che le ho mandato». Non riuscivo a guardarlo negli occhi perché neppure lui sarebbe più riuscito a guardarmi dopo la mia confessione. Inspirai cercando di trovare dentro di me il coraggio. «Tre settimane dopo Alison ha preso quelle pillole ed è finita in clinica. Erano passati solo pochi giorni da quando non aveva ricevuto il mio pacchetto, quindi, sai... non è stata colpa tua».

Aspettai il botto. Aspettai che il mondo scoppiasse insieme alla rabbia di Christian e che mi cancellasse da quella Terra. Perché le pillole che Alison aveva ingoiato erano le sue, vero, ma l'ultimo abbandono era stato il mio.

Attesi.

Attesi con il cuore che mi rimbombava nelle orecchie, con il respiro troppo veloce che mi vorticava in gola. E forse lo volevo. Forse volevo che mi urlasse contro per punirmi di tutti i casini che avevo combinato con le mie pessime decisioni. Me lo meritavo, lo sapevo, ma niente di tutto ciò accadde. Il mondo non subì scosse, la terra non fremette. Christian rimase semplicemente immobile accanto a me, assimilando le mie parole. Poi, due occhi scuri e intensi trovarono i miei. «Ti senti in colpa» concluse.

Quasi mi venne da ridere. «Perché, tu no?» replicai ironica.

Lo guardai, sperando di trovare un appiglio sul suo volto, ma la sua espressione era neutra. Sembrava solo che stesse cercando di capire.

Stelle avverseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora