Capitolo. 2 "Amèlie"

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Si svegliò di soprassalto, avvolta in una coperta impregnata di sudore, in una stanza che non aveva nulla a che fare con la sua e sdraiata su un materasso scomodo tanto quanto una piattaforma di cemento.

Si guardò attorno, notando degli enormi poster appesi al muro che ritraevano una squadra di calcio e un vecchio stadio, si stropicciò gli occhi ed emise un gemito a dir poco femminile.

La luce era poca, quasi inesistente, e la stanza, illuminata solo da una candela -oramai consumata-, era avvolta da un ammasso di ombre informi.

I ricordi della notte precedente erano sbiaditi, quasi bruciati dal lancinante martellio che le attanagliava la testa. I capelli le ricadevano umidi sul cuscino, mentre le ciocche biondastre giacevano sul guanciale, ormai intinto del suo odore.

Girò la testa, aumentando così il dolore alle tempie, e si guardò ancora una volta attorno. Non ricordava nulla, se non il confortevole calore di un abbraccio e una voce che si disperdeva nell'aria come sabbia spinta dal vento.

''Biondina''

Solo quello. Una voce rauca che l'aveva salvata, o forse ancora una volta imprigionata, da un destino che, ostinato, continuava a sfidarla ora dopo ora, senza lasciarle lo spazio necessario per riprendere fiato una corsa dopo l'altra.

Cercò di alzare il busto, per appoggiarlo sulla spalliera e far calmare il ciclone dentro la sua testa, quando due voci -sicuramente provenienti dalla stanza accanto- le fecero bloccare il respiro in gola. Schiuse le labbra rosee e tese le orecchie, pronta ad origliare ciò che le voci avevano da dirsi.

«Puoi cortesemente rispiegarmi che cosa ci fa una sconosciuta sul tuo letto? Ero convinta che le troiette te le scopassi in qualche Motel di periferia» proferì una voce femminile, facendo sussultare e arrossire dalla rabbia September.

Poteva essere considerata una sciagurata, anche un'irresponsabile, ma troietta era un tantino eccessivo per una che, si e no, nella vita aveva avuto due ragazzi.

«Mi dispiace far cadere i tuoi castelli di carta, Amie, ma come puoi ben vedere non mi sono scopato proprio nessuno»

«E da cosa posso vederlo? Non è che uno dopo aver scopato gira con un cartellone in testa con su scritto 'Ho scopato questa notte. Tranquilli, il mio pene è contentissimo.'» disse con una tranquillità disarmante, quasi fosse una cosa normale. September sogghignò.

«Amèlie» una terza voce si unì alla coppia, ringhiando.

«Che c'è?» domandò, svogliatamente. «Non capisco perchè voi uomini vi scandalizzate quando noi donne parliamo di sesso. E' una cosa normale, cavolo. Anche noi scopiamo.»

«La vuoi smettere?» sbottò di nuovo la terza voce, questa volta emettendo un suono disgustato. «Sei la mia sorellina, dannazione. Non puoi parlare di queste cose. Non in mia presenza, cazzo.»

«Sorellina? Mi sa che la tua sorellina abbia passato il periodo dell' 'ina' un decennio fa, Hunter» replicò la seconda voce, ricordandole alcuni momenti della notte precedente.

Che fosse stato lui a portarla in quella casa?

«Smettila. Smettetela entrambi. Siamo qui per altri motivi, Styles, non deviare il discorso e spiegami una volta per tutte perchè c'è una mocciosa in camera tua e perchè hai la faccia gonfia.»

«Punto uno. Io non vi ho invitato, non vi ho nemmeno chiesto di venire, quindi dovrei essere io a chiedervi perchè diavolo vi trovate a casa mia a quest'ora del mattino.» ringhiò, «Punto due. Ve l'ho già detto, ero vicino alla torre campanaria, stavo ritornando a casa e l'ho trovata svenuta a terra. Tutto qui.»

Hooligans || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora