13 - UN'INSOLITA QUIETE

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La mattina dopo Akira si svegliò frastornato, ma per la prima volta dopo tanto tempo aveva avuto un sonno senza incubi, senza sangue rosso a ricoprire tutto... senza spari a riempirgli le orecchie... senza quell'urlo muto e impotente incastrato in gola... nemmeno tutte le bellezze del mondo erano riuscite a fare tanto...

Richiuse nuovamente gli occhi per bearsi ancora di quella sconosciuta sensazione di pace, ma poi un particolare lo ridestò, non era nel proprio letto e il fatto di essere completamente nudo gli diceva che probabilmente aveva fatto sesso... ma con chi?
Nanami? No, l'odore che lo avvolgeva era molto più eccitante...
Piano piano gli avvenimenti della serata iniziarono a prendere forma nella mente di Akira, ancora un po' offuscati dall'alcol.
"Ti sei svegliato finalmente baka. Come va la testa?"
Il biondo si girò verso la porta e trovò Naoya appoggiato allo stipite che lo guardava con uno strano ghigno.
Akira sorrise ricordando cosa avevano fatto "Bene. E a te il culo?"
L'altro lo guardò male "Idiota!" poi entrò nella cabina armadio.
Dopo qualche secondo uscì nuovamente con alcuni vestiti in mano. "Questi sono miei, ti dovrebbero andare visto che abbiamo più o meno la stessa corporatura. I boxer sono nuovi, puoi anche tenerli."
Poi glieli tirò sul letto.
Akira si alzò e afferrò i vestiti, poi si girò ancora completamente nudo verso il moro "Vuoi restare lì a guardare?"
Naoya non si era reso conto di stare fissando il biondo, così per dissimulare l'imbarazzo disse "Muoviti" e uscì dalla stanza.

Dopo essersi vestito Akira andò in bagno a recuperare il cellulare dai propri pantaloni ancora bagnati sperando fosse ancora funzionante, nonostante quel bastardo e i suoi metodi drastici.
Il cellulare sembrava non aver subito danni ed era ancora carico. Ci trovò due messaggi.

Il primo era di Haru.
"Ho io la tua auto. Salutami il pompista con il coupé nero"
Akira non capiva come avesse fatto Haru a prendere la sua auto? Cercò le chiavi nei pantaloni, ed effettivamente non c'erano.
Si ricordò di aver lasciato la giacca con dentro le chiavi nel locale, sui divanetti dove aveva abbandonato anche Nanami.
Chissà cosa pensava ora la ragazza di lui: l'aveva baciata, illusa e poi abbandonata senza una parola.
Riguardo il messaggio, l'ultima parte... cosa voleva dire?
Ripensò alla telefonata di qualche giorno prima, Haru aveva capito che a fargli il pompino era stato un ragazzo? Se era così si spiegavano diverse cose.
Doveva assolutamente parlargli, non poteva permettere che il loro rapporto fatto solo di sesso diventasse di dominio pubblico e gli rovinasse la vita.
Aveva già sofferto abbastanza... anche a causa dei pregiudizi degli altri.

Lesse anche il secondo messaggio, era di Toru "Con chiunque tu sia scappato non dimenticarti la nostra giornata al mare!"
Cavolo se ne era proprio dimenticato. Guardò l'ora sul telefono, era già tardi, doveva scappare.

Andò in cucina dove lo stava aspettando Naoya.
Vide un caffè fumante sul bancone. Sorrise all'idea che il moro glielo avesse preparato.
Ne annusò il profumo poi chiese "Hai del latte?"
Naoya storse il naso "No, io non sono una checca che fa colazione con il cappuccino."
Akira mise il broncio "Io non sono una checca... amo solo le cose dolci. Infatti non capisco come faccio a sopportare uno acido e amaro come te..."
Poi mise talmente tanto zucchero nel caffè che il moro non riuscì a non fare una smorfia di disgusto.
"Hai qualcosa da mangiare? Uova e pancetta? Riso? Almeno dei biscotti?"
Naoya mise le mani sui fianchi "Ascolta principessina, accontentati!" Lui non faceva mai colazione a casa, beveva solo un caffè nero e poi si fermava a prendere qualcosa al bar vicino all'università e quella era la prima volta che aveva un ospite a cui dover preparare la colazione.

Akira gonfiò le guance "La prossima volta vieni da me, così vedrai una colazione come si deve"
Naoya sentì una strana eccitazione all'idea di passare nuovamente la notte insieme, anche se quella appena passata non aveva praticamente dormito.
Per lui non era stato facile, era da quando era molto piccolo che non divideva il letto con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era un ragazzo estremamente eccitante, completamente nudo, che non faceva che muoversi.
Era stato diverse volte sul punto di saltargli addosso e fotterlo senza neanche svegliarlo prima. Sarebbe stata solo colpa sua che non voleva starsene buono dalla sua parte.

UNA PIEGA IMPREVISTA (rivista e corretta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora