14 - V; Operazione "Sukuna" - nuova famiglia

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Saki's pov

[...]

Geto mi capì al volo e si pietrificò sotto di me, sbarrando gli occhi e fissandomi pieno di pentimento e timore.
«Merda.»

Come se una vibrante scossa di terremoto ci avesse riportato alla realtà, io e lui ci riprendemmo da quel traumatico momento di realizzazione e ci staccammo: io tornai sul mio sedile e iniziai a ripescare da terra i miei vestiti alla ricerca disperata delle mutandine, degli shorts e della felpa; invece a Geto bastò abbassarsi la maglia e sollevarsi i boxer e i pantaloni.

«Siamo nella merda, siamo nella merda... Siamo nella merda, Ishikawa...» Lui non faceva che ripetere quelle parole come un disco rotto, passandosi i palmi aperti su tutto il volto.
«Che cazzo facciamo?»

Io, non appena ebbi finito di allacciarmi gli shorts, abbassai velocemente il freno a mano e girai la chiave sotto al volante, accendendo il motore dell'auto al posto di Geto.
«Partiamo, ecco che facciamo.»

Ma lui mi contrastò, portando la sua grande mano sulla mia e risollevando il freno a mano.
«Sei impazzita? Ormai abbiamo perso la nostra occasione! Ed è tutta colpa nostra! I ragazzi rimarranno bloccati lì e solo perché noi due... Perché noi... Perché noi siamo stati superficiali! Nanami aveva ragione-...»
Lo interruppi premendogli il mio palmo sulle labbra e facendogli morire la voce in gola con un gemito di sorpresa.
Quel gesto, oltre che zittirlo, lo placò istintivamente.

«Calmati, Geto.» Lo rimproverai.
«Sì, è colpa nostra... Ma non abbiamo perso la nostra occasione. Possiamo ancora fare qualcosa.»
Feci scivolare il palmo giù dalle sue labbra e gliele accarezzai col pollice.
«Adesso inseguiamo quel furgone e ci riprendiamo i nostri compagni, mh?»
Gli infilai la punta dell'indice in bocca e lui me la strinse dolcemente fra i denti.
«Però ciò significherà perdere il basso profilo e aprire inevitabilmente uno scontro a fuoco...»
Inoltrai l'indice più a fondo e gli accarezzai la lingua, sapendo ormai con certezza come il contatto col mio corpo fosse in grado di rallentargli i battiti.
«Tu ti sentiresti pronto? Riusciresti a rimanere alla guida in un inseguimento di quel tipo?»
E gli sfilai il dito dalla bocca, passandolo di nuovo sulle sue dolci labbra.

«Non mi sono mai cacciato in nulla del genere...» Lo disse sottovoce.
Poi portò gli occhi nei miei e mi guardò cautamente.
«Ma hai detto che mi proteggerai, no?»

Io gli sorrisi e gli accarezzai la guancia.
«Certo che l'ho detto.»

Allora Geto gonfiò il petto con un grande respiro e si voltò verso lo sterzo, impugnandolo e abbassando finalmente il freno a mano con la mano destra.
«Allora sì. Se ci sarai tu, mi sentirò sempre pronto.»

Io sorrisi.
«Andiamo, Geto. Riprendiamoci Itadori e Fushiguro.»
E presi il mio revolver dal cruscotto, dove lo avevo appoggiato quando mi ero sfilata gli shorts.
«Ah... Hai meno di sei minuti per arrivare lì, ricordi?»

Lui si passò nervosamente la lingua tra le labbra e annuì.
«Ricordo.»

Così Geto partì in tutta velocità e sgommò sull'asfalto, dirigendosi lì dove il furgone delle Forze dell'Ordine era diretto.
Teneva costanti i cento chilometri orari, non potendo andare più veloce visto che eravamo pur sempre in città.

«Continua così, Geto.» Lo incoraggiai.
Poi mi preparai al momento in cui avremmo aperto il fuoco e abbassai dunque il finestrino, inginocchiandomi sul sedile con i talloni sotto al sedere e sporgendomi lì fuori pronta a estrarre il revolver nel momento del bisogno.

SOMETHING TO LOSE - cyberpunk; Suguru GetoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora