«Avanti tesoro, fai volare quell'aquilone!» dice il mio papà.
«Ci sto provando papi, sono troppo piccola!» protesto.
«Oh Samantha, corri sulla spiaggia.»
Faccio come mi dice ma finisco per cadere.
«Sam!» mio padre si avvicina correndo preoccupato.
«Sto bene papà, gli aquiloni non fanno per me.» dico e scoppiamo a ridere.
Il cellulare di mio padre squilla ed è mia madre.
«Sì tesoro, arriviamo subito.»
«Avanti piccola, tua madre ci aspetta a casa per cenare.»Annuisco e lui mi prende la mano.
«Papi mi prendi in braccio?» gli dico alzando la testa e facendo gli occhi dolci, a lui piacciono tanto e non può resistermi.
«Ah Sam cosa mi fai, piccola.» sospira e mi accoglie tra le sue braccia.
«Ti voglio bene papi.» gli stampo un bacio sulla guancia e lui sorride.
«Anche io te ne vogl..»
Mi sveglio durante la notte.
Il mio papà.
Sono nella mia stanza.
Un altro brutto sogno.
Un vuoto si fa spazio dentro di me e sto combattendo per non cacciare altre lacrime, devo essere forte, per lui. Mi giro verso il cuscino ed è tutto bagnato, ho pianto ancora. Mi butto di nuovo sul letto di schiena e caccio un lungo sospiro. Giro la testa sul cuscino verso l'orologio e sono solo le quattro del mattino. Ho voglia di uscire, ma non posso, ovviamente. Sarebbe da pazzi scappare di casa a quest'ora, mia madre si preoccuperebbe. Mi giro dall'altro lato del letto, tiro su le coperte per riaddormentarmi, ma poi mi rimetto a pensare a lui. Un altro episodio di me e mio padre insieme mi viene in mente e ancora le lacrime vogliono scendere. Il mio eroe, l'uomo della mia vita, è andato via, è il mio angelo ora.
"Voglio un fidanzato come te quando sarò grande." Gli dicevo sempre. Ed è ancora vero, spero riesca a trovare un ragazzo che sia come lui, il suo amore, la sua gentilezza, il suo essere divertente, voglio di nuovo lui, ecco cosa mi tormenta da ormai undici anni. Eh già, molto tempo. Ho abbandonato il college e ora lavoro con mia madre in un negozio di abbigliamento. Non è male, mi piace stare tra le persone e mi ha aiutata molto. Quando ero piccola ero molto timida.
"Tranne con mio padre." Penso.
Dicevo, ero molto chiusa e forse ora non mi dispiace essere così espansiva con gli altri, è una cosa positiva. Il mio carattere l'ho modificato, non l'ho cambiato del tutto. Infatti sono ancora sensibile come tanto tempo fa. Forse è per questo che ogni piccola cosa mi riporta a pensare a lui e a ferirmi dentro. Si chiamava Bryan, quanto mi manca.
Tra vari pensieri e lacrime scese senza accorgermene, è arrivata ora di alzarsi. Scendo in cucina e trovo mia madre preparare la colazione.«Buongiorno Samantha.» sorride.
«Buongiorno a te mamma.»
«Vado a sistemarti la camera, torno subito.»
Quando mia madre va in camera mia ho sempre paura mi rimproveri perché dopo tutti questi anni non sono abbastanza forte da superare questa mancanza e trova sempre le mie lacrime su quel cuscino che da troppo tempo sopporta tutti i miei sfoghi. Ormai è diventata un'abitudine per lei controllarmi, ma lo fa per me, vuole aiutarmi. Quando torna ha uno sguardo serio e ha in mano il cuscino. Di nuovo, cazzo.
«L'hai fatto ancora.»
«Mamma..»
«Sam, devi smetterla, non puoi continuare a piangerti addosso.»
«Hai ragione, ma non posso cambiare da un momento all'altro.»
«Samantha, sono passati quasi dodici anni cazzo.» ora posso dire che è veramente arrabbiata.
«Mamma ti prego.»
«Pensavo di essere un esempio per te, sono stata forte e lo sono ancora.» mi alzo e le vado vicino.
«Ma lo sei.»
«Non mi sembra, sono una pessima madre non è vero?» sta per piangere.
«Cosa dici, io ti ammiro tantissimo mamma, ma non tutti siamo uguali. Io sono fatta così, ci sto ancora male.»
«Va bene cara.. ma promettimi che sarai più forte, fallo per me, per te e.. per lui, ti prego.» annuisco e la abbraccio.
Nonostante si arrabbi, le voglio tanto bene. È fondamentale in questo periodo della mia vita e nessuno me la porterà via.
«Okay -si asciuga lacrime e accentua un sorriso- andiamo a prepararci che dobbiamo andare a lavorare.» annuisco e salgo in camera.
Dopo un pò qualcuno bussa alla porta.
«Avanti.»
«Hai dimenticato questo.»
Entra mia madre con il cuscino sorridendo e me lo lancia sul letto.
Sorrido e finisco di allacciarmi le scarpe. Per il lavoro metto soltanto un jeans e una felpa, una coda per i miei capelli castani e via. Poi sciacquo gli occhi marroni, ancora pieni di sonno e lacrime.
*
In macchina durante il cammino c'è un silenzio insopportabile e decido di avviare una conversazione con mia madre. Si chiama Margaret, una donna giovane e che prova tanto amore per sua figlia. Per questo voglio farle una sorpresa, per farle capire che non è una pessima madre come pensa di essere, ma è la mia ancora, la mia fonte di ispirazione e tutto ciò che mi rimane.«Mamma.»
«Mh?»
«Stavo pensando, a che ora finiamo di lavorare?»
«Oggi più tardi, infatti non torneremo per pranzo, ci arriva nuova merce e dobbiamo ordinare il negozio.»
«Capito.. e posso ritornare a casa prima? Voglio andare a prendere in biblioteca quel libro che mi piaceva tanto e vorrei anche cominciare a leggerlo. Sai, è bello grande.» mento con un grande sorriso sulla faccia.
«Oh, va bene.»
«Grazie.» la abbraccio soddisfatta.
*
«Vado in biblioteca, ci vediamo più tardi a casa.»
«Okay, fai attenzione.» annuisco e corro verso casa.
Non sono brava con le sorprese ma questa volta voglio davvero sorprenderla e ci riuscirò.
***
Questo è il primo capitolo della mia fanfiction, spero vi piaccia e potete, se volete, commentare dicendomi cosa ne pensate e se ne vale la pena continuare. Alla prossima!