Un anno dopo
<Milano! Come state?> chiese il mio ragazzo saltellando da una parte all'altra del piccolo palco che lo ospitava. Sotto di lui, una folla di ragazzi e ragazze urlanti acclamavano il suo nome Tedua Tedua Tedua, ininterrottamente.
<Questa canzone la conoscete tutti> disse, per poi iniziare a cantare, accompagnato dalla base di Chris Nolan, Vertigini. Seguì Sangue Misto, poi qualche vecchia gloria di Orange County, come Lezione o Pegaso. Dall'organizzazione del locale, arrivò una ragazza ad esortarlo a concludere in fretta la performance in maniera tale da lasciare spazio ad altri, soprattutto dj, che dovevano esibirsi. <Okay dalla regia mi dicono di muovermi. Come ultima canzone voglio cantare Il fabbricante di chiavi. Ha una storia molto divertente dietro, ma forse la racconterò in un altro momento> rise, per poi intonare le prime strofe della canzone accompagnato dalla base.
Ho le tue chiavi
come i proprietari
citofono rotto
l'ascensore anche
sto alle popolari
Mi riportò alla prima sera in cui ci conoscemmo, quando io, Laura e Matteo, anche se lui era abituato, ci facemmo tutti quei piani a piedi, entrando nel palazzo semplicemente dando una spallata al portone di ingresso. Matteo fece spallucce, io e Laura rimanemmo interdette, provenienti da contesti diversi. <Le popolari sono così> disse Matteo stizzito.
Orsi polari
sembrano i miei
quando resistono al vento del mare di Zena mentre un borghese ti tocca le palle
cercando dell'erba
e del merda tu non glielo dai
o è pubblica offesa
<Sai quante volte abbiamo subito perquisizioni a casaccio?> mi chiese una sera mentre finivo di ripassare gli ultimi argomenti di storia. <Sai quante ingiustizie> continuò. Scossi la testa, anche perché non avendo vissuto neanche lontanamente la sua realtà non avrei potuto commentare, mentre lui in silenzio scrisse.
Occhio se un pugile mena
Con chi faccio sparring o rime
Coltivo una duplice intesa
In terapia d'urgenza incendia un tera-byte
Di anni passati nella miseria, yeah
Sogno ad occhi aperti
È come il nuoto
Quando t'immergi e senti il vuoto
Sotto i tuoi piedi, sotto i tuoi piedi
Non mi credevi
(E invece adesso)
E invece adesso
Non ne fai a meno
Come mi vedi
Richiedi del sesso all'eccesso che non è veleno
All'ultima frase, si girò facendomi l'occhiolino. <Che deficiente> dissi tra le labbra, mentre osservavo come inclinava il microfono verso il pubblico che stava per intonare uno dei miei pezzi di cuore dell'ultimo anno e mezzo.
Ti ho lasciato il mio numero sopra il frigorifero
Ma tu hai digiunato e non l'hai letto
Se non hai cenato, è per quanto avrai sofferto
Ho le tue chiavi
Non mi richiami
Ed ho i regali ancora da darti
Ma quando torni?
Non mi ritrovi se farai tardi
Ma ho le tue chiavi
Non farò il doppione, ne sarò geloso
Poi se le perdo ti chiedo perdono
Sarà il momento di un portone nuovo
L'ultima frase era nata da una delle riflessioni notturne di Mario: mentre mi dilettavo a ripassare guardando dei video su youtube dal computer, sgraziatamente sdraiata sul letto e con il ventilatore puntato in faccia, Mario aveva messo in pausa il video che stavo ascoltando con grande partecipazione (nel frattempo avevo chiuso gli occhi, convinta che avrei memorizzato comunque e forse più in fretta). <Bea, se perdi le chiavi non puoi più entrare> sentenziò, mentre io cercavo di capire di cosa stesse parlando, ancora coinvolta mentalmente nelle date delle crociate. <Sì> dissi. <Quindi, devi cambiare la serratura> aggiunse. Ci pensò su: <Ma se per una persona non puoi cambiare la serratura> disse ancora. <Si chiude una porta, si apre un portone> borbottai spontaneamente, rimettendo in play il video sulle crociate. Mario mi diede un bacio entusiasta e continuò a scrivere, canticchiando felice di tanto in tanto.
Ho le tue chiavi, ehi
Sì, ma del cuore, yo
Mi hai detto: "Vieni, su"
"Sali veloce"
"Qui dove stai?"
"Qui come stai?"
Dormi sui divani
Inviti gli amici
Pulisci domani
Dirigi gli inviti come i motocicli i vigili urbani
I vicini ormai sono abituati
Mario mi aveva fatto leggere la strofa dopo il ritornello quando ormai la base era quasi fatta. Era un fine serata di luglio, di una giornata che era stata pesante perché l'avevo trascorsa in biblioteca a cercare materiali per la tesi, e appiccicosa per il gran caldo che aveva fatto. <Ma son tutte le cose che dicevi tu a me> dissi, sorpresa e divertita, per poi scoppiare a ridere leggendo dei vicini. <Quella dei vicini in realtà la dicevi tu a me> puntualizzò, attirandomi a sé in un abbraccio.
La strada vede da ambo due i lati
Un fra' ripete gli errori passati
Perché va a bere per pene e peccati
No, no, no, non mettermi
In posti in cui sanno manomettermi
Ancora una volta, i riferimenti a sé incastrati con i miei mi facevano sempre effetto e sempre andavo a chiedergli spiegazioni. <È il mio vissuto, è il vissuto delle persone che mi hanno circondato> rispose, alzando le spalle con un velo di malinconia.
Del vino vorrei versarti
Continuo finché siam storti
E non inciampiamo
Ti cado addosso
Dici: "Ti amo"
Per me è più un amo
Un pesce rosso
Appena preso
Io in imbarazzo
Guardo sorpreso
Non ci capiamo
Finché ci scende e ci ricchiappiamo
E ci ricattiamo
Yao
Quando mi fece leggere l'ultima parte, ero ormai prossima alla laurea, il nostro rapporto si era ormai consolidato e a volte rinvangavamo il passato dove ci eravamo conosciuti e avevamo iniziato ad amarci per prenderci in giro a vicenda bonariamente. <So che non te l'ho ancora detto> disse. <Ma mi immagino una situazione del genere, ne abbiamo avute mille> aggiunse ridendo. Lo baciai. <Ti amo anche io>.
E mentre saltellava un'ultima volta su quel ritornello, mentre il pubblico cantava, almeno per quella sera, per l'ultima volta quelle frasi che ci avevano uniti, toccai ancora una volta quel punto di non ritorno, non avendo paura di non trovare la strada per tornare indietro, ma contenta di avere un punto da cui partire per andare avanti. E quando le luci si spensero e Mario corse dietro le quinte, abbracciandomi e sorridendo felice, stampandomi un bacio dolce e deciso al tempo stesso, capii perché aveva scritto ho le tue chiavi, ehi, sì ma del cuore ancora prima che ci trovassimo definitivamente, capii perché avevamo commesso quegli errori e capii come procedere in avanti, insieme, con le rispettive chiavi in pugno.