Il mio caos

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Sono tornata a Monza, per stare un po' con la mia famiglia, sono arrivata ormai da una settimana.
Mia madre non ha perso tempo per farmi sentire uno schifo come persona, come figlia; ogni volta le sue parole sono come delle pugnalate al cuore; corro su per le scale e chiudo la porta, non riesco a respirare, sono in camera mia, sto avendo un attacco di panico sarà stato almeno il secondo che ho avuto oggi, corro in bagno prendo una lametta e mi infliggo tre tagli sulle braccia, il sangue incomincia a colare, le ferite incominciano a bruciare, provo una sensazione di sollievo che non saprei come spiegare, piano piano mi lascio cadere a terra, incomincio a vedere sfuocato a causa delle lacrime che mi ricoprono il viso, soffro di autolesionismo da ormai quattro anni, mi faccio forza e mi rialzo e torno in camera a prendere il telefono e chiamo  Isabelle; Io e lei ci conosciamo fin quando eravamo piccole, siamo sempre state come due sorelle anche se non condividiamo lo stesso sangue, nel frattempo che attendo che mi risponda, vedo sulla scrivania una tela bianca, la posiziono sul piedistallo, prendo pennelli e tempere, faccio partire la mia playlist Spotify dal tablet ed incomincio a far viaggiare i pennelli sulla tela, traccio diverse linee una diversa dall'altra, creo varie sfumature con i colori, partendo dal Viola passando per l'azzurro, poi dal giallo, un po' di rosso e per finire l' immancabile nero, devo dire che questo quadro rappresenta il caos che c'è nella mia testa, incomincio a pensare, se mai la tempesta presente nella mia mente si fermerà mai, a distrarmi da questi pensieri ci pensa il mio telefono che incomincia a squillare, rispondo ed era isabelle che mi chiedeva di uscire per bere qualcosa insieme al bar, ho provato in tutti i modi a farle capire che non avevo intenzione di uscire, ma fallisco miseramente quindi mi reco in bagno per farmi una doccia per togliermi via tutta la tempera che avevo addosso, una volta tornata in camera apro l'armadio per decidere cosa mettere, dopo ben 10 minuti passati a fissare i miei abiti appesi, ho optato per dei semplicissimi jeans bianchi e un top nero a maniche lunghe, come scarpe ho messo le mie amate converse nere, torno in bagno per dare una sistemata ai miei lunghi capelli ricci e decido di non asciugarli siccome fa caldo.
Dopo aver bevuto uno spritz al bar e fatto un giro per la città,
Ormai si sono fatte le 18:00 di sera quando Isabelle mi riportò a casa, non nego che mi facevano male le gambe ed ancora dovevo salire i cinque piani di scale per arrivare in casa "mi sono sempre chiesta perché non mettessero un ascensore ".
Una volta aperta la porta vengo accolta da un caloroso abbraccio da parte dei miei fratelli che prima non erano in casa, ed era da almeno un anno che non li vedevo; intravedo mio padre sdraiato sul divano lo saluto ma non mi degna manco di uno sguardo, quindi mi avvio verso il piano superiore un po' affranta; nel frattempo i miei fratelli mi hanno aggiornata su tutto quello che è successo nelle loro vite mentre io ero via: Alexander mio fratello maggiore è diventato un architetto di successo ed è riuscito ad espandere la sua azienda, ad aprire una sede a Monaco ed adesso abita lì, mentre Celeste mia sorella minore deve iniziare il secondo anno di università in architettura, nel frattempo lavora con Alec ed ha il suo posto nell'azienda nella sede in Italia, sono così fiera di loro, mi ritengo davvero fortunata da questo punto di vista ad averli come fratelli, ci passiamo tre anni di differenza l'uno con l'altra: Alexander: 28, Io: 25 e Celeste: 22.
Si sono fatte le 20:00 quando mamma urla che è pronta la cena, io, Alec e Celeste scendiamo, ci sediamo a tavola ognuno nei propri posti scelti da noi quando eravamo piccoli, per cena mamma ha preparato il risotto allo zafferano; mio padre ha passato l'intera cena a fissarmi le ferite che mi ricoprono le braccia, mi sono un po' irrigidita siccome non ero proprio a mio agio, Alec se ne rese conto e mi strinse il braccio in segno di vicinanza, fino a quando mio padre non si alzò bruscamente dalla sedia urlandomi addosso ti quanto fosse deluso e schifato da me, Alec prova a calmare la situazione fallendo, siccome mio padre mi lanciò il suo bicchiere che mi si frantumò addosso in mille pezzi, mi alzai da tavola e scoppiai in un mare di lacrime e mi chiusi in camera, provai ad alleviare il mio dolore dipingendo ma l'impulso di farmi male era troppo e non ho saputo resistere; mi ritrovo sul pavimento del mio bagno con gli occhi pesanti, quando sentì bussare alla mia porta, era Alec non volevo che mi vedesse in questo stato pietoso, non feci in tempo a rispondere, che lui aprì la porta e si sedette per terra affianco a me ed appoggiò la mia testa sulla sua spalla.
Lasciai scorrere tutte le lacrime che mi ricoprivano il viso, sentivo che anche lui stava piangendo e restammo così, fino a quando non gli venne in mente di portarmi a fare un giro in moto così da allontanare temporaneamente i pensieri; ci mettemmo il casco e salimmo in sella alla moto, partimmo, con il vento fra i capelli e le mie braccia strette al suo petto per non cadere, mi sentivo al sicuro, libera da quei pensieri, era come se per un istante i problemi sparissero e c'eravamo solo io e lui, con la moto che ci portava ovunque noi volessimo andare.
Abbiamo girato per tutta Monza, fino a quando non decidiamo di tornare verso casa, ma prima abbiamo fatto sosta all'autodromo per sgranchirci un po' le gambe, ad un certo punto  davanti a noi si ferma una Mercedes nera dal quale una volta abbassato il finestrino sbuca fuori la faccia di Lewis Hamilton che ci chiese informazioni su un Hotel, e siccome aveva il telefono scarico e ne io ne Alexander avevamo i telefoni perché avevamo deciso di lasciarli a casa, decidiamo di fargli strada fino all'albergo, una volta arrivati ci ringraziò e ci lasciò due pass per il paddock, non potevamo accettare, ma lui insistette, quindi li prendo e li metto in tasca, dopo averlo ringraziato ancora una volta per i pass, lo salutiamo e sfrecciamo  verso casa.

Esci dalla mia testa ||Charles Leclerc||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora