Aprile 2024
Sto a poltrire sul mio divano color carta da zucchero – i miei nipoti dicono che sia azzurro, ma io so che è carta da zucchero – con gli occhi chiusi. Finalmente un po' di meritato relax! Gli ultimi tre mesi – da quando siamo tornati da quel maledetto viaggio – sono stati devastanti! Ho dovuto recuperare tutto il lavoro arretrato e adesso la stanchezza si fa sentire prepotentemente.
Sento un trambusto provenire dalla camera di Martina e poi un carajo borbottato a mezza voce.
«Martina!» urlo riprendendola! Non voglio assolutamente che dica parolacce.
«Scusa zia! Mi si sono rovesciate tutte le barbie!» si lamenta.
«Raccoglile! E comunque questo non è un buon motivo per dire parolacce.»
«Si, scusa. Non le dico più.» so benissimo che mi sta dando il contentino per farmi stare zitta, ma voglio prendermi dieci minuti di pace, dopo interverrò come si deve.
Lo squillo del mio cellulare, però, mi rovina i piani. Con uno sbuffo rispondo senza neanche guardare chi sia.
«Pronto, parlo con Asia Gallo?» una voce italiana mi coglie impreparata.
«Si, chi parla?» mi metto seduta.
«Lei è la sorella di Valeria Gallo?»
«Si.» Che cavolo avrà combinato adesso...?
«Le devo dare una brutta notizia.»
«Cioè?» aggrotto la fronte. Si è fatta arrestare?!
«Questa mattina abbiamo rinvenuto un corpo in un parco della città. Abbiamo ragione di credere che sia di sua sorella.»
«Che cosa? Si sta sbagliando!»
«Abbiamo trovato la sua carta d'identità... mi dispiace.»
«Non è possibile.» sussurro e poi tutto quello che succede dopo non lo so più.
«Zia!» sento la mano dolce di Mattia che mi accarezza dolcemente una spalla. «Zia che succede?»
«Dobbiamo andare in Italia.» sussurro, incapace di dire altro.
«Perchè?» mi volto verso Lucrezia, che affianca il gemello. Hanno la preoccupazione negli occhi.
«È successo qualcosa alla mamma?» mi chiede Mattia ed io annuisco. «Che cosa è successo?»
«La mamma non c'è più.» mormoro dopo aver guardato che non ci fosse Martina. «Io... mi dispiace.» non so nemmeno cosa dire, so solo che mentre pronuncio quelle parole stento sempre di più a crederci. Non è possibile. Si sono sicuramente sbagliati. Devo andare in Italia per questo. Devo dimostrare che si sono sbagliati, Valeria sta bene.«Zia...» mormora Martina.
Apro gli occhi, e la guardo. «Dimmi piccola.»
«Ma noi quando arriviamo a Roma chi ci viene a prendere?» mi scruta con i suoi occhietti verdi e marroni, così uguali ai miei.
«Nessuno tesoro.» mormoro. Noi non abbiamo nessuno, né in Italia, né al mondo. Siamo solo noi quattro, e devo dire che la cosa mi spaventa un po'. Ma nonostante tutto cerco di sopprimere questa sensazione di solitudine che mi attanaglia le viscere da anni.
«Siamo soli? E come facciamo?» ha il visino stanco, provato da un dolore che non meritava di provare.
«Prendiamo il treno e andiamo a casa.»
«Ma devo venire anche io al funerale di tua sorella?»
«Ciucciola, non devi venire per forza. Però è l'ultima occasione che hai di salutare la tua mamma.» la signora che è di fianco a me, si irrigidisce.
«Lei non è la mia mamma! Non mi ha mai querido!»
«Si amore, la mamma ti ha voluto e ti ha amato. Era una persona fragile, allora abbiamo deciso insieme, io e lei, che sareste stati più tranquilli con me. Ma lei vi ha sempre amato, tutti e tre!»
«Allora perché è morta?»
«Non lo so Martina.» ammetto e per fortuna l'assistente di volo ci comunica di agganciare le cinture di sicurezza, stiamo per atterrare a Roma Fiumicino. «Siamo quasi arrivati amore.» le allaccio la cintura, allaccio la mia e poi mi assicuro che anche Lucrezia e Mattia, seduti dall'altra parte del corridoio, abbiano allacciato la cintura. «Tutto bene voi due?» annuiscono.
Dopo pochi minuti atterriamo, recuperiamo le nostre valigie e usciamo.
«Zia mi dispiace.» Lucrezia mi ferma e mi guarda colpevole.
«Che c'è?» la guardo stranita. Non capisco finché non alzo gli occhi e davanti a noi c'è l'ultima persona che mi sarei mai aspettata di vedere qua. «Lucrezia...» perché diamine l'ha fatto?!
«Ho la macchina fuori.» si avvicina a noi e non dice altro con le parole – solo ed esclusivamente questo – con gli occhi invece parla tantissimo.
«Grazie per essere venuto.» Lucrezia si fionda dalle sue braccia seguita da Mattia. Martina rimane per mano a me.
«Non dirlo neanche scricciolo.» abbraccia entrambi i gemelli senza mai distogliere gli occhi dai miei. Non è ciò che dovrei provare, non dopo come ci siamo lasciati, ma averlo qua mi fa piacere. Avere Ignazio qua rende tutto meno spaventoso, almeno un po'.
«Ma quindi non siamo più soli qua, zia?» mi chiede Martina che si stacca dalla mia mano per andare verso Ignazio.
«Non siete soli. Va bene piccola?» la prende in braccio e la bimba annuisce posandogli la testa sulla spalla. «Andiamo Asia?» annuisco e mi porto gli occhiali da sole sugli occhi.
«Zia, dammi a me la valigia.» Mattia mi toglie il trolley dalla mano. Abbiamo solo due valigie ma sinceramente non ricordo bene nemmeno quello che c'ho messo dentro.
«Non puoi portarne due.» la voce mi esce più rotta di quello che credevo.
«La nostra la porto io.» afferma Lucrezia.
«Okay.» acconsento. Non ho la forza di ribattere, non ora che so di non essere la sola adulta qua.
«Zia ma ora dove andiamo noi? Abbiamo una casa?» chiede Martina. È da quando siamo partiti che è spaventata e chiede dove andremo, se saremo da soli, cosa accadrà, ma la verità è che non so come risponderle.
«Ti piacciono i cani Marti?» le chiede Ignazio fermandosi.
«Si!» esclama con un sorriso enorme. «Però ho paura.»
«Hai paura?» le chiede e la bimba annuisce. «E non li vuoi conoscere i miei cani?» si ferma e aspetta che lo raggiunga. Mi passa una mano intorno alle spalle e riprende a camminare.
«Come sono i tuoi cani?»
«Sono due maschi, uno bianco ed uno nero. Quello bianco, Dante, è un po' più grande, invece quello più piccolo si chiama Arturo.» mi toglie la mano dalle spalle per prendere la chiave dell'auto nella tasca. Schiaccia un tasto sul telecomandino e apre una macchina scura. Posa Martina a terra e la fa salire in auto. Noto un seggiolino adatto alla sua età che mi fa fare un piccolo sorriso, sono i piccoli gesti quelli in grado di infilarsi nel tuo cuore e creare una crepa.
«Allacciati la cintura Mimì.» le dico e lei annuisce.
«Montate anche voi, alle valigie penso io.» i gemelli annuiscono e salgono in auto. Ignazio sistema le nostre cose e chiude il bagagliaio. «Come stai?»
«Non lo so. Io credo che si siano sbagliati. Non può essere vero.» non so come reagire. «La sensazione è quella che non stia capitando a me. Mi sento svuotata, come se io fossi solo una spettatrice.»
«Lo so Asia, conosco quello che provi. Ti senti mancare la terra sotto i piedi.» sospira. «Andrà tutto bene.»
«Possiamo andare? Non so dove, ma ho bisogno di andare.»
«Certo.» mi guarda e alza una mano, come se volesse toccarmi, ma non lo fa.
Saliamo in auto e lui esce dal parcheggio dell'aeroporto di Roma.
«Ho fame...» si lamenta Martina.
«Adesso vi porto al McDonald, vi va il panino con le patatine?»
«Si.» gli risponde la bimba.Ignazio si ferma al primo McDrive che trova, ordina cinque menù e riparte. I ragazzi ed Ignazio mangiano ma io non ci riesco. Chilometro dopo chilometro arriviamo di fronte ad un cancello enorme. Ignazio prende un telecomando e questo cancello enorme si apre, percorre un vialetto e ci ritroviamo davanti ad un'enorme casa bianca.
«Eccoci.» parcheggia in un garage e scende dall'auto. Apre lo sportello ai ragazzi e vedo Caterina qualche metro più avanti.
«Ragazzi, venite con me.» Cate si avvicina e li accompagna verso casa.
«No, io voglio stare con la zia.» Martina corre verso di me che sono appena scesa dalla macchina.
«Amore, vai in casa con Caterina, io prendo le valigie e arrivo, non preoccuparti.»
«No! Non voglio che vai via.»
«Non vado via amore. Arrivo subito.»
«Vieni con me, Ciuciu.» Mattia la prende in braccio, guarda un attimo me ed Ignazio e poi segue Caterina.
«Asia.»
«Dimmi.» evito di guardarlo.
«Sono preoccupato.»
«Perchè dovresti essere preoccupato?!» lo accuso. «Io sono la stronza, no?!» le labbra mi tremano dal nervosismo. «Che cazzo ci faccio io qui? Perché sei venuto a prenderci se mi odi così tanto? Eh?! Rispondimi!» inizio a colpirlo sul petto. «Tu mi accusi! Di tutto! Mandi a puttane quelle poche certezze che sono riuscita a costruirmi negli anni, e poi vieni a prendermi in aeroporto.» urlo con tutto il fiato che ho in gola senza smettere di colpirlo. Non so nemmeno il motivo, ma non riesco a smettere, e allo stesso tempo nemmeno a piangere.
«Poi? Poi cosa Asia? Hai altro da dirmi? Sei così incazzata, così ferita, che continuo ad essere la tua migliore opzione per sfogarti.» ride quasi. «Alla fine dei conti, io rimango sempre la persona da cui scappi, ma continuo anche ad essere quello da cui torni.»
«Io non torno da te!» urlo.
«Hai ragione! Tu non torni. Tu rimani direttamente! Vuoi allontanarti, ci provi con tutta te stessa, ma rimani intrappolata in quello che saremmo potuti essere, e non siamo stati.» mi sputa addosso parole che fanno male, forse perché sono estremamente vere. «Rimaniamo intrappolati nei sogni che avevamo, nella vita che immaginavamo insieme.»
«Rimaniamo?» mi viene da ridere. Adesso parla al plurale.
«Si, rimaniamo Asia.» mi scosta i capelli dal viso. «Ho finto che non mi importasse più niente di te finché ho potuto.» fa un piccolo sorriso e i suoi occhi si fanno lucidi. «Ma quando Lucrezia ha chiamato mia madre per dire quello che è successo, la sola idea che al vostro fianco, al tuo fianco, potesse esserci qualcuno che non fossi io mi ha fatto uscire di testa.» mi accarezza la guancia con le nocche delle dita. «Sette anni fa l'errore è stato mio. Eri così spaventata che hai pensato che l'unica soluzione fosse scappare lontano da tutto e da tutti. Te l'avrei dovuto impedire. È il più grande rimpianto della mia vita.»
«Sai cos'è che mi fa incazzare?» sento le lacrime che mi bruciano gli occhi, senza riuscire a scendere.
«Cosa?» sussurra.
«Che appena mi hanno detto di Valeria, mi sono sentita sola. Non avevo nessuno da chiamare, nessuno che mi dicesse che sarebbe andato tutto bene, anche se era solo una cazzata. Ma la prima persona che ho sentito di volere accanto sei stato tu. Nonostante tutto, io volevo te.»
«E io sono qua.»
«Io adesso non ho niente da offrirti.»
«Ed io niente da chiederti. Dobbiamo perdonarci, prima di tutto, per riuscire a ricostruire qualcosa insieme se mai riusciremo a farlo. Voglio esserti amico, e voglio starti accanto.»
«Non so cosa fare.» ammetto.
«Ci sono io qua.» sussurra.
«Non è lei, vero?» lo supplico. Lo prego. Come se lui potesse avere la risposta.
«Non lo so Asia. Ho provato a sapere qualcosa di più ma non sono un familiare.» improvvisamente mi stringe a se. È bellissimo stare ancora tra le sue braccia.
«Ho paura.» confesso ispirando il suo profumo. Mi è mancato come l'aria.
«Sono qua.» sussurra e continua a stringermi a se.________________________________________________________________________________
Eccomi! Come promesso sono tornata il 4 settembre! Come state? Come è andata la vostra estate?
Che mi dite di questo capitolo? Vi è piaciuto? Cosa vi aspettate da queste nuove avventure di Ignazio ed Asia? Vi anticipo che non sarà tutto rose e fiori, anzi.
Detto questo, chi di voi ha visto, oppure vedrà uno dei concerti a Milano?
Buona serata, vi aspetto nei commenti. Baci.
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Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano
Fanfiction-Continuo di "Como estrellas", necessaria la lettura per comprenderne a pieno le dinamiche.- Abbiamo lasciato Ignazio ed Asia separati, entrambi sicuri e decisi di voler voltare pagina, per il bene di tutti. Ma cosa succederebbe se improvvisamente l...