Capitolo Trentasette

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Il giorno delle selezioni era arrivato e nel momento peggiore.

Mi ero convinta che me lo sarei vissuta con tutta l'emozione del caso, e invece mi ritrovavo a pensare e ripensare alla notte passata una settimana prima con Damiano.

Una settimana in cui non lo vedevo, non lo sentivo, non leggevo i suoi messaggi. O almeno, non leggevo quelli nuovi.

Per il resto avevo passato le notti a leggere e rileggere i nostri messaggi passati. Mi sentivo patetica, ma non riuscivo a fare altrimenti.

Arianna aveva provato più volte in quella settimana a parlarmi di lui dopo che le avevo vomitato addosso tutta la mia frustrazione e mi ero sfogata con un pianto liberatorio. Ma io avevo sviato il discorso, fino a pregarla di non nominare più Damiano, avevo solo bisogno di andare avanti.

Lei aveva accettato per un paio di giorni, ma ora che ci trovavamo insieme fuori dalla piscina, a un paio d'ore dalle selezioni, sembrava intenzionata a riprendere l'argomento.

«Lo so che mi hai chiesto di non nominarlo, ma se non ti dico questa cosa probabilmente mi uccideresti...» disse guardandomi dritta negli occhi un attimo prima che aprissi la porta della piscina.

Feci un respiro profondo e mi preparai a ciò che doveva dirmi, mi aspettavo le peggiori notizie dopo come si era comportato con me. «Vai, ormai mi aspetto di tutto.»

«Premetto che penso che Damiano è un bastardo bipolare» iniziò facendomi un po' sorridere. «Ma... Ricordi quando è venuto Vittorio e lo hai portato via prima che si picchiassero?»

Mi voltai completamente verso di lei e lasciai passare una ragazza che doveva entrare. Annuii sentendo uno strano groviglio nello stomaco.

«Ecco, quel coglione di Lorenzo si è lasciato sfuggire una delle sue battute, una cosa che probabilmente non volevano farci sapere» ci stava girando intorno e non era affatto da Arianna.

«Cioè?» la incalzai.

«Gli ha detto "Non è che vuoi picchiare lui come hai fatto con Nicolò?"» mi lanciò addosso quell'enorme bomba che mi levò la terra da sotto i piedi.

Non riuscivo a capire come mi sentissi. Ero sempre stata convinta che fosse stato Lorenzo a prendere a pugni Nicolò, lo avevo dato per scontato perché mi frequentavo da qualche giorno con lui quando mi ero lasciata con Nicolò e quest'ultimo era venuto a implorarmi di ritornare insieme e mi aveva mollato uno schiaffo al mio no. Quando avevo saputo che Nicolò era stato picchiato da uno dei miei amici, per me era stato automatico pensare a Lorenzo. Invece era stato Damiano.

Ero incazzata perché non avevo bisogno che qualcuno prendesse le mie difese, ero perfettamente in grado di difendermi da sola, e la violenza non era mai giustificata. Ma un po', nel profondo, mi sentivo compiaciuta che fosse stato proprio Damiano a farlo.

«Ma Lorenzo...» cercai di ricordare il momento in cui Lorenzo aveva ammesso che era stato lui, ma mi resi conto che non l'aveva mai realmente ammesso, si era solo lasciato incolpare.

Arianna scosse la testa. «Li ho incalzati di domande, e finalmente Lorenzo ha cantato. Non ha negato con te che era stato lui, te l'ha fatto credere perché Damiano non voleva in alcun modo che tu lo sapessi.»

«Ma non ha senso!» Scossi la testa, confusa. «Io e Damiano ci parlavamo a malapena in quel periodo...»

E quella mia stessa frase fu come un'illuminazione. Mi resi conto che con Lorenzo ero stata solo un paio di volte, poi lui aveva deciso di smettere ed era stato molto criptico sul perché.

«Credo che Damiano stia sotto un treno per te da molto prima che vi frequentasse» Arianna diede voce alle mie supposizioni.

Tornarono le farfalle nello stomaco.

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