~2~ Regalo inaspettato

200 7 7
                                    

Probabilmente vi starete chiedendo chi sia questo "Lui".

Ecco...beh...Mah, nessuno di così importante in fondo.

Era solo il mio partner quando ancora lavoravo nella-

«Dazai Osamu!»

Alzo gli occhi, verso quella fastidiosissima voce che mi distrae dai miei pensieri. È Kunikida, che inizia con le solite polemiche sul mio mancato lavoro.

«Ti avevo chiesto di scrivere il rapporto sul tuo caso della scorsa settimana, e cos'ho trovato nell'archivio? Un foglio totalmente non compilato e solo con la scritta "Non ho voglia"! Il lavoro d'ufficio ti sembra uno scherzo?»

Controvoglia, alzo la testa dalla scrivania, dove avevo cercato di schiacciare un pisolino, e mi decido almeno a rispondergli.

«Nient'affatto Kunikida-kun, semplicemente lo trovo noioso ed inutile»

Non avrei dovuto dirlo. 

Adesso infatti è ancora più arrabbiato, e sbraita accompagnato da eccessivi movimenti delle braccia. Lo guardo annoiato, sperando solo in una rapida chiusura del discorso. Sia ringraziato il cielo, Kenji-kun entra in ufficio portandosi dietro una gallina e lasciandola scorrazzare in giro per la stanza, distraendo Kunikida dal farmi la predica, e facendolo iniziare a correre dietro alla povera bestia spaventata. Ancora più annoiato di prima, guardo l'orologio alla parete, provando un lieve sollievo nel vedere che tra dieci minuti sarebbe finito il turno.

Quindi posso andare.

Mi alzo e mi dirigo verso la porta, ignorando Kunikida che rimprovera la mia "tremenda" condotta mentre cerca di acciuffare la gallina; mi concedo tuttavia di rispondere al gentile saluto di Kenji-kun. Anch'io ho un cuore, nonostante tutto.

Sulla via del ritorno, penso a quanto mi mancasse il ritmo lavorativo nel mio precedente lavoro. Potevo alzarmi quando volevo, andarmene quando mi pareva, e non dovevo compilare noiosi rapporti. Solo questo però. Non credo mi manchi il lavoro in sé.

Assorto da questi pensieri, mi ritrovo a casa. Anche se chiamarla casa è un'esagerazione. È semplicemente un complesso di piccoli appartamenti comprato dal presidente dell'Agenzia per essere messo a disposizione dei membri. Da ciò che mi risulta viviamo tutti qui, tranne il presidente stesso, che credo viva in posto decisamente migliore e, spero per lui, senza vicini casinisti come i fratelli Tanizaki, Yosano-san o Kenji-kun.

Salgo le scale esterne per raggiungere il secondo piano di appartamenti, ma rimango estremamente sorpreso di ciò che vedo davanti alla mia porta.

Posato a terra, c'è un piccolo pacco di quelli di cartone che usano i corrieri, ma senza alcuna scritta pubblicitaria o alcuna ricevuta di consegna.

Dopo anni di lavoro a stretto contatto con la criminalità, ho sviluppato l'abitudine di non fidarmi di niente e di nessuno, quindi scanso leggermente il pacco con il piede, per permettermi di entrare in casa. Presi un paio di guanti in pelle e un tagliacarte, esco, afferro il pacco, e scendo in giardino. 

Perché?

Se dovesse esplodere non distruggerebbe buona parte dell'edificio, semplice.

E io?

Beh, magari io riuscirei finalmente a morire!

Prendo il tagliacarte, e lacero con attenzione lo scotch che tiene chiuso il pacco. Afferro poi i lembi di cartone e li apro con attenzione, rivelando un eccessivo accumulo di carta con le bolle per l'imballaggio. Dopo averne tirato fuori un paio di strati, vedo qualcosa. È un foglio di carta, con un elegante riga scritta.

"Spero tu possa trovarlo utile

Rigiro un paio di volte il foglietto, ma senza trovarne il mittente.

Mi avvicino nuovamente al pacco, dentro al quale, sotto un altro strato di bolle, vedo una scatolina bianca, di circa dieci centimetri di lunghezza e poco più di cinque di larghezza. Lo prendo in mano con delicatezza, domandandomi cosa potrebbe esserci all'interno che richieda tutte quelle bolle di protezione. Apro la scatolina, rivelando al suo interno un cellulare pieghevole. 

Rigirandolo, lo vedo. 

Un lungo graffio percorre il lato posteriore del telefonino, permettendomi di riconoscere l'apparecchio come il mio.

O, meglio.

Il mio di quando lavoravo nella Port Mafia.

Già, ho passato una buona parte della mia vita nell'organizzazione mafiosa più pericolosa di Yokohama. Venni salvato dal suicidarmi da Mori-san, che mi istruì alla mafia e mi rese l'unico testimone dell'omicidio del precedente boss, per poter affermare il passaggio di potere. 

Sconvolto da quella rivelazione, controllo rapido un'ultima volta nel pacco, trovandoci solo altre bolle, prima di prendere il foglietto e correre nel mio appartamento.

Mi siedo sul divano a guardare l'oggettino nella mia mano. Ero convinto di averlo perso mentre correvo in soccorso di Odasaku. Pensavo mi fosse caduto da qualche parte nella villa, distrutta poco dopo lo scontro. Chissà chi l'ha trovato...e com'è riuscito a riconoscerlo come mio!

È solo mentre mi rigiro il telefono tra le mani, che noto i guanti. Non mi ero accorto di aver preso proprio quelli regalatemi dal mio partner nella mafia per il mio diciottesimo compleanno. Probabilmente il più bel compleanno della mia vita.

È allora che mi viene l'intuizione.

E se mi avesse mandato dei messaggi? 

Nah, non è da lui.

Preoccuparsi no di sicuro, ma magari una derisione? 

Da lui accetterei anche un insulto, me lo merito dopo averlo abbandonato così.

Titubante, alzo la parte superiore del telefonino, e lo accendo. Spento da anni, è molto lento in qualsiasi attività. Finalmente acceso, noto un capitale di notifiche, tra telefonate e messaggi, e decido di incominciare da questi ultimi.

Mori-san, Akutagawa, Mori-san, Mori-san, Ango, Mori-san.....Chuuya.

Non ci credo.

Mi ha scritto anche lui?







~Spazio autrice~

Secondo capitolo, a voi!

Nel prossimo capitolo Dazai incomincerà a leggere i messaggi che gli sono stati mandati in 4 anni...cosa gli avrà scritto il suo ex partner Chuuya? Saranno gli insulti nei quali crede il nostro maniaco suicida?

Si scoprirà nel prossimo capitolo!

Bye-bye!

Yuki-chan

Il suo ultimo messaggio    ~Soukoku~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora