Capitolo 8

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Avevano lasciato la foresta di Wychfirs appena l'odore sgradevole dei segugi era sparito, sostituito dalla brezza dei boschi e dal suo tipico odore di muschio e terra. Rea si era addormentata con la schiena contro il tronco e Cillian era rimasto di guardia, il solo ululare dei lupi lontani a spezzare il silenzio di Wychfirs. Aveva visto le orecchie della mutaforma allungarsi all'improvviso come quelle dei canidi, per rimanere in allerta in caso di pericolo. Cillian non l'aveva comunque disturbata, facendo finta di non essersi accorto del corpo rigido e pronto a scattare; Rea non riposava mai davvero. Per quello, e perché lui aveva un estremo bisogno di isolarsi, Cillian aveva aspettato un'ora in più prima di scuoterla e mettersi di nuovo in cammino.

Probabilmente i segugi avevano proseguito verso nord-est, convinti che Rea fosse diretta al confine di Ellult, l'unico regno neutrale; sulla base di quella supposizione, Cillian era riuscito a convincere la mutaforma a deviare verso sud-ovest. Camminavano da ore ormai e sia lui che lei non sembravano avere voglia di parlare. Non che per Cillian fosse un problema. Erano più di cent'anni ormai che aveva imparato ad apprezzare la compagnia di se stesso, il rumore persistente dei suoi pensieri. Da quando era stato esiliato, Cillian era sempre stato solo. Suo fratello l'aveva lasciato ben prima di sapere che anche lui fosse stato allontanato da casa.

Scosse la testa. Un secolo a bazzicare per l'Eteria per gli dei non doveva essere stato abbastanza, evidentemente. Nel giro di poco aveva perso entrambe le ali, era stato fatto prigioniero e si era ritrovato incastrato in un patto di sangue che l'avrebbe allontanato dai Monti Athos ancora di più. Guardò la coda oscillante di Rea, che davanti a lui camminava quasi saltellando. Quella mortale l'avrebbe fatto impazzire, ormai ne era certo. Senza parlare del medaglione che portava al collo e da cui mai si separava. Cillian dubitava che sapesse di cosa si trattasse, del potere che quel pezzo di metallo e oro celava al suo interno. Il cielo sopra di loro tuonò e un lampo squarciò la coltre di nubi scure che li accompagnava da ore. Iniziò a piovere.

«Finalmente!» esclamò Rea, alzando la testa e chiudendo gli occhi. Allargò le braccia e tirò fuori la lingua, mentre gocce di pioggia le cadevano sul viso senza darle tregua.

Cillian la fissò, le sopracciglia piegate in un'espressione interrogativa quando la vide sciogliersi anche la coda. «Muoviti, mutaforma, non perdiamo tempo» borbottò, non fermandosi.

Rea lo raggiunse poco dopo. «Sei troppo scorbutico, drago. Così facendo ti verranno le rughe»

Alzò gli occhi al cielo. Era così infantile che a volte gli veniva voglia di strozzarla per farla stare zitta. Rea tirava fuori il peggio di lui, una parte di sé mortalmente immatura che Cillian si era dimenticato addirittura di possedere. Solo suo fratello riusciva a farlo imbestialire in quel modo. Si rabbuiò.

«Noioso» lo apostrofò ancora Rea, superandolo di nuovo e iniziando a sculettare.

Cillian quasi si strozzò con la sua stessa saliva. Se non avesse capito quanto la mutaforma fosse traumatizzata, avrebbe dato sfogo ai suoi istinti il giorno in cui l'aveva vista trasformata in un segugio, quella cattiveria eccitante che aveva risvegliato in lui bisogni assopiti da anni. Invece, la sua compagna di viaggio non era solo una piccola stronzetta sfacciata, ma anche una ragazzina che usava il sarcasmo per difendersi e nascondere le ferite che si portava dentro. Rea odiava il contatto fisico, Cillian lo aveva capito appena la sua magia si era liberata. Per quanto inconsciamente lo cercasse, quando non era lei ad avvicinarsi la paura si disegnava sul suo viso in un modo fin troppo evidente. E poi c'era l'odore.

Non era solo paura quella di Rea, era vero e proprio terrore, un sentimento di panico talmente forte che Cillian aveva sentito qualcosa smuoversi in lui, un dovere quasi di proteggerla da Althran e da chiunque altro. Non perché lei non sapesse difendersi, ma perché lui non poteva sopportare che qualcuno le facesse del male. Ancora. Cillian non ne capiva la ragione, non comprendeva il motivo per cui quei sentimenti irrazionali si fossero manifestati. Non era da lui preoccuparsi di altri che non appartenessero al suo popolo, e tantomeno essere travolto dalle emozioni. Le emozioni, Cillian le aveva sempre controllate. Si ritrovò a chiudere gli occhi, sentendosi incoerente. Non era migliore della mutaforma. Per gli dei, lei lo aveva incastrato in uno stupido patto, ma lui la stava comunque portando a Thornfell, forse proprio per via di quella sua confusione mentale, come se la sua parte razionale volesse liberarsi di Rea al più presto.

The Songs Of The Twin FlameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora