#LARISSA

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Larissa

Voltò l'angolo e vide l'insegna illuminata di un piccolo bar notturno. Entrò e una luce soffusa, con musica jazz come sottofondo, lo accolse. Il posto era deserto a quell'ora tarda. Appoggiò i gomiti sul banco e ordinò un whisky e soda. Appena il barman lo servì, una strana vocina gli sussurrò all'orecchio:

«Avrebbe la gentilezza di offrirne uno anche al sottoscritto?»

Arturo si voltò e scoprì al suo fianco un vecchio fissare con bramosia il suo whisky.

«Allora, avrebbe la gentilezza di offrirne uno anche al sottoscritto?» ripeté il vecchio.

Arturo rimase per qualche attimo interdetto, ma poi fece cenno al barman di servirlo. «Lei è un uomo molto gentile», fece il vecchio e lui replicò con un sorriso forzato, sperando che una volta servito, l'anziano signore si sarebbe poi allontanato. Ma non fu così, e lo sconosciuto disse:

«Adesso sediamoci a un tavolino.»

Arturo a quel punto stava quasi per cacciarlo via in malo modo, vinto però dalla curiosità su cosa avesse mai da dirgli quel tipo che assomigliava tanto a un Babbo Natale, ma più piccolo e magro, fu proprio lui a indicare il posto più adatto. Dopo essersi seduti, il vecchio sollevò il bicchiere, diede un piccolo sorso per schiarirsi la voce e poi, con un luccichio negli occhi azzurrini, esclamò:

«Complimenti, lei è stato scelto!»

«Scelto per cosa?» chiese Arturo sorpreso.

«Per porre fine alla sua solitudine, alle sue sofferenze e, soprattutto, per la mia ultima e più perfetta creatura che costruirò prima di congedarmi definitivamente dal mio lavoro.»

Arturo non capiva cosa mai avesse in mente quello strano personaggio e ironicamente fece: «E perché sono stato scelto io?»

«Perché lei è una persona gentile.»

«Solo perché le ho offerto da bere?»

«Non solo...» e rise in un modo che irritò alquanto Arturo, il quale ebbe l'azzardo di dirgli:

«Senta, lei mi è simpatico. Però non capisco perché sta qui alle tre di notte a infastidire la gente che incontra per caso con le sue ciance senza senso.»

Il vecchio rise di nuovo e replicò: «E lei perché, invece, passa notti insonni a rimuginare su niente e aspettando, tra casa e lavoro, solo che il tempo passi il più velocemente possibile?»

Arturo rimase sbalordito, fece:«Come fa a sapere queste cose?»

«Sensibilità o intuito, faccia lei.»

«Ci ha indovinato, tutto qui!» rispose con tono di scherno.

«Lei è solo un uomo che ha smesso di sognare. E gli uomini che smettono di sognare sono sempre inquieti. Lei è solo un po' esaurito, come dicono oggi i dottori.»

«Io esaurito? Certo, se non lo è uno che fuma più di due pacchetti di sigarette al giorno, beve caffè a litri, passa notti insonni a ingozzarsi di cibo e a bere birre... che non ha più relazioni verbali e affettive con la moglie, sempre fuori di casa o troppo presa dal suo lavoro... e che si arrangia a pranzo e a cena con scatolette di tonno, carne in scatola e mais cotto al vapore... Chi allora?»

«Ma questa notte lei è stato fortunato a incontrarmi. Io sono un mercante di bambole.»

«Bambole?» domandò Arturo, perplesso.

«Non semplici giocattoli, come lei pensa», rimbeccò il vecchio tirando fuori una valigia da sotto il tavolino e aprendola: «Bambole che possono aiutarla a riaccendere la sua fantasia spenta da già troppi anni. Ma venga più vicino a me, non sia timido... guardi il campionario,» Arturo spostò la sua sedia accanto al vecchio osservando con meraviglia il contenuto della valigia. Il vecchio, insistendo, gli faceva toccare alcuni campioni. «Guardi bene i capelli, le diverse sfumature di colore, i particolari delle mani, la forma delicata delle dita e delle unghie, e dei più minuti dettagli del viso e di tutto il resto del corpo. Ne valuti la fattura, ne tocchi la morbidezza...»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 26 ⏰

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