𝟎𝟏 | 𝐀𝐧𝐢𝐦𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐚𝐩𝐩𝐨𝐥𝐚𝐭𝐞 𝐧𝐞𝐥𝐥'𝐚𝐩𝐚𝐭𝐢𝐚.

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Tornare a casa è sempre terribile per me

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Tornare a casa è sempre terribile per me.

Per una persona che ama i colori della natura e gli spazi aperti, rientrare in queste mura gelide è sempre una sofferenza. E il gelo non è dato dalla casa in sé, ma da chi ci abita. Charlotte Davis e Igor Smirnova non sono genitori affettuosi o persone calorose. In loro presenza bisogna sempre essere rigidi e composti. Mai una parola di incoraggiamento e una carezza di conforto. Per loro le dimostrazione d'affetto sono superflue, quasi una perdita di tempo. Non sono nemmeno sicura che mi abbiano mai preso in braccio quando ero neonata.

Appena varco la porta d'ingresso, la prima persona su cui si posa il mio sguardo è Charlotte. Capelli biondi tirati in uno chignon basso, tailleur nero e scarpe col tacco. Non un capello fuori posto o una piega sulla camicia.

Le uniche emozioni che traspaiono dal suo volto sono disgusto e disapprovazione.

Abbasso lo sguardo, notando di avere i pantaloni sporchi di terra per essermi seduta sul prato.

«Sei in disordine. E... sporca.» L'ultima parola viene fuori con disgusto dalle sue labbra.

«Ero al parco.»

«Questa non è una giustificazione per il tuo stato.»

Un lieve sospiro lascia le mie labbra. «Andrò a lavarmi.»

«Ma certo che lo farai.» Charlotte mi squadra un'ultima volta. «La cena è pronta. Ma tu mangerai solo una volta che sarai in ordine. Non impiegarci troppo tempo, Igor vuole parlarti.»

«Certo, signora

Salgo in camera mia e mi tolgo le scarpe, per poi dirigermi in bagno e aprire l'acqua della doccia.

Mi spoglio e vado sotto il getto di acqua calda, iniziando a insaponarmi. Ci impiego una decina di minuti a lavarmi, e quando finisco recupero un asciugamano per il corpo, mentre un altro lo utilizzo per tamponare i capelli. Inizio ad asciugarli, mentre il mio stomaco inizia a brontolare. Ma non posso scendere fino a quando non sarò in ordine. Una volta che i miei ricci sono asciutti, li lego in una coda bassa. Prendo un maglioncino e dei pantaloni eleganti e mi vesto. Non importa se si tratta solo di una cena con i miei genitori, non potranno mai accettare la sciattezza.

Scendo e mi dirigo verso la sala da pranzo. Charlotte e Igor sono seduti alle estremità del tavolo, mentre a me spetta il posto nel loro mezzo, l'unico ancora apparecchiato.

Mi siedo e prendo le posate in mano. Lancio un'occhiata a mio padre. «Charlotte ha detto che volevi parlarmi.»

Mio padre beve un sorso di Whisky dal suo bicchiere prima di posare lo sguardo su di me. «Domani ricomincia la scuola.»

«Lo so.»

«Ed è l'ultimo anno prima del college.»

«Cosa stai cercando di dirmi?»

L'insofferenza delle anime intrappolateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora