IL DILEMMA DEL PRIGIONIERO

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Quasi un anno, da trecentoquarantadue giorni per l'esattezza, chiuso in questa cella seminterrata di due metri per due, senza finestre e con la pompa di un aeratore elettrico che fa un rumore terribile e continuo, giorno e notte – sempre! A volte mi sembra che sia il reattore di un jet. Però bisogna pur farla cambiare l'aria, se no c'è il rischio di rimanere asfissiati, e bisogna pur toglierli questi fetidi odori d'umanità che ci sono nelle celle. L'ho detto pure a quelli lì, e non soltanto una volta: "E che diamine! Non ce l'avete qualcuno capace ad aggiustarlo quel coso o provate da voi stessi a dargli un calcio per vedere se funziona meglio?" Ma loro neppure mi ascoltano e quando, raramente, lo fanno, dicono che va bene così e che, comunque, non possono farci nulla. Altri, invece, mi rispondono che da fastidio anche a loro: e che, però, non possono farci nulla lo stesso. Ma forse è una mia impressione, ed è soltanto il silenzio che c'è qui dentro a farmelo percepire così.

Dodici celle, messe una di fila all'altra, illuminate dalle sei del mattino fino alle dieci di sera da lampade di trecento watt. Luci tanto abbaglianti che ti impediscono di guardare il soffitto. Dove tutto quello che c'è da vedere è bianco: i muri sono bianchi; il pavimento è bianco; le sbarre sono bianche; la grata sulle sbarre è bianca; la porta del cesso è bianca; il cesso è bianco, il lavandino del cesso è bianco; la base della doccia è bianca; la tenda di plastica attorno alla doccia è bianca; le piastrelle del cesso, bianche; le lenzuola sono bianche; gli asciugamani sono bianchi; il piccolo tavolo e la sedia di plastica, bianchi; le gamelle dove ti portano il cibo sono bianche; le posate di plastica, bianche; la brocca dell'acqua e il bicchiere sono bianchi. Cristo! Odio il bianco!

E qui c'è poca roba, ma potrei continuare ancora col mio elenco e alla fine non mi basterebbe un libro intero di parole per dire di quanto bianco ci trovi qui dentro. Io, invece, sono arancione. Non proprio... non esattamente... indosso una tuta arancione. Ma a volte ho il presentimento che col tempo questa tuta possa stemperare lentamente e sempre più il suo colore, diventando quindi bianca, e con lei diventerei di conseguenza bianco anch'io, fino al punto di dissolvermi in un tutt'uno con essa, ed essa con tutto il bianco che c'è qui attorno. Però mica sarebbe tanto malvagia a crederla possibile la cosa. Perché così diventerei invisibile. Anzi, mi ci voglio mettere di punta, crederci fermamente e concentrarmi perché ciò accada per davvero. Non vedendomi più, penserebbero subito a un'evasione. Invece io starei sempre qui. E quando verrebbero a ispezionare la cella, credendo che sia vuota e per cercare il buco da cui sono fuggito, incomincerei a girare attorno a loro come uno spettro, a burlarmi alle loro spalle e a fargli degli scherzi. Che so? Far volare qualcosa nell'aria, far cadere le braghe a qualcuno, annodargli le scarpe per vederlo inciampare e poi ridere di lui. O qualcosa di più tosto e cattivo: tipo scappellotti, cazzotti allo stomaco e calci nel culo. Parecchi calci nel culo! E potrei anche fuggire. Evadere per davvero. Andarmene libero dove cazzo pare e piace a me, e fare quello che pare e piace a me. A caccia di farfalle? Potrei andarci: perché no? Sì, a caccia di farfalle coi piedi nudi sull'erba bagnata. Oppure potrei fare qualcosa di più semplice e banale, tipo comprarmi le sigarette, è da parecchio che non faccio una cosa del genere. O qualcosa di più avventuroso e andarmi a perdere in un posto caldo e lontano. Magari a Denver, a Salem o a Salt Lake City. Dicono che ci sono dei locali proprio niente male nel West.

Sì... Sì! Mi sono deciso e sono convinto, è una cosa che si può fare. Ho sopportato fin troppo questo andazzo e non ne posso per davvero più! Prima che faccia di nuovo giorno, e prima che divento scemo del tutto, più tardi lo faccio. Sicuro che lo faccio. Divento invisibile, così vengono a ispezionare la cella, credendo che sia vuota e per cercare il buco da cui sono fuggito. Allora io incomincio a girargli attorno come uno spettro per burlarmi di loro e a fargli degli scherzi. Che so? Far volare qualcosa nell'aria, far cadere le braghe a qualcuno, annodargli le scarpe, vederlo inciampare, poi ridere di lui. O qualcosa di più tosto e cattivo: tipo scappellotti, cazzotti allo stomaco e poi calci nel culo. Parecchi calci nel culo! E prima di ricomparire, evado da qui, corro alla stazione e salgo sul primo treno disponibile per Salt Lake City, con già addosso un bel cappello da cowboy, la camicia a frange, la cravattina, gli stivaloni, il cinturone con la grossa fibbia e tutto il resto che mi occorre. Ci metterei un po' di tempo per arrivare, tuttavia il gioco ne varrebbe la candela. Poi, appena giunto alla mia meta, sputandoci sopra, mi lucido con cura gli stivali, prima uno, l'altro, e come un maledetto yankee mi rifugio in una bella tana per ascoltare musica country e bere birra fino a scoppiare. Verso l'una di notte pago il conto e subito dopo mi trovo pure un bel puttanone per farci l'amore. Sì, una bionda puledra di quelle parti: vigorosa nelle sue grazie, libidinosa nelle sue voglie e coi capezzoli dei seni grandi e turgidi come quelli di Naomi Watts. E questa troia la porto con me in una bella locanda e me la sbatto due o tre volte, forse cinque se ci riesco. Ma prima che faccia giorno... la pago, prendo i suoi stracci e a calci nel culo – parecchi calci nel culo! – la caccio via. Però mi trattengo le sue mutandine. Perché io mi trattengo sempre le mutandine delle donne con cui ho fatto l'amore, sempre se le porta, e non è che la mia collezione sia tanto scarsa; donnacce a pagamento, ovvio! Le ho tutte a casa in un cassetto chiuso a chiave. Di nere ne ho abbastanza, di bianche lo stesso, poi blu, verdi, rosse e altre stravagantissime di più colori. Mi mancano purtroppo quelle gialle. Quando finalmente riuscirò ad avere anche quelle, le metterò sopra il filo di spago che sta sulla mia vasca, assieme alle rosse, le bianche e le blu, e ne farò la mia personale bandiera degli United Sexy of America.

Il dilemma del prigionieroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora