11 Novembre 1998
Diario
Non so perchè l'ho fatto.
No, forse lo so.
Ma è peggio. E' molto peggio. Non so a cosa stavo pensando, ho solo...
Cazzo, lei è qui.
----
11 Novembre 1998
Dopo un'assurda esibizione di Zacharias, in cui aveva finto grande affetto e preoccupazione nei suoi confronti, Hesia le disse che l'avrebbe esonerata dal resto delle sue lezioni, per prendersi il resto della giornata per riposare e mangiare dolci.
Ma i piedi di Hermione non si muovevano verso la Sala Comune dei Grifondoro, ai piedi della grande scalinata. Si girarono, quasi istintivamente, e la condussero fuori nel cortile.
La sua mente era una foschia, nella migliore delle ipotesi. Ancora un pò annebbiata dal dolore. La sua pelle sembrava formicolare, come aveva fatto per ore quel giorno, dopo che si furono smaterializzati in quella casa sicura. Era come se stesse cercando di ricucirsi dopo essere stata fatta a pezzi invisibilmente.
Quindi lasciò che i suoi piedi facessero il lavoro. Si fidò di loro. Aveva un'idea di dove fosse diretta.
Ultimamente, ogni volta che seguiva i suoi passi, in qualche modo la portavano da Malfoy.
Questa volta non fecero un'eccezione.
Si ritrovò ad inciampare giù per la collina familiare che portava al lago Nero e a metà strada riuscì già a vedere la sua sagoma: una macchia di inchiostro contro la superficie scintillante dell'acqua, luccicante, mentre il sole pomeridiano tramontava sotto le colline.
Era seduto, curvo sulle ginocchia, e per mezzo secondo lei pensò che stesse piangendo.
Ma no, stava scribacchiando ferocemente. Avrebbe dovuto prevederlo.
I suoi piedi scricchiolarono contro l'erba ghiacciata. Lui la sentì, teso. Chiuse di scatto il diario.
Se non fosse stata così insensibile, avrebbe preparato un discorso nella sua testa. Avrebbe potuto affrontare quel momento con un pò di grazia o tatto. Invece, il suo stato mentale fratturato le consegnò la versione più fredda e avida dei suoi pensieri non appena vide la sua nuca bionda e luminosa.
"Quindi hai paura di diventare tuo padre".
Per quasi un minuto intero non disse niente, si limitò a fissare l'acqua. Poi espirò piano, distintamente.
"Attenta come sempre Granger. 10 punti a Grifondoro".
Si arrabbiò per quella risposta, anche se sapeva di meritarsela. Si strinse nei suoi vestiti per difendersi dal freddo e pensò se sarebbe stato sensato sedersi o meno.
Era sbagliato essere lì.
Avrebbe dovuto impegnarsi nel recitare la sua bugia, avrebbe dovuto fingere di crogiolarsi nelle attenzioni di Zacharias e interpretare il ruolo della ragazza indifesa. Questa era la sua parte, nell'accordo.
Ma era lì che lì l'avevano portata i suoi piedi, non poteva discutere. Si piegò sull'erba secca e graffiante. Disse quello a cui stava pensando, perchè ogni volta che cercava di filtrare le sue parole falliva, quindi perchè impegnarsi?
"Perchè lo hai fatto?"
Malfoy non rispose. Guardava dritto davanti a sè l'orizzonte, allungò distrattamente una mano per stropicciarsi gli occhi.
"Avrei potuto gestirlo da sola".
"Non tutto riguarda te, Granger" sbottò, con un tono più freddo dell'aria di Novembre. Poi fece una specie di ringhio rabbioso prima che lei potesse rispondergli, mentre strappava la bacchetta dalla tasca, ed emise un incantesimo sottovoce.
STAI LEGGENDO
BREATH MINTS/BATTLE SCARS traduzione
FantasyPer un momento, lei fu quasi disorientata. Perchè draco Malfoy era stato rovinato da questa guerra ed era fuori posto tanto quanto lei e- si, anche lui aveva delle cicatrici. Anzi, ne aveva una ancora più grande. Si chiese se un giorno avrebbero con...