Buon viso a cattivo gioco.

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Ciao;

io sono esattamente come te. Un ragazzo di diciassette anni e la mia vita è la più normale che si possa raccontare. Ma ce un problema. Il mio migliore amico si è fidanzato. Il problema? E che l'amo anche io.

Tutto iniziò un pomeriggio di un mese fa. Io e il mio amico stavamo camminando e parlavamo del più e del meno. E poi eccola lì, davanti a noi, che prendeva un gelato. I capelli erano legati in una coda veloce. Ma il suo viso, amico mio, era il più bello che avessi mai visto. Era dolce e sensuale allo stesso tempo. Ti urlava di amarla e ti prometteva che lei avrebbe amato te. Il ciondolo che portava al collo era una piccola libellula oro. Indossava una maglietta nera che le definiva morbide curve e dei blu jeans e delle scarpe da ginnastica. Rimasi affascinato da quella creatura, che ignorava la mia esistenza. Volevo correre da lei, mettermi in ginocchio e chiederle di sposarmi. Ma quando mi voltai vidi il volto del mio amico, che come me, era rimasto affascinato. Quando mi voltai verso la ragazza era ormai sparita. Il mio amico espirò pesantemente, come se avesse trattenuto il respiro, si voltò verso di me e disse -L'hai vista anche tu?- avevo visto il mio amico innamorato solo una volta, e da quella volta non si era più ripreso. E i suoi occhi colmi d'amore erano come un coltello conficcato nel mio cuore. Dopo una settimana il mio amico mi scrisse dicendomi che aveva trovato la ragazza del gelato, l'aveva chiamata così. Rimasi ad osservare lo schermo del pc per parecchi minuti. Non sapevo se l'emozione che stavo provando fosse felicità o rassegnazione. Mi inviò una sua foto, era lei. I capelli sciolti che le coprivano la schiena e i suoi occhi grandi, la stessa collana al collo. Era lei. Era la stessa che da quel pomeriggio cercavo tra le folle. Il mio amico scrisse che gli aveva scritto e che era molto simpatica. Mi feci coraggio e la contattai. Iniziai a camminare per la mia camera per il nervoso e quando mi rispose mi paralizzai. Osservai la casella e mi prese il panico. Mi detti uno schiaffo e le risposi. Fu fantastico. Lei era fantastica. Ci sentimmo tutti i giorni da quel giorno. Non sentii il mio amico in quei giorni perché era in punizione e la madre lo aveva messo ai domiciliari, e il frequentare scuole diverse non era il massimo. Ma una sera disse che c'era un ragazzo che le piaceva e mi chiese consigli. Ero io? Forse anche lei prova le stesse cose! O Dio! Sono io?! Quella notte non dormii. Mi addormentai con il solo scopo di sognarla. Mi immaginai noi due a prendere un gelato e a salutare le libellule. Ma non fu così. Il mio amico veni a casa mia un pomeriggio, dicendo di avere una grande notizia. Disse che si era innamorato e che l'aveva trovato la ragazza giusta. Ero felice per lui. Lo abbracciai e gli dissi quanto ero contento per lui e che si meritava quella sensazione. Dopo l'abbracciò disse che stava arrivando e che voleva la mia benedizione. Onorato e emozionato attesi l'arrivo della ragazza. Quando suonò il campanello il mio amico iniziò ad agitarsi, si sistemava in continuazione i capelli e non riusciva a stare fermo. Ero davvero felice per lui. Sentimmo la voce di mia madre che accoglieva la ragazza. Dopo pochi istanti eccola davanti a me. Era lei. La ragazza libellula. Il mio cuore si fermò. Non potevo credere a i miei occhi. Se quel pomeriggio di un mese fa il coltello era conficcato nel mio cuore, quando il mio amico corse da lei e la baciò davanti a me, quel coltello, mi trapassò completamente. Feci buon viso a cattivo gioco. Ingoiai quella palla di dolore infuocata e sorrisi. Ma lei era così bella. Quando mi strinse la mano il mio cuore andò nel delirio più totale. Le sue mani erano morbide e affusolate. E suo sorriso. Avrei voluto tirarle la mano verso di me per afferrala e baciarla e ripeterle che l'amavo e che non l'avrei mai lasciata. Ma la lasciai. Cercai di dimenticare. Ma in vano. Andavo avanti con la mia vita, ma il pensiero che lei poteva essere accanto a me, era costante e doloroso. Ogni volta che uscivamo, la ferita si apriva in una fantasticata emorragia. Un giorno il mio amico mi invitò a casa sua, mi aprii la porta e mi disse -Amico, ho completamente dimenticato che oggi è San Valentino, corro a prenderle qualcosa e torno.- prese la macchina e partì a tutta velocità verso il negozio più vicino. La cercai e la trovai in camera da letto. Indossava solo il suo ciondolo. Le lenzuola le coprivano la maggior parte con corpo, era come guardare un dipinto, uno di quelli che più li guardi più rimani senza parole. Dormiva profondamente. Vedevo il suo petto muoversi regolare. Mi chinai su di lei. E Dio, quanto era bella. Era lì, davanti me. E con un filo di voce le dissi, consapevole che non mi avrebbe ma sentito -Io non mi sono scordato che giorno è oggi. Il mio dono per te è il mio cuore e tutto quello che provo per te, e che sempre proverò.- e posai le mie labbra su le sue. E mi legai per sempre a lei.

La ragazza LibelulaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora