22 - UN COMPLEANNO DA RECUPERARE E UNO DA ASPETTARE ...

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La mattina dopo aver fatto colazione si diressero a casa Ishikawa.
Tokuma aveva detto al figlio che lo aspettava nel suo studio per fargli capire come sempre che non aveva tempo da perdere.
La cosa che più preoccupava Naoya non era quella di dire al padre che stava con un ragazzo, ma che si portava a letto il prezioso figlio del suo grande amico.

Akira era molto agitato, non solo andava a conoscere il padre di Naoya senza sapere esattamente cosa il moro avesse intenzione di dirgli, ma avrebbe conosciuto anche il miglior amico di suo padre, era la prima volta che si trovava faccia a faccia con il passato di uno dei suoi genitori, con qualcuno che lo aveva conosciuto a parte Ryoma.

Quando arrivarono a casa Ishikawa, Naoya fece strada fino allo studio di suo padre. Prima di entrare disse solamente "Lascia parlare me, limitati solo a rispondere".
Akira gliene fu grato perché in quel momento era troppo teso per sapere come affrontare quella situazione.

Naoya entrò e salutò il padre "Padre devo farti conoscere una persona"
Tokuma era in piedi davanti alla sua scrivania e aveva in mano un plico di fogli che stava esaminando. Alzò lo sguardo con scarso interesse.
Akira entrò dietro Naoya e si fermò al suo fianco.
Tokuma appena lo vide sgranò gli occhi incredulo e tutti i fogli gli caddero di mano "Kyoji..."
Akira sorrise triste "No signore, il mio nome è Akira. Kyoji era mio padre"
Takuma si avvicinò al ragazzo.
Era incredulo Akira era la copia perfetta di Kyoji.
L'immagine che lui ricordava, che aveva conservato gelosamente nei suoi ricordi, quando frequentavano l'università di legge insieme, aveva preso vita ed era davanti a lui.
"Non avrei mai immaginato di poterti incontrare dopo averti perso 15 anni fa. Avrei voluto prendermi cura di te... Kyoji era più di un fratello per me."

Tokuma avrebbe voluto chiedergli un'infinità di cose, avrebbe voluto fargli sapere quanto era stato male per la morte di suo padre, che insieme a lui era morta anche una parte di sé.
Avrebbe voluto dirgli che aveva veramente desiderato adottarlo, ma le parole faticavano a uscire, sentiva l'emozione premere per manifestarsi e farlo scoppiare in lacrime come un bambino.

Naoya non poteva credere ai suoi occhi, erano anni che non vedeva suo padre emozionato. Il suo legame con Kyoji doveva essere davvero profondo.
Akira sorrise, questa volta di gratitudine per l'affetto che sentiva nelle parole di Tokuma "Non si preoccupi, sono stato bene, Ryoma si è preso cura di me."
Tokuma era stupito "Ryoma Oda lo scrittore?"
Akira annuì.
"Ma è un mio cliente da anni... e noi non ci siamo mai incontrati..."

Naoya decise di intervenire per dare un parvenza logica a tutta quella storia e non tirare in ballo Sachiko "Ci siamo conosciuti la sera che ho portato quei documenti al Sensei, ma ho capito chi fosse solo dopo che mi hai parlato di quella foto." E indicò la foto alla parete.

Akira si avvicinò per vederla meglio e rimase ad ammirarla.
Tokuma lo seguì e guardò anche lui l'immagine "Qui eravamo alla cerimonia di laurea. Anche tu studi legge?"
Akira scosse la testa "No, sto facendo lettere, vorrei diventare uno scrittore." Preferì non dirgli il motivo della propria scelta.
Nei libri poteva dare libero sfogo ai propri pensieri, ai propri desideri, poteva avere la propria giustizia. Poteva dare forma a ciò che voleva.
Tokuma sentì una punta di tristezza pensando che Akira non avrebbe seguito le orme di Kyoji.

Naoya decise che era ora di affrontare l'argomento più importante.
"Padre mi dispiace interrompervi, ma sono venuto anche per parlare di Miya"
Tokuma si girò e lo guardò serio "Spiegami perché lo hai fatto. Suo padre mi ha telefonato dicendomi che la ragazza è disperata, perché l'hai lasciata senza una ragione valida."
Akira si irrigidì in attesa di ciò che Naoya avrebbe risposto.
Naoya non abbassò lo sguardo "Una ragione valida c'è. Ho già qualcuno."
Tokuma lo guardò preoccupato "Cosa vorresti dire?"
Anche Akira si preoccupò quando vide Naoya avvicinarsi.
Il moro lo prese per mano e lo tirò a sé.
"Padre gradirei smettessi di cercarmi una fidanzata, visto che ne ho già trovata una"
Akira lo guardò allibito "Ehi! A chi hai dato della fidanzata?!"

Tokuma non poteva credere a quello che stava accadendo, aveva cercato di evitare in tutti i modi che ciò avvenisse e invece Naoya andava ad innamorarsi proprio del figlio di Kyoji.
Il destino era proprio beffardo.
15 anni prima avrebbe voluto prendere con sé Akira e farlo diventare suo figlio adottandolo, ma non ci era riuscito.
Adesso gli si ripresentava davanti l'occasione di farlo entrare a far parte della sua famiglia, ma come fidanzato di suo figlio.
Veramente ironico!
Non erano potuti essere fratelli, ma il fato li aveva comunque legati forse in modo ancora più profondo... forse erano destinati a stare insieme fin da prima che nascessero...
L'amore che c'era fra lui e Kyoji si era trasferito ai loro figli esplodendo e dilatandosi fino a diventare amore fisico.
Era certo fosse amore, altrimenti Naoya non si sarebbe spinto a tanto presentandoglielo.

Cosa doveva fare? Impedirglielo visto che era certo che l'amore faceva solo soffrire?
Maggiormente un amore visto da tutti come sbagliato?
Oppure appoggiarlo perché non aveva mai visto Naoya così determinato e sicuro di qualcosa?
Pensò "Kyoji tu cosa faresti?"

Adesso che aveva incontrato finalmente Akira lo avrebbe considerato come un figlio, doveva prendersi cura anche di lui.
Aveva sentito finalmente parte del suo dolore attenuarsi e il rammarico per non essere riuscito a fare niente per lui placarsi.
Akira non era solo fisicamente uguale a Kyoji, ma aveva anche lo stesso bellissimo sorriso.

Naoya e Akira attendevano impazienti la reazione di Tokuma che però tardava ad arrivare.

Tokuma prese un lungo respiro poi parlò "Ragazzi non posso dire di approvare. Sapete a cosa andrete incontro? Non sarà una cosa facile, vi farà soffrire. E io non voglio vedervi soffrire... come ho sofferto io... l'amore fa solo soffrire, soprattutto un amore considerato da molti sbagliato..."

Naoya era stupito, non si aspettava che suo padre parlasse così, pensava avrebbe tirato fuori l'onore della famiglia. Iniziava ad avere il dubbio che fosse stato sempre solo una scusa.
Suo padre aveva cercato di farlo sposare per soldi solo per impedirgli di innamorarsi?
Era proprio assurdo, ma anche infinitamente protettivo. Suo padre lo amava davvero.

"Padre non devi preoccuparti, siamo pronti a tutto. Abbiamo cercato di stare lontani, ma non ce l'abbiamo fatta. Preferisco soffrire per stare con lui, piuttosto che disperarmi senza di lui."
Akira gli strinse forte la mano.
Tokuma guardò Akira "E tu sei d'accordo?"
Akira ricambiò il suo sguardo sicuro "Si signore, la penso come Naoya. È la prima volta dopo la morte dei miei genitori che non mi sento solo, anche gli incubi si sono attenuati"
Naoya lo guardò stupito, non gli aveva mai detto di avere ancora quei terribili incubi.
Akira vedendo la sua faccia stupita precisò "Come ti ho detto ieri, sogno spesso la morte dei miei genitori il sogno non è chiaro, però c'è sangue ovunque anche io ne sono imbrattato, urlo e nessuno mi sente. Ci sono delle varianti, ma il succo è questo."
Naoya avrebbe voluto abbracciarlo, ma non era il momento adatto.

Tokuma guardando il dolore negli occhi di Akira rivide il proprio, avrebbe fatto qualunque cosa per attenuarlo.
Si rivolse nuovamente ad Akira "Sei già maggiorenne?"
(N.A. In Giappone si diventa maggiorenni a 20 anni)

Akira lo guardò stupito per quella domanda "No, mancano ancora due mesi"
Naoya ghignò pensando "Mi sto scopando un minorenne".
Poi Tokuma si rivolse ad entrambi "Vi voglio chiedere solo una piccola cosa, aspettate di essere entrambi maggiorenni. Così avrete ancora del tempo per riflettere e dopo nessuno potrà più impedirvelo. Non vi sto dicendo di non vedervi, ma semplicemente di aspettare ancora questi due mesi prima di renderlo pubblico."

Akira guardò Naoya annuendo.
Naoya sospirò non era nelle sue intenzioni tenerlo nascosto, voleva far sapere a tutti che Akira era suo, ma decise di acconsentire.
Si aspettava che suo padre glielo impedisse, che lo minacciasse di diseredarlo, quello era un piccolo prezzo da pagare.
"Va bene faremo come vuoi tu."

Naoya e suo padre avrebbero voluto abbracciarsi, ma era troppo che non lo facevano e forse non ne erano nemmeno più capaci, quello che si erano detti era già un grande passo avanti.
Così Naoya si limitò a dirgli "Grazie padre"
Tokuma gli fece cenno di sì, poi si rivolse ad Akira "Per qualunque cosa tu possa avere bisogno, non hai che da chiedere."
Akira sorrise e guardando Naoya disse "Grazie, le sono infinitamente grato, ma ho già tutto ciò che voglio"

Appena furono fuori dall'ufficio, Naoya guardò Akira con uno strano ghigno "Mi sto scopando un minorenne"
Akira mise il broncio "Perché tu non lo sei?"
"No, mio caro ho compiuto 20 anni il 23 luglio."
"Perché non ho saputo niente?"
Naoya non disse niente, ma lo guardò storto.
Akira ci pensò un attimo e si rispose da solo.
Era avvenuto nel mese che non si erano né visti né parlati.
Si sentì terribilmente triste e in colpa per non aver festeggiato con Naoya il raggiungimento della sua maggiore età.


Naoya ripensò a quel giorno: era stato uno dei compleanni peggiori della sua vita, paragonabile a quello successivo alla morte di sua madre.
Come allora si era sentito terribilmente solo in mezzo a tante persone.

Suo padre aveva organizzato una festa con tantissimi ospiti, c'erano tutti i maggiori clienti dello studio, diversi uomini politici e persone importanti.
Poi naturalmente Jun, il signor Tanizaki era un socio di suo padre, Sachiko, anche se si erano lasciati, e Miya la nuova fidanzata scelta da suo padre.
C'erano tante persone, tutte felici di augurargli buon compleanno, tutte persone che lui riteneva inutili e fastidiose.
Non capiva cosa ci fosse da festeggiare, il giorno dopo non sarebbe cambiato niente.
L'unica persona che avrebbe voluto al suo fianco non era presente, e mai lo avrebbe sentito pronunciare la parola "Auguri".
Akira lo aveva lasciato, perché per lui era stato sempre e solo sesso, perché era diventato un gioco troppo pericoloso e presto qualcuno ne sarebbe venuto a conoscenza.
Anche Naoya inizialmente aveva pensato fosse la cosa giusta da fare, ma in quel momento la sua mancanza si era fatta opprimente.
Avrebbe voluto chiedergli di tornare, ma come avrebbe potuto? Avrebbe dovuto rivelargli ciò che provava? Akira lo avrebbe preso per pazzo. Anche lui dubitava di esserlo diventato.

Così aveva cercato di sopravvivere a quella festa, a quella allegria che lui non sentiva, con il cuore che gli faceva male per la sua mancanza.

UNA PIEGA IMPREVISTA (rivista e corretta)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora