Capitolo I

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DRACO

"Ogni essere umano è figlio dell'insegnamento di altri uomini prima di lui". E mai nessuna frase fu più vera di quella. Se da piccoli si pensa a come ci vengano insegnate le nozioni base ci vengono in mente forse discipline scolastiche o, nel caso di un mago come me, i primi incantesimi di difesa o come si cavalca una scopa. Nessuno parla mai di come si imparano i sentimenti. Da piccoli vi hanno raccontato che sono innati? Cazzate. Ci viene insegnato a voler bene, a bilanciare le emozioni, a controllarle e ci viene insegnato persino ad amare. Beh, quest'ultimo forse non è concesso a tutti. Chi vive nell'oscurità di un sentimento ombroso non ha tempo per concedersi emozioni e quando impari a farne a meno per vent'anni, impari a vivere senza anche per sempre.

«Signor Malfoy?» domandò la voce cauta della mia segretaria, mentre la sua testa faceva capolino dalla porta in mogano del mio ufficio. Con uno sguardo truce le rivolsi la mia attenzione, intento a farle capire che la sua presenza mi stava disturbando. «M-mi scusi, c'è il signor Nott che la attende in soggiorno.» mi informò in tono sommesso, in evidente disagio a causa dell'atteggiamento torvo che ero solito rivolgerle.

«Digli che sto arrivando.» risposi liquidandola, per poi tornare a rivolgere la mia attenzione ai fogli che ero intendo a compilare poco prima del suo arrivo. Apposi le ultime firme e non piede fuori dall'ufficio prima di aver impilato le ultime pergamene. «Metti giù le mani dalla mia roba» rimproverai Theodore non appena lo vidi muovere quelle luride mani sul portaoggetti posto al centro del mio tavolo di cristallo.

«Anch'io sono contento di vederti, Malfoy» sghignazzò divertito, togliendo le zampe dal tavolo e alzandosi dal divano per raggiungere la mia altezza. «Non mi offri neanche un po' di Whisky Incendiario? Sei un pessimo padrone di casa.»

L'ironia che fruttava dalla sua bocca non stava affatto riuscendo nell'intento di farmi credere che la sua fosse una visita di cortesia. Theodore era un grandissimo bastardo, proprio come me, e i nostri incontri avevano sempre un secondo fine e, al 99%, era roba di affari. «Nott non ho tempo da perdere con le tue cazzate, perciò dimmi per cosa sei venuto e facciamola finita.» gli risposi duramente. «Anzi, fa sì che ci sia un motivo valido per cui tu sia arrivato fin qui a disturbarmi altrimenti ti rispedisco a casa con un calcio nel culo.»

Un ennesima risatina comparve sulle sue labbra. «Non c'è bisogno di fare lo stronzo ogni volta, sai?» domandò, prima di gettarsi nuovamente a peso morto sul mio divano. «Ma visto che vuoi passare subito al dunque, sono venuto per dirti che Goyle ha mandato a puttane la spedizione punitiva per quella Nata Babbana a Windsor. Il capo vuole che risolvi questa situazione.»

Una scossa di rabbia si aggrappò alla mia colonna vertebrale, regalandomi un brivido pieno di voglia di spaccare qualunque cosa. Con uno slancio improvviso, gettai a terra il primo vaso che trovai sulla mensola alla mia destra e lo vidi frantumarsi in mille pezzi dinnanzi ai miei occhi. «Che cazzo di problemi ha Yaxley, mh?» tuonai furibondo. «Se ne sta in America a gestire quegli affari di merda, circondato da Krum e gli altri come se avesse bisogno di un'esercito a difenderlo laggiù, mentre qui lascia me a gestire il carico grosso assieme a uno come Gregory Goyle?»
Un altro coccio volò via dalla mensola e cadde al suolo mentre il sangue non sembrava smettere di ribollirmi nelle vene.

«Sta calmo amico, ci siamo io e Zabini se ti serve una mano a compiere la missione.»

«Scordatelo. Io non mi sporco le mani e non le faccio sporcare a voi. Non è compito nostro, noi non eseguiamo, mai.» La mia coscienza era ridotta a brandelli ma le mie mani sarebbero rimaste illese per la vita, non avrei avuto nemmeno una goccia di quel sangue sulle dita. Questo valeva per me e valeva per Theodore e Blaise. Eravamo figli di un sistema malato che ci aveva resi vittime e poi carnefici ma c'erano dei confini che non avrei mai superato e non avrei permesso nemmeno a uno di loro di farlo.

«Come vuoi amico.» rispose alzando le mani in segno di resa. «Il capo dice che in America è pieno di lavoro fino al collo, gli allievi di Durmstrang a quanto pare sono più bravi a suon di ceffoni che di Schiantesimi, se ho ben capito gli sta insegnando qualcosa.»

«Che cazzo ci vuole a prendere qualche Sanguemarcio per il collo e rinchiuderlo da qualche parte? Devono rendere tutto così complicato.» sbuffai riacquisendo pian piano la lucidità persa. «Spero solo che Yaxley si sbrighi a tornare a Londra, ne ho le palle piene dei suoi sotterfugi. Credo che sia in contatto con mio padre.» confessai senza volerlo.

«Che cosa dovrebbe volere il capo da Lucius?»

«Mio padre era il braccio destro di Voldemort.»

«E allora?» chiese con nonchalance. «Tuo padre si è ritirato dalle scene già da parecchio, a cosa è servito che tu prendessi il suo posto se nemmeno lo lascia in pace?»
La voce di Nott divenne improvvisamente fastidiosa. Capii che stava dando voce alle mie stupide paranoie e non avevo affatto voglia di sentire quel discorso.

«Facessero quello che gli pare, non mi riguarda.»

«Questa roba ti riguarda vista la merda che ti sei preso per tuo padre.» insistette Nott e, di nuovo, la mia lucidità venne meno.
Non volevo sentire quella merda, non m'importava che avesse ragione, io non volevo farci i conti.

Con uno scatto lo raggiunsi e mi piazzai pochi centimetri dalla sua faccia. «Sparisci.» lo intimai. Theodore mi guardò negli occhi, raccolse la sua giacca e fece per andarsene ma quando giunse alla porta, appena la aprì, la figura di Blaise si palesò dietro di essa.

«È uno scherzo?» chiesi con i nervi a fior di pelle. «È una cazzo di rimpatriata o cosa? Anche tu qui?»

«Draco è roba seria.» confessò Zabini venendo a passo svelto verso di me. Alla sua dichiarazione ebbe tutta la mia attenzione e attesi che vuotasse il sacco. «La Granger ha scoperto di Goyle, l'hanno portato al Ministero e penso che finiranno per interrogarlo.»

Cazzo, cazzo, cazzo. Se Goyle avesse confessato saremmo finiti tutti nei guai fino al collo. Ma forse lo eravamo già, perché la fiducia che riponevamo in quell'essere era più o meno pari a zero.

INSANE || Draco MalfoyWhere stories live. Discover now