Capitolo III

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DRACO

Dal momento esatto in cui avevo appreso la notizia del fallimento della missione di Goyle ero riuscito a distruggere almeno tre quarti degli oggetti di vetro e cristallo che erano presenti all'interno del Manor. Non ero in grado di gestire la rabbia. Durante l'ultimo anno ad Hogwarts avevo sofferto di attacchi di panico, i quali mi coglievano alla sprovvista e divenivano sempre più frequenti nell'arco anche di una singola giornata. L'unica persona in grado di calmare i miei attacchi di panico era lei e da quando l'avevo persa l'ombra di essi aleggiava sulla mia figura come un triste mietitore. Dopo la fine della guerra sembravano andar meglio, erano sempre più sporadici e quando percepivo il loro arrivo lo scacciavo lontano, assieme ai ricordi felici della mia cura ad essi. Tuttavia l'ascesa al potere di Yaxley, la sua burrascosa comparsa nella mia vita e tutto ciò che ne era derivato avevano riaperto tutte le cicatrici del passato che sembravano bruciare più di prima, ma un buon leader non può mostrarsi così debole, perciò la rabbia era divenuta la mia valvola di sfogo. La rabbia incuteva timore, spaventava la gente che assisteva ad essa e incanalava così bene le mie energie da riuscire a risollevarmi più di una dose di eroina. E mi faceva sentire vivo, malgrado fossi già morto da tempo.

Contro ogni voglia fui costretto ad abbandonare la seta delle mie lenzuola per l'imminente arrivo dei miei due colleghi, con i quali avremmo discusso sul da farsi. La questione iniziava a diventare preoccupante ed ero già pronto a fare i conti con le rotture di coglioni che la vita aveva in serbo per me. Così mi gettai sotto la doccia e iniziai a sfregare il sapone contro la mia pelle con la speranza di strapparla di dosso e lavar via ogni senso di colpa per il bastardo che stavo diventando ogni giorno di più. Dopo innumerevoli minuti passati lì sotto, mi decisi ad uscire per vestirmi e nel momento in cui mi trovavo dinnanzi allo specchio non facevo altro che ripensare all'aspetto che prendeva il mio viso, sempre più cupo e più simile allo sguardo di mio padre. Ignorando quegli inutili pensieri, indossai il solito completo nero e mi diressi al piano di sotto dove trovai le mie due domestiche intente a ripulire il disastro di cocci in cui riversava il grande salone della villa.

«Domitilla, un caffè.» ordinai alla cuoca, la quale aveva sostituito ormai già da anni gli elfi domestici. La donna rivolgendomi un sorriso si diresse subito alla macchinetta del caffè per esaudire la mia richiesta. Non feci in tempo a poggiare le chiappe sul mio divano che il campanello suonò. «Come non detto, fanne tre.» aggiunsi sbuffando, prendendo atto dell'arrivo dei due.

«Buongiorno Malfoy.» disse Theodore. Con un gesto del capo ricambiai il saluto e Blaise fece lo stesso. «Dunque, abbiamo un bel po' di pratiche da sistemare.» aggiunse estraendo dalla sua valigetta una cartellina colma di fogli.

«Andiamo nel mio ufficio.» ordinai rivolgendomi ai due. Così feci strada e arrivammo tra le quattro mura, mentre io feci il giro della scrivania mi sedetti sulla grande poltrona, Blaise e Theo si accomodarono sulle due sedie dinnanzi a me, mentre ringraziarono Domitilla che entrò per servirci il caffè.

Ne presi un sorso mentre rivolsi la mia attenzione ai due. «Ci sono novità?»

«Alcune, ma nessuna di queste gioca a nostro favore.» disse Blaise, senza troppi giri di parole. «Sembrerebbe che la Granger sia sospettosa, Goyle è sotto sequestro del Ministero e non so cosa sarebbero disposti a fargli pur di farlo parlare.»

«Niente di ciò che pensi, Zabini» risposi sicuro di me. «Il potere è nelle mani di Potter e i suoi amichetti, cosa pensi che useranno la maledizione Cruciatus? Non gli faranno del male, attenderanno solo che canti.»

INSANE || Draco MalfoyWhere stories live. Discover now