Un cliente di grosse dimensioni, passava ogni giorno al bar per bersi un buon caffè e raccontare qualche barzelletta. Mi ero affezionata a lui nonostante la sua scarsa igiene e il suo aspetto. Mi vedeva come una povera ragazza che stava con uno stordito di ragazzilo a cui diede un soprannome che ha segnato un po' la storia del titolare.
Anche a me aveva dato un soprannome, ma pochi hanno cercato di usarlo con me. Dava soprannomi a tutti e parlava con tutti quelli che entravano.
La gente parlava della sua vita passata a bere molto, per cui sono contenta di averlo conosciuto nel suo periodo di astemia, se no non penso che gli avrei dato tutta questa confidenza.
Quando mi vedeva la mattina (il turno del mio ragazzo) alzava gli occhi e diceva POVERA CHIARINA COSA HA COMBINATO STAVOLTA IL TUO COMPAGNO. Una volta era allo stadio, una volta si era fatto male giocando a calcio, una volta si era schiacciato un dito nel baule.
Io ci scherzavo su dicendo che tutto sommato mi piaceva cambiare un po' il turno, perché la mattina sono più sbrigativi i clienti, vanno al lavoro e hanno fretta di andarsene.
Preparavo il suo caffè e mi sedevo con lui a raccontargli qualche disavventura con qualche cliente. Oltre a leggermi il volto capendo subito come stavo, sapeva anche consigliarmi di tradire il mio compagno con qualche cliente del bar e non mettere manifesti per il paese, ma io sono sempre stata contraria e lo lasciavo parlare.
Devo dire che nonostante i suoi pessimi consigli non ha mai provato a dire di volermi portare a letto, che fossi una bella ragazza me lo diceva tutti i giorni, ammirava il mio seno e lo paragonava ai balconi ricoperti di gerani colorati, ben curati. Un poeta insomma...
Nell'ultimo periodo la salute gli venne meno, e gli portavo il caffè direttamente in macchina, ma in ogni caso voleva sempre essere aggiornato sui miei fan del bar. Un giorno, l'ultimo giorno che lo vidi mi disse CHIARA STO MORENDO e io gli risposi ridendo: MA VA LA, NON DIRE QUESTE COSE. Una settimana dopo morì, ed io e il mio compagno chiudemmo 1 ora e mezza il bar per andare al funerale.
Un bellissimo funerale vi confesso, fin ora il migliore. Non prendetemi per matta, ma il sacerdote che ha recitato la messa ha parlato del defunto in modo carismatico ricordando a tutti che era una montagna. E si il caro cliente con la stampella, amava la montagna, era grande come una montagna, e mangiava probabilmente tanto quanto una montagna. Ed è stato proprio in una strada di montagna che ha perso la vita. Oltre a questo il sacerdote ha anche parlato del suo carattere spiritoso. Ed è così che me lo voglio ricordare, con la sua risata originale che tutti cercano di imitare e la sua schiettezza nel parlare
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La voce di una barista
Short Storyscommetto che le care colleghe bariste abbiano le loro storie da raccontare e magari si rivedono in una di quelle che andrete a leggere in questi capitoli