16. Tiago

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«Dude, credimi, c'è una connessione tra il tempo e lo spazio che la fisica non è ancora riuscita ad afferrare.»

Tiago scoppiò a ridere, e la sua risata si mischiò ai colpi di tosse, mentre cercava di esalare il fumo della canna in un sibilo.

Erano seduti per terra, con la schiena contro il muro sul retro della trattoria italiana, le braccia appoggiate sulle ginocchia piegate.

Luca gli tolse la canna dalla mano che penzolava pigra. Alla loro sinistra c'erano i cassoni dell'immondizia e davanti un alto muro di mattoni di un edificio che su quel lato non aveva finestre. Non era un gran posto, ma aveva i suoi vantaggi. Era un vicolo chiuso e le uniche porte erano quelle del ristorante e del retro di un altro paio di negozi, che a quell'ora avevano già chiuso. Nessuno che potesse spiarli. Non avevano visto telecamere, e anche se Tiago sosteneva che doveva essercene per forza almeno una – impossibile che a Londra un vicolo buio non fosse videosorvegliato – magari montata in un posto nascosto apposta da un pervertito che voleva spiare adolescenti ingenui che se ne andavano lì a pomiciare. Non lo sapeva forse Luca che gli inglesi sono il popolo più guardone al mondo?

In ogni caso non aveva molta importanza. Anche se qualche impiegato statale addetto al controllo delle telecamere di sorveglianza li avesse visti, di sicuro non avrebbero mosso le forze antiterrorismo per andare a prendere loro due che si fumavano una canna. Anzi, probabilmente avrebbero cambiato canale, alla ricerca di un vicolo a luci rosse.

«Il nuovo Einstein! Premio nobel per la fisica!» disse Tiago quando ebbe finito di tossire, applaudendo e urlando in falsetto. La sua voce era roca, le corde corde vocali raschiate dagli eccessi della gioventù e pizzicate dalla sensualità della cadenza brasiliana. L'indomani sarebbe stata di nuovo fresca.

Luca inspirò il fumo della canna a sua volta. Espirò.

«Non così veloce, dude! Mi sconvolge il modo in cui sprecate le cose in Europa. Non siete proprio capaci di godervi i momenti. Sempre di corsa. E sì che tu sei italiano, come si dice... la dolce vita, no? Dai amico, fuma la dolce vita! Così si fa...» e così dicendo prese un respiro profondo, ed espirò lentamente, seguendo con un movimento delle mani la cassa toracica che si dilatava e sgonfiava, mentre manteneva il contatto visivo con Luca, per assicurarsi che lo stesse seguendo nelle sue istruzioni.

«Il premio Nobel per la fisica e l'insegnante di yoga» disse Luca, quando Tiago ebbe terminato la dimostrazione.

Scoppiarono a ridere tutti e due, gli occhi ridotti a due fessure dalle palpebre gonfie.

Un attimo dopo Luca si rifece serio.

«Dicevo sul serio, riguardo al tempo e lo spazio. La tua vita in Brasile appartiene al tuo passato, no?»

«Sì, beh, la mia vita ora è qui» concordò Tiago.

«Però se tu domani tornassi in Brasile, il Brasile sarebbe di nuovo il tuo presente. Allora devi ammettere che la distanza ha un'influenza sul tempo.»

«Effettivamente sì» disse Tiago, annuendo con la fronte aggrottata.

«Ci sono due possibilità: una è che hai ragione e l'altra è che siamo fumati» aggiunse un attimo dopo.

«E tutte due le opzioni non sono possibili?»

«Difficile, Luca. Molto difficile.»

Scoppiarono a ridere di nuovo.

Alzarono lo sguardo. Due stelle solitarie brillavano nel cielo scuro. Rimasero in silenzio per un po'.

«Difficile, ma non impossibile» disse Tiago, senza distogliere lo sguardo dalle stelle.

L'Appartamento di Bond StreetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora