Always in my heart.

1.7K 120 50
                                    




«Ci credevi?»
Furono le uniche parole che uscirono dalle labbra del ragazzo. Fiumi d'alcool gli scorrevano nel sangue, e ormai gli annebbiavano la vista e i pensieri.
Dall'altro capo del telefono, Louis era più confuso che mai. Erano mesi che non si parlavano, e ora si ritrovava al telefono con l'uomo che aveva amato e che, in fondo, amava ancora.
Si guardò intorno, spaesato, come se le quattro mura che lo circondavano avessero avuto le risposte alle sue domande.
«Harry, io..»
«Rispondimi. Ci credevi davvero?» La voce profonda del riccio lo fece rabbrividire, nonostante non avesse la minima idea di cosa stesse parlando.
«Credere a cosa?» Si sentiva esausto, anche se non aveva fatto nulla per tutto il giorno: si trovava in uno stato di apatia dal quale non credeva sarebbe uscito tanto facilmente.
«A quello che hai detto. Che sarei rimasto per sempre nel tuo cuore. Per sempre.» Harry sottolineò quelle due parole con una forza che non gli apparteneva. Si aggrappò ad esse come se fossero la sua sola ancora di salvezza. Perché lui, in fondo, in quel "per sempre" ci sperava ancora.

Louis, d'altra parte, la speranza l'aveva persa da un bel po' di tempo. Da quando le cose si erano fatte troppo complicate e la cosa migliore da fare era lasciarsi, fingendo che nulla fosse successo. Si era auto-convinto che non facesse poi così male, che avrebbe potuto accantonare i sentimenti senza far sì che intaccassero la sua carriera, ma non ci era riuscito. Tutti si erano accorti che qualcosa non andava. Aveva smesso di curarsi, nei suoi occhi non c'era più la stessa luce, e il suo viso ogni giorno appariva sempre più magro e pallido. Sembrava uno straccio, si era messo in una situazione più grande di lui, e quando si era accorto che così non poteva andare avanti, aveva abbandonato tutto e tutti, venendo risucchiato dal proprio dolore, lo stesso che aveva inflitto ad Harry.
Proprio a lui, che non meritava niente di tutto ciò, neanche una briciola di quella sofferenza.
Con quale coraggio lo avrebbe di nuovo guardato in faccia dopo quello che era successo? Come avrebbe fatto a sorridere di nuovo accanto ad un'altra persona senza che il suo pensiero non andasse ai suoi ricci castani e ai suoi meravigliosi occhi verdi? Troppe domande che non facevano altro che aggregarsi alla prima, quella più importante.
Ci credeva davvero? Non lo sapeva neanche lui. Un tempo, forse.
Fece una lunga pausa che sembrò durare ore e la speranza di Harry andò ad affievolirsi.

«Dove sei?» Gli chiese, passandosi una mano sul viso.
«Al blue light, ci siamo venuti un paio di volte con i ragazzi...» La voce di Harry era stanca, biascicava le parole, e a Louis ci volle qualche secondo prima di essere sicuro di aver capito.
«Si, me lo ricordo. Arrivo fra dieci minuti. Aspettami e non bere nient'altro.»
Prima che l'altro potesse replicare, chiuse la chiamata. Si alzò di corsa e dopo aver afferrato le chiavi, entrò in macchina e premette l'acceleratore più che poté per arrivare da lui al più presto possibile. Non riusciva a immaginare in quali condizioni l'avrebbe trovato. Pregò solo che non si fosse fatto coinvolgere in una rissa per poi finire col prenderle di santa ragione. Non voleva giocare a fare la crocerossina. Non quella notte.

Harry, nel frattempo, incurante degli sguardi di pietà che gli rivolgeva il barista, ordinò nuovamente da bere. Aveva perso il conto di tutti i bicchieri che aveva mandato giù, ma ormai non aveva più importanza. Non aveva neanche avuto il tempo di ribattere che Louis aveva già chiuso la telefonata; avrebbe voluto dirgli che avrebbe chiamato un taxi per farsi portare a casa, ma non ne aveva avuto la possibilità, così ora si ritrovava ad aspettarlo e a pensare a cosa gli avrebbe detto dopo essersi ritrovato faccia a faccia con lui.
«Gran bella situazione del cazzo.» Mugugnò fra sé e sé.
Il trillo del cellulare lo distolse dai suoi pensieri. Osservò il nome che comparve sullo schermo e lo studiò per qualche secondo, prima di visualizzare il messaggio.

"Sto per arrivare, non combinare casini. Chiamami se succede qualcosa."

Sorrise fra sé e sé. Nonostante tutto, continuava a preoccuparsi come aveva sempre fatto. Forse perché ci teneva ancora? O, più semplicemente, provava pena? Optò per la seconda.
Cinque minuti più tardi aveva già scolato altri due drink.
Buttò giù l'ultimo sorso di vodka prima di sentire il calore familiare di una mano posarsi sulla sua spalla.
«Harry...»
Avrebbe riconosciuto la sua voce su mille. Si voltò lentamente, ma ciò che vide fu un'altra persona, non il Louis che ricordava.
Due occhiaie pronunciate gli contornavano gli occhi che erano diventati di un azzurro che non gli apparteneva. Erano spenti, stanchi, completamente diversi da quelli di cui si era follemente innamorato, e in parte se ne diede la colpa. Sapeva che quella telefonata era stata del tutto fuori luogo, ma sentiva il bisogno di parlargli.
Non gli rispose, semplicemente rimase a guardarlo in silenzio, cercando di catturare ogni minimo dettaglio, consapevole che l'indomani non avrebbe ricordato nulla se non qualche immagine sbiadita.

Always in my heart || Larry OSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora