Amanda
-Buonasera, parlo con la dottoressa Grant?-
-Si sono io, mi dica pure.- Il suono di una voce gentile risuona dall'altro capo del telefono.
-Salve sono Amanda Thompson non so se la dottoressa Carrington le ha già accennato... chiamo per mia figlia Callie Wilson.-
La mia interlocutrice non risponde subito, presumo stia cercando di ricollegare una qualunque informazione al nome di mia figlia. -Si, mi ha parlato di lei, mi accennava a un eventuale possibilità sul poter intraprendere un percorso terapeutico con me.
Sempre che la ragazza sia d'accordo ovviamente.--Si, è proprio di questo che volevo parlarle, vorrei prendere un appuntamento per mia figlia.-
-Certo. Consulto un attimo l'agenda.-
Fa una pausa. Sento il rumore di pagine che vengono sfogliate.
-Ho un' oretta libera venerdì prossimo. Lei sarebbe disponibile?--Non dovrei avere impegni lavorativi, nel caso dovessero presentarsi provvederò a rimandarli.- Il lavoro che svolgo non mi impone orari fissi ma lo svantaggio è che le commissioni da sbrigare possono venir fuori in qualsiasi momento.
-Perfetto allora.- Pronuncia dolcemente.
-Devo chiederle però se può descrivermi il quadro generale della situazione di sua figlia.-
-Si beh ecco... Mia figlia ha avuto degli attacchi di panico in passato e ora pare che si siano ripresentati. Io non le faccio mancare nulla ma sa come sono i ragazzi di oggi, non sai mai cosa gli passa per la testa. Probabilmente in questo periodo è un po' scossa dal trasferimento e dalla nuova scuola, ma magari avessi potuto viaggiare così tanto io alla sua età, dopotu...-
-Va bene signora, penso di aver capito perfettamente.-La dottoressa mi interrompe. -Non si preoccupi, con la terapia e sotto la mia guida sarà sua figlia stessa ad individuare le cause del suo malessere.-
Rimango in silenzio. Poi lei continua.
-Allora a venerdì. Le auguro una buona giornata.--Grazie, anche a lei.-Rispondo cortesemente.
Poggio il telefono sul tavolo e sospiro con la testa china e le mani tra i capelli.
Ci mancava solo questa complicazione, non ho fatto in tempo nemmeno a mettere piede in questa nuova città che già sono sommersa dal lavoro e poi l'incidente di Callie non ci voleva proprio, sapevo che il trasferimento l'avrebbe destabilizzata ma non immaginavo così tanto, credevo che ormai fosse abituata.
Ero pronta al fatto che mi avrebbe tenuto il muso per qualche giorno, ero pronta al fatto che mi avrebbe rinfacciato di averglielo detto solo all'ultimo momento, ero pronta alle sue scenate di rabbia, ai suoi silenzi, al suo sfuggirmi quando avrei provato a parlarle, ma non ero pronta di nuovo ai suoi attacchi di panico, ai suoi problemi adolescenziali.
Non ho tempo per questo, non ho tempo per incidenti di percorso, il lavoro che svolgo non ammette incertezze o passi falsi, non posso permettermi di pensare ad altro, ho sputato sangue per arrivare a raggiungere livelli così alti.
Se l'azienda per cui lavoro ad oggi è una delle poche in prima fila nella vendita di cosmetici e prodotti benessere è soprattutto grazie a me, tutti me ne riconoscono il merito. Ma in questo lavoro non esistono certezze, la concorrenza è spietata, un giorno fai le regole del mercato, il giorno dopo sei fuori.
Un fruscio leggero proveniente dall'altro lato del tavolo mi riscuote dai miei pensieri, alzo la testa.
-Oh Callie sei tornata.- Attraversa la stanza e apre il frigo, ha i capelli raccolti in una coda bassa, le gambe magre e slanciate, il viso tratteggiato da lineamenti delicati, gli zigomi sono pronunciati, le labbra carnose e la fossetta sul mento che si accentua ancora di più quando sorride, indossa una felpa a maniche lunghe più grande della sua taglia. È identica a lui, persino nei movimenti.
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Come Stelle Cadute dal Cielo
RomanceQuando Callie a causa del lavoro di sua madre è costretta per l'ennesima volta a trasferirsi in una nuova città, vuole solo passare inosservata, non stringere legami e non affezionarsi a nessuno, ma mentre cerca di fuggire da un passato doloroso e...