二十 Nijuu 20

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Sentivo gli occhi pesanti

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Sentivo gli occhi pesanti. Le mie ossa erano indolenzite e facevo fatica a muoverle. Le dita dei piedi solleticavano come se fossero addormentate. Sentivo un calore riscaldare la mia pelle. Una coperta di lana era sopra di me, a riscaldare il mio corpo freddo.

"Spero abbia funzionato, si sarebbe dovuta svegliare ormai"

Era un vice femminile. Ero sicura di conoscerla ma ancora non riuscivo a ricordare chi fosse. Era come il mio cervello non riuscisse a collegare i suoni con i ricordi.

"Dalle tempo Shinobu, si sveglierà lo sento"

Una voce calma e rilassante. I battiti del mio cuore che erano accelerati stavano rallentando. La sua voce la conoscevo, era Kagoya. La sua mano fredda strinse la mia in una presa delicata, come se io fossi un cristallo pregiato che si sarebbe potuto rompere con un piccolo soffio. La porta si chiuse e capii che eravamo rimasti solo noi due.
Dovevo aprire gli occhi.
Dovevo fargli capire che stavo bene.
Io ero ancora viva, e stavo combattendo per svegliarmi da questo coma.
Kento, mio fratello Heikichi mi avevano detto che dovevo tornare qui, che la mia vita non si era ancora conclusa.
Mossi di un movimento quasi impercettibile la mia mano, con la speranza che lui si accorgesse di me.

"Riprendi le forze Ichika, noi saremo qui ad attenderti"

Lo sapeva, sapeva che ero viva, che avrei vissuto ancora per molto tempo al suo fianco. Forse quella sensazione di sicurezza, come una mano che si poggia sul cuore, mi rilassò. Tutta l'ansia nel mio corpo si lasciò andare e io continuai ad ascoltare.

Era passato non so quanto tempo, forse due minuti o due ore. Kagoya si era alzato e mi aveva lasciata sola in quella stanza. La stanza era bianca, piena di cassettiere e credenze di vetro con tutti medicinali. Era luminosa, grazie ai raggi lunari che entravano dalla finestra aperta. Il profumo di erba fresca mi colpì a pieno il volto. Sorrisi. Era come se fossi umana, come se ogni odore e visione lo sentissi e vedessi per la prima volta. Fu allora che realizzai che ero riuscita ad aprire gli occhi. Mossi le gambe e iniziai a ridere quando mi misi subito seduta.

"Ci sono riuscita"

Risi. Forse un po' forte. Ero felice, mi ero svegliata.

"Merda"

Delle vertigini colpirono subito la mia testa, e mi costrinsero a buttarmi di nuovo sul cuscino. Aspettavo qualche secondo e tornai a guardarmi intorno.
Dovevo eseguire i movimenti con più calma, senza farmi prendere dall'euforia. Solo che l'odore di erba umida mi chiamava così tanto.
Scoprii il mio corpo dalla coperta. Rimasi con una semplice veste bianca e lunga fino alle ginocchia. Poggiai i miei piedi nudi sul pavimento freddo. Un brivido mi passò oltre la schiena al contatto. Mi alzai e avvicinai alla finestra scorrevole. Ignorai tutto il resto, avevo bisogno di guardare il giardino che ogni sera mi incantava e faceva compagnia.
Non sapevo chi mi aveva salvata, ne come fossi arrivata fino a qui. Mi ricordavo solo di esser stata catturata e torturata. Avevo creduto di morire. Eppure, loro dovevano avermi salvata.
Feci un passo avanti, e i miei piedi sprofondarono nell'erba alta e bagnata. Tutto il mio corpo si iniziò a cospargere di brividi, forse di felicità, forse per il freddo. Non aveva importanza. Il mio cuore batteva veloce e il mio sorriso non spariva dalla mia bocca.

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