2: la casa nuova
;looking at the stars,
admiring from afar.★
stando all'etichetta del buon vicino del ventunesimo secolo, brevettata da felix in persona, il modo migliore per inaugurare una casa e farsi benvolere dagli altri condomini, è senza dubbio organizzare una festa. fu proprio quella stessa notte; facemmo un po' di spesa ed invitammo le persone più interessanti del palazzo, le più giovani, come quel gruppetto di universitarie all'ultimo piano, i tre musicisti in erba del secondo, e i nipoti della signora pechinese del quarto.
chiamammo a raccolta anche i nostri amici, che a loro volta, contribuirono a far sì che prima delle undici, l'appartamento fosse gremito di persone e abbondantemente fornito di alcolici. offrire tequila e salatini sembrava funzionare, tutti si stavano divertendo, perfino io, che ho sempre odiato le feste. non facevano per me i luoghi troppo affollati o la musica eccessivamente alta, ma in quel momento, sembrava il paradiso. io e felix eravamo appiccicati come cozze, pronti a presentarci come i due nuovi, simpatici inquilini.
l'inseparabile duo dalla periferia.uno dei nostri migliori amici, che si concretizzavano in un gruppetto elitario di otto frammenti di uno stesso calice rotto, compresi noi, ci si avvicinò con una bottiglia praticamente vuota tra le mani e lo sguardo perso.
«la casa spacca.» urlò, per farsi sentire.
«ma non avete paura che la distruggano?» chiese poi, ridacchiando, rosso in volto, e capimmo fosse ubriaco. felix gli sorrise, sfilandogli di soppiatto il superalcolico, ed io scossi la testa, mandando giù un sorso di sambuca dal mio bicchierino di plastica.
«non c'è niente da distruggere, changbin.» gli risposi, e lui annuì soddisfatto, senza porre ulteriori domande. ne avevamo parlato prima, era proprio quello il bello dell'organizzare un festino in una casa completamente nuova, non c'erano mobili di valore o collezioni importanti a cui stare attenti, sarebbero arrivati dopo.la cricca si era riunita quella notte, eravamo tutti ed otto, e capitava raramente in quel periodo delle nostre turbolente vite. seungmin era nel bel mezzo di un anno sabbatico apparentemente fitto di viaggetti e impegni, jeongin aveva cominciato a lavorare come meccanico nell'officina del padre e changbin, minho e christopher erano impegnati con le rispettive carriere universitarie. jisung sembrava essere l'unico, che non aveva mai niente di eccessivamente importante da fare, ma di tanto in tanto spariva anche lui, e tornava con qualche incredibile racconto al quale puntualmente, minho non credeva. purtroppo però, non passammo assieme tanto tempo quanto avremmo voluto, ci disperdemmo durante la serata.
felix aveva da poco tinto i capelli di biondo, e non facevano altro che complimentarsi con lui: quel colore gli stava divinamente, incorniciava un viso pulito e sereno, e ne risaltava occhi profondi e le sbiadite lentiggini sulle guance e sul nasino all'insù che tanto mi divertivo a stringere tra le dita. tuttavia, le tinte del mio migliore amico erano note per essere un po' come i temporali estivi: improvvise e brevi, seppur incantevoli, tanto che divenne uno degli argomenti caldi.
«sembri riccioli d'oro.» commentò una delle studentesse di medicina, una ragazza di nome yunjin, probabilmente la persona con le sopracciglia più curate che io abbia mai incontrato, che teneva avvinghiata a sé una moretta con caschetto e frangetta impeccabili. felix la ringraziò, impacciato, mentre io ero distratto a scambiare qualche occhiata con una di loro, ostinata a squadrarmi in silenzio.
«perché non ti tingi anche te? staresti bene.» disse la più giovane tra loro, una certa eunchae, con voce pimpante, era vestita di rosa e azzurro dalla testa ai piedi. io strinsi i denti, i miei capelli mi piacevano così com'erano: corvini.
prima che potessi risponderle, prese parola un'altra tipetta tutta pepe che poi scoprimmo essere la più introversa tra loro, evidentemente kazuha aveva bevuto più di tutte.
«ma siete una coppia?»la domanda non ci parve strana, sul momento, eravamo abituati a sentirlo, o almeno credevo lo fossimo. non notai il modo in cui felix forzò un colpetto di tosse, abbassando lo sguardo sulle sue scarpe, e mi limitai a ridacchiare divertito. avrei tanto voluto accorgermene prima.
«no, no. siamo solo amici.» spiegai.
felix si allontanò con una scusa, disse di aver sentito il campanello, che stava aspettando qualcuno e mi intimò di restare a parlare con le ragazze, per poi sparire verso l'ingresso.così volò un'altra porzione di quella festa, della quale ricordo solo altri frammenti sconnessi tra loro, tra cui uno in particolare, che portò ad una sciocca, pessima decisione. infatti, dopo essermi reso conto che la bella sakura fosse interessata a me, corsi a cercare il mio migliore amico per chiedergli se fosse sconveniente andare a letto con lei, dopotutto era la nostra nuova vicina, e sapevo che poi l'avrei evitata come la peste. le relazioni non facevano per me, non ero mai stato in grado di farle funzionare, e il mio rapporto più duraturo era stato di una settimana e mezza, ero troppo superficiale e poco serio, all'epoca.
perciò avevo una mezza idea di cosa mi avrebbe detto felix, sapevo mi avrebbe vietato categoricamente di avvicinarmi a lei, onde evitare situazioni spiacevoli in futuro, e se l'avesse fatto probabilmente l'avrei ascoltato.
ma quella sera volevo vantarmi un po' del mio fascino, e chiesi esuberante ai miei amici se lo avessero visto in giro. tuttavia, quando poi lo trovai, il mio entusiasmo si spense.non ne compresi il motivo, ma vederlo spalla a spalla con quel fattone del bassista del piccolo complesso al secondo piano mi fece ribollire il sangue nelle vene. non avevo il minimo diritto di essere infastidito, come avevo precisato io stesso poco prima, non eravamo una coppia. e anche se lo fossimo stati, non avrei avuto motivo di innervosirmi, stavano semplicemente chiacchierando, non una mano sul fianco, non occhi dolci, né romanticismo di alcun tipo. felix stava solo adempiendo ai doveri del bravo ospite, socializzando con gli invitati.
diedi la colpa alla sambuca, mi convinsi di essere ubriaco, e che quella reazione non significasse assolutamente niente. me la presi con lo stesso superalcolico anche nel momento in cui, tornato verso il salotto, diedi corda a sakura.
e la portai in camera mia.
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𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 • 𝐡𝐲𝐮𝐧𝐥𝐢𝐱
Fanfiction{★ 𝐬𝐩𝐢𝐥𝐥𝐞𝐝 𝐦𝐢𝐥𝐤 ★} -𝐚 𝐜𝐨𝐥𝐥𝐞𝐜𝐭𝐢𝐨𝐧- dove un trasandato scrittore in erba rimugina su un passato dolorosamente vicino, e piange sul latte versato. [the night we met: lord huron] hyunlix