Un anno prima

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"Anna mia cara, non ti portai nascondere in eterno" esclamò la tutrice dell'orfanotrofio guardando sotto l'ennesimo tavolo del refettorio. Trovare quella bambina sarebbe stato impossibile. Aveva l'abitudine di scomparire spesso. "Se entro dieci minuti non sarai ricomparsa salterai la cena" aggiunse con tono perentorio per poi andarsene. Quando il rumore dei tacchi in corridoio si spense Anna sgattaiolò fuori da sotto la credenza. Essere magra e piccola aveva i suoi vantaggi. Dopo essersi ripulita il vestitino marrone si girò verso la porta e fece la linguaccia. Saltare la cena non era un suo grande problema, in modo particolare il giovedì; quando il menù prevedeva zuppa di cavolo. A chi piaceva la zuppa di cavolo? Cercando di fare meno rumore possibile si diresse in cucina, mentre si guardava intorno circospetta. Sapeva che a quell'ora non ci sarebbe stato nessuno. Le lezioni del primo pomeriggio erano appena iniziate ed in quel momento avrebbe dovuto essere nella stanza che fungeva da aula insieme agli altri bambini. Di solito fare lezione di matematica non le dispiaceva. Dicevano che era piuttosto brava con i numeri. Ma quel giorno non poteva; aveva un appuntamento. Un appuntamento che prevedeva tè e biscotti.

Seppur i dolci preparati dalle cuoche (cuori di marmellata alle ciliegie rivestiti di morbida pasta frolla con retrogusto alla vaniglia e zucchero a velo sparso sulla superficie) non fossero deliziosi come quelli che in alcune occasioni le suore portavano per le festività, erano meglio di niente. Anna ne rubacchiò una manciata mentre si affrettava a mettere l'acqua sul fuoco e a preparare il tè. Non sapeva ancora dove si sarebbe tenuto l'incontro. Ma le impronte di passi l'avrebbero aiutata. Di solito quando uno o più dei suoi amici immaginari decidevano di incontrarla glielo facevano sapere attraverso un bigliettino. Il biglietto non aveva molte informazioni. Solo una X scribacchiata in inchiostro rosso. Anna aveva iniziato a ricevere quei particolari inviti una sera estiva di luglio, periodo in cui la malattia della mamma aveva iniziato a peggiorare. Quella sera Anna era stata sgridata dall'anziana che veniva a curare e aiutare la mamma; non volendo vedere nessuno era corsa fuori di casa nel cortile con le urla della donna appresso. Il giardino della loro abitazione non aveva una recinzione, così Anna si era diretta correndo nel boschetto che confinava con la casa. Le piaceva quel posto, a volte se era abbastanza fortunata poteva incontrare volpi o ricci. Sapeva che non avrebbe dovuto addentrarsi troppo, ma offuscata dalla rabbia aveva deciso di infrangere quella regola. A volte si chiedeva cosa sarebbe successo se non lo avesse mai fatto. I rametti secchi scricchiolavano sotto i suoi passi mentre una leggera brezza le raffreddava la pelle accaldata e gli uccellini cinguettavano allegri. Fu una sensazione piacevole fino a quando la brezza non si tramutò in un freddo tagliente, tanto da poter vedere le nuvolette di aria uscirle dalla bocca, e i cinguettii si tramutarono nelle urla delle cornacchie. La bambina perse il senso dell'orientamento. Non le pareva di aver mai visto quella zona che la circondava. Eppure lei quel boschetto lo conosceva bene. L'aveva attraversato tante di quelle volte da essere certa di non trovarsi nel verde e vivace luogo famigliare vicino alla sua casa. Il bosco che l'aveva vista crescere. "Mamma." gemette piano la bimba intirizzita dal freddo. Avanzò di qualche passo e solo allora si accorse che il terreno era innevato. Anna alzò lo sguardo dai suoi piedi stupita, per incontrare quello di un'ambigua creatura. Era una figura umanoide, alta poco più di 3 metri e con un grande palco di corna ricoperto di ragnatele e due grandi occhi luminosi. La creatura sembrava assorbire tutta la luce del luogo. Guardò per un lungo momento la bambina per poi girarsi e dirigersi dietro a un albero, scomparendo alla vista. La bambina rimase paralizzata per un momento, poi, stringendosi le braccia al petto, si mise a correre dietro alla figura. "Aspetta!" urlò. Ma girato l'albero dove aveva svoltato la figura si ritrovò dinanzi a un'imponente carrozza blu notte con le porte che sbattevano piano. Le parve di rivedere quei due occhi luminosi, di una calda luce gialla, che la spiavano dalle profondità del mezzo prima che tutto diventasse nero. Più avanti si sarebbe accorta che nella mano le era comparso un biglietto con una X rossa tracciata sopra. Da quel momento Loro avevano iniziato a far parte della sua vita. 



Ed è finalmente comparsa la protagonista di questa storia. La famigerata Carrozza dei Sussurri e il suo ambiguo custode. Capitolo un po' corto lo riconosco ma essenziale per il proseguimento degli eventi. Solo continuando a leggere capirete cosa intendo ;)


La Carrozza dei SussurriDove le storie prendono vita. Scoprilo ora