🍂Capitolo 19🍁

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CAN

La luce del primo sole mi acceca attraversando i vetri della finestra. Ieri sera ho dimenticato di chiudere le imposte esterne e ora ne pago le conseguenze. Ma non m'importa, perché ieri sera avevo qualcosa di più importante a cui pensare. Sorrido. Finalmente stringo tra le braccia - si fa per dire! - la mia Sanem. È distesa a pancia all'aria col braccio sinistro piegato in su vicino al viso che dorme rilassato, mentre l'altro è piegato sotto al seno coperto dalle lenzuola. Sorrido ancora. È bella... bella, bella. Sembra una bambina e invece è la mia donna. Non posso smettere di osservarla. Le sfioro delicatamente la guancia con le dita; adoro accarezzarla, non smetterei mai di farlo. Noto che un raggio di sole sta per raggiungere il suo volto, ha appena puntato l'estremità del letto e ci vorranno pochi minuti affinché le colpisca il volto.
Mi alzo pian piano, cercando di non svegliarla, per socchiudere le imposte, cosicché la luce possa filtrare ma cautamente.

Torno a distendermi accanto a questa meravigliosa creatura che è di nuovo mia... è sempre stata mia, ma adesso ne è di nuovo consapevole anche lei. Resto sollevato su un braccio affinché io possa scrutare tutti i suoi lineamenti, la sua espressione calma, serena, il movimento lento del suo petto che si solleva in un respiro dormiente. Di nuovo sorrido, non posso proprio farne a meno.
Improvvisamente gira di poco la testa e un mugugno mi fa capire che sta per svegliarsi. Non vedo l'ora che apra i suoi occhi stupendi, che possa guardarmi come questa notte quando ci siamo amati ancora. Non vedo l'ora di accarezzare il suo sorriso e assaporare le sue labbra: mi manca già baciarla, nonostante io non abbia fatto altro fino a poco prima che ci addormentassimo. Non vedo l'ora di dirle buongiorno e poterla stringere di nuovo a me. Non vedo l'ora di...

«Aaaaahhhh!»

Per un attimo mi spavento. Le sue urla risuonano in tutto l'appartamento.

«Can?!» Mi sembra stupita, impressionata nel vedermi. Si solleva fulmineamente.

«Buongiorno, amore mio!» le sorrido.

«Cosa ci fai nel mio...» Si guarda intorno meravigliata.

«Sei tu che sei nel mio letto» le preciso, accarezzandole il braccio.

Sospira, per poi distendersi nuovamente.

«Scusami, non sono abituata a svegliarmi da un'altra parte.»

«Ricordi, vero, cosa è successo ieri sera?» le domando, col timore che possa aver cancellato tutto.

Mi guarda aggrottando la fronte. «Cosa è successo?»

Resto impietrito. Sul serio non ricorda niente? Il mio cuore si ferma.

«Davvero non lo ricordi, Sanem?» le chiedo preoccupato.

Fa un lieve cenno di no con la testa. Il suo sguardo è contrito. Continuo a guardarla negli occhi. Poi sulle sue labbra spunta un sorriso, seguito subito da una risatina sommessa che mi fa capire che sta scherzando.

«Sanem!» le dico con tono di rimprovero per avermi fatto prendere uno spavento.

Lei scoppia completamente a ridere, il suo viso si accende di luce. Non riesco ad avercela con lei e mi precipito a farle il solletico per vendicarmi. Non lo sopporta e comincia ad urlare di lasciarla stare ma non mi fermo, mi butto su di lei scostando le lenzuola e importunandola con le mani e con la barba finché davvero non ce la fa più a resistere.
Mi fermo rimanendo in bilico su di lei e fissando i suoi occhi che brillano come stelle.

«Come posso non ricordare cosa è successo ieri sera e anche stanotte?» dice ansimante.

«Mi hai fatto spaventare!» esclamo, nascondendo il mio viso nell'incavo del suo collo.

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