Il denso vino venne versato nei calici di cristallo.
Deliziose rifiniture si arrampicavano con dolcezza sugli steli fragili e nobili arabeschi di ghiaccio orlavano anche le coppe.
Nel loro insieme, apparivano più come tulipani in fiori.
Lo scintillio che proveniva dal vetro era lucente e vanitosi i suoi riflessi, ma poi prese a scorrere la porpora e i bagliori divennero cupi e misteriosi.
Erano semplicemente perfetti, adagiati su un lungo tavolo di mogano, i cui segni del tempo erano incisi tra le nervature.
Un colpo d'aria trascinò le tende ricamate e l'aroma liquoroso del vino si mescolò con il profumo candido della sala.
Nella superba villa, che si bagnava con le calde luci del tramonto, v'era però una pace apparente.
V'era la morte.
Hermione la sentiva nelle ossa e la sentiva vicina.
E lo era spaventosamente, perché sapeva che quella presenza di morte, galleggiava a pochi metri dalla sua testa.
Un corpo osceno, devastato dalla tortura, sospeso nel vuoto.
Una situazione che le rivoltava le viscere di terrore e al tempo stesso, la riempiva di orrida curiosità.
Ma la tentazione di voltarsi, per poter sbirciare quel corpo, veniva di volta in volta frenata dagli occhi altrettanto fragili, altrettanto curiosi, che le erano davanti.
Le iridi attente e controllate di Narcissa che la invitavano a desistere, ad abbassare lo sguardo.
I suoi occhi avevano il colore e la consistenza dello zaffiro, ma erano annegati dall'angoscia, resi opachi dal dolore.
Hermione sapeva, che non era l'unica a percepire la morte.
Narcissa la sentiva nelle ossa e la sentiva vicina.
Alla fine, Hermione si arrese e mantenendo un rigido Silenzio, si costrinse a volgere lo sguardo verso di lui.
Era seduto al suo fianco, tanto imponente, che sembrava spaventare perfino la luce del sole.
Tra le mani teneva una pergamena sgualcita.
Una pergamena che Hermione aveva già avuto modo di leggere e vedere molti mesi prima, eoni prima.
Eppure, per qualche ragione, trovava difficile leggere quelle spesse lettere.
Metterle nell'ordine giusto, mentre queste correvano sulla pagine, vibravano nella sua mente e confondevano i suoi pensieri.
"È certamente molto interessate" ammise.
La sua voce aveva assunto un tono profondo, eterno come la notte.
"Lo è, non è vero?" il suono della piccola risata, scivolò dolce come nettare nell'aria calda "Non è incredibile come un pezzo di carta scarabocchiato, abbia tutto questo potere?"
"Si tratta del Testamento originale?" domandò Snape.
"L'ho sottratto io stesso al Ministero della Magia" spiegò Macnair con un sorrisetto trionfante "Ne esiste solo un'altra copia e al momento è probabile ce l'abbia L'Ordine della Fenice"
"Molto bene" Snape allungò un labbro in un sorriso quasi oltraggioso.
Qualcuno distolse lo sguardo per quello scontro violento di derisione e potenza
Ripiegò il Testamento di Albus Silente e con garbo, lo restituì all'Oscuro Signore "Credevo fossi stato fin troppo fedele con lui, Severus.. ma devo dire che la tua fedeltà.. è stata ben ripagata" continuò soave "Le magie di Hogwarts sono antiche e difficili da corrompere. Per fortuna il nostro compianto e defunto amico, ti ha nominato come successivo preside.." il sorriso sulle sue labbra divenne allora più evidente "Hogwarts ti riconoscerà"

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L'orchidea Fantasma
FanfictionEra sempre stata certa che esistesse una linea sottile che separasse il male e il bene. Il tramonto e l'alba. La realtà e l'illusione. Solo che.. Solo che adesso.. Hermione non era più sicura di sapere dove finisse una e iniziasse l'altra. Non era n...