Cap. 47-Chris

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E' proprio in momenti come questo che mi perdo. Perdere me stesso e tutto il resto, ogni cosa di me, così all'improvviso senza nemmeno rendermene conto davvero.
Mi accorgo di non essere mai guarito e che, forse, mai guarirò o, almeno, non del tutto. Come se ci fosse una ferita aperta mai in grado di rimarginarsi. Il bisogno ossessivo di andare dall'altra parte, di evadere da tutta questa merda è tanta ed è tanta anche la voglia di restare qui, con lei. Con Jess. Ma ogni volta che tutto il marcio della mia vita si ripresenta sento di cadere sempre più in basso, proprio come adesso che lei mi sta svelando i segreti più oscuri della sua vita ed io, invece di essere qui al cento per cento per lei, mi sto perdendo ad ogni parola andando sempre più giù.
"Chris?". Il suono della sua voce sembra adesso lontana. Mentre Jess continua a chiamarmi i battiti del mio cuore aumentano insieme alla mia sudorazione. "Stai bene?".
No, non sto bene, vorrei dirle. Cerco di tirare dei respiri profondi e di autocontrollarmi, non posso perdere il controllo adesso, non qui e non con lei. "Hai trascorso tutto questo tempo a rimproverarmi di non essermi aperto con te e tu... Che hai fatto? La stessa cosa?".
Mi guarda con gli occhi sbarrati, sono sicuro che non avrebbe mai voluto una tale risposta da parte mia. Mi rendo conto di aver esagerato, in fondo i suoi incubi non hanno condizionato la nostra relazione così come i miei. "Scusa... Io... Non so che mi prende". Ed invece lo so benissimo ma non posso lasciarmi andare.
"No... Hai ragione", Jess annuisce mentre delle lacrime iniziano a scorrere sul suo viso facendomi sentire così dannatamente in colpa. "Avrei dovuto parlartene... Dirti tutto ma... Non avrei mai potuto immaginare che le nostre storie fossero così... familiari".
"Perché credi che sia così? Cosa ti spinge a farlo?".
"Andiamo Chris... Ho letto che tuo padre fu accusato di aver avuto a che fare con la scomparsa di tutte quelle ragazze e... La maggior parte di esse scomparve proprio nei pressi del vecchio Golden e, all'epoca, il proprietario di quel locale era proprio lui! E poi io... Che adesso ho la certezza che la sera della scomparsa di Alison Campbell ero proprio lì! Rifletti Chris... Tutto questo ci lega in un modo o nell'altro e devo scoprire perché". Vedo così tanta illusione nei suoi occhi, o forse la disperazione di mettere un punto a tutta questa storia, un po' come me da una vita. "So che è tutto così... confuso e strano ma sono sicura che c'è di più, fidati di me. Chris, ti prego... Resta qui, ancora un po'... Aiutami a porre fine a tutto questo e poi... Va ovunque tu voglia andare ma prima... resta". I suoi occhi sono così speranzosi, è come se in questo momento tutto dipendesse da una mia risposta. Mi sento così dannatamente responsabile ma glielo devo, a Jess devo questo sacrificio. 
"Ti ho parlato della seduta che mi ha proposto il dottor Williams insieme a mia madre... Sai... Vorrei avere la stessa fiducia che lui ha ancora in lei. Senti un po'... Lui pensa che mia madre sia più sana di tutti noi messi assieme e solamente che...".
"Stia negando qualcosa", Jess mi interrompe completando quello che stavo per dire.
"Esatto", sono quasi sorpreso. "Puoi crederci?!".
"Sì, è possibile. Quando subisci qualcosa di violento nella tua vita tendi a chiuderti, a reprimere quel momento negandolo, quasi cancellandolo, ma poi, pian piano, ti rendi conto che non va via del tutto. Resta lì, dietro l'angolo, in agguato e tu dipendi ogni giorno da esso, continuando a lottarci contro senza mai vincere. E così che resti come sospeso in una dimensione che non ti appartiene".
"Un po' come quello che ti è successo da bambina".
"Esatto. Chris io credo di aver cancellato volontariamente dalla mia testa quella notte. E' successo qualcosa di grave ed io devo capire che cosa, solo così potrò trovare pace".
"Il vecchio Golden è il nuovo Bleecker...". Sto per dire qualcosa che non vorrei ma credo sia ora di fare qualcosa, per lei, per Jess. Per noi.
"Sì...".  
"Non mi piace quello che sto per dire ma... Quel posto è mio, tutte le vecchie proprietà di mio padre adesso sono mie...".
"Stai dicendo che mi aiuterai?".
"Sto dicendo che ci proverò".
Jess scatta dal divano e mi abbraccia, come una bambina che ha appena ricevuto un regalo. "So quanto questo possa essere difficile per te, so tutto quello che hai passato e che tutto questo può farti tornare indietro ma...Chris, io sarò sempre qui ogni volta che questo accadrà, per riportarti qui, da me".
"E' solo che non sono sicuro di farcela fino in fondo Jess... Per quanto tu possa lottare, non puoi tirarti su dalle sabbie mobili... Loro ti tireranno sempre più giù ed io non voglio tornare a quell'inferno". O, meglio, so benissimo che cosa potrebbe causarmi tutto questo che, del resto, non è altro che quello che mi sta accadendo proprio adesso. Il bisogno di una dose di ecstasy si fa sentire pulsare nelle mie vene. Vorrei dirglielo, vorrei lasciarmi aiutare ma non posso perché credo che lei non possa reggere tutto questo.
"Se andrai di nuovo a quell'inferno stavolta non sarai solo, ci sarò io con te, mano nella mano". Jess incrocia le sue dita alle mie e, improvvisamente, l'adrenalina di volermi fare lascia spazio a quella di farla ancora mia, nient'altro. Cazzo, lei è il mio antidoto al veleno che ha reso marcia gran parte della mia vita. La bacio, sento il sapore salato delle sue lacrime sulle sue labbra. Mi scosto un po' giusto per guardarla negli occhi e lo vedo proprio lì... Il suo amore per me. Così puro ed innocente. Non vorrei che passasse per tutto questo, se potessi scegliere vorrei avere solamente io il peso di tutto questo dolore, sento che è troppo per lei. 
"Posso farti una domanda?".
Annuisco a quegli occhi curiosi che adesso mi stanno fissando.
"Che farai con quei soldi?".
"Non lo so... L'unica cosa certa è che non li voglio, non mi appartengono. Se potessi, eviterei che mia madre sia mantenuta in quella clinica grazie a quei soldi".
"Sono anche i suoi del resto".
"Sono sporchi di tutta la merda che ha fatto mio padre".
"E' una fortuna Chris, dovresti usarla per qualcosa di buono".
"No Jess, mio padre ha guadagnato la maggior parte di quei soldi in affari loschi. Non è qualcosa che mi appartiene, possono bruciare con lui all'inferno".
Jess passa una mano sul mio viso e basta quel gesto a cacciare via tutto il marcio che sento addosso. "Tu... sei così puro...". Ma non sa che proprio io non ho niente di puro, al contrario sono deteriorato dentro e fuori. 
"No Jess, non sai nemmeno quello che dici".
"Io lo vedo Chris... Il buono che c'è in te e dovresti imparare a vederlo pure tu".
"Parli così perché mi ami", sorrido d'istinto.
"Ti diverte il fatto che ti amo?".
"Che ci fa una come te con uno come me?".
"Potrei dire lo stesso al contrario. Andiamo Chris! Dentro di te ha un bagaglio personale così grande che ti ha reso l'uomo che sei adesso. Non tutti avrebbero sopportato quello che hai vissuto tu... Hai una grandezza d'animo, una forza che dovresti imparare ad apprezzare anche tu. Tutti noi lo facciamo già...".
"Tutti voi?!".
"Io, tua madre, Eric...".
"Eric...". Quel nome mi fa venire una fitta che mi attraversa lo stomaco tranciandolo. 
"Gli manchi e credo che gli farebbe bene vederti".
"L'unica cosa che gli farebbe bene è continuare a stare lontano da me".
"Chris... Lo stai rifacendo".
"A causa mia hanno distrutto la sua officina Jess! Dopo tutta la fiducia che aveva riposto in me io che ho fatto? Mi sono fatto e l'ho distrutto". 
"Eric ti vuole bene, quello che è successo non cambierà questo. Dovresti andare a parlare con lui".
"Dovrei andare a cercarmi un lavoro. Considerando quello che è successo quella sera con Alexander Mendoza sono ufficialmente rimasto senza un'occupazione".
"Oh... Chris, mi dispiace...".
"Quel tipo mi ha semplicemente mandato un'e-mail per informarmi che non lavorerò più per lui nel suo prestigioso locale. Puoi crederci?! Mi ha versato la paga di quella settimana nel mio conto e... Poof! E' scomparso".
"Sento di avere la colpa di tutto questo".
"Sta tranquilla... Non mi piaceva nemmeno quel posto, troppi luccichii. Ma... Qual è esattamente il rapporto che hai con lui?". 
"Come ti ho già detto Mia mi ha convinta a fare un servizio fotografico per la sua azienda e... Tutto qui". 
Sento che c'è dell'altro, posso leggerglielo negli occhi. "Sei sicura che... Sia tutto qui?".
"Chris, non c'è niente di cui tu debba preoccuparti". 
"Okay". Restiamo così per alcuni minuti, lei con la testa poggiata sul mio petto ed io con gli occhi rivolti al soffitto a godermi questo momento che ho voluto per fin troppo tempo e che adesso è reale. Puoi crederci Chris?! E' reale!
"Buonanotte Chris". 
"Resterò". 
Jess si solleva per un attimo a guardarmi con una luce negli occhi capace di illuminare questa stanza più delle due lampadine che sono riuscito a riparare. Non dice una parola, mi bacia solamente ma in quel bacio è racchiuso tutta la sua felicità. Poi, si stende di nuovo poggiando il suo viso proprio lì, sul mio cuore. 
"Buonanotte Jess".

Non appena rientro a casa la vedo ancora lì sul divano, con la coperta che la copre quasi a metà lasciando intravedere il seno ma, non appena chiudo la porta, si gira da un lato. Faccio piano, non voglio disturbarla, non sono nemmeno le sette. Poggio la busta con i croissant caldi e i due caffè sul tavolino e mi siedo accanto a Jess. Ripenso alla prima sera in cui l'ho incontrata, alla prima volta in cui siamo andati alla casa sull'albero e sorrido d'istinto perché credo che dal primo momento in cui l'ho vista il mondo abbia smesso di essere così terribile per me. Lei ha dato un tocco di luce alla mia vita, come se avesse il potere di migliorare ogni cosa che guarda o sfiora. Ha il dono di rendere tutto più semplice e di fare uscire il meglio di me anche quando mi sembra impossibile. E' come una magia di cui non sai il trucco e, per quanto ti sforzi, non puoi arrivarci ma resti incredibilmente ammaliato. Come può un animo così puro avere qualcosa che la tormenta? E' un paradosso. Vorrei prendere la sua oscurità ed unirla alla mia, sopportandone il peso per entrambi, ma non posso. Cazzo, è questo che tormenta me.
Dio... E' così bella. Dei ciuffi di capelli le scendono sul viso arricciati, lentamente glieli sposto da un lato. La sua pelle è morbida e fresca come quella di una bambina.
Al mio tocco apre lentamente gli occhi, mi guarda e sorride, e adesso è ancora più bella di prima. "Cos'è questo profumino?", si solleva su un braccio e con l'altra mano strofina gli occhi. 
"Ti ho preso dei cornetti caldi".
"Chris, potrei abituarmici".
"E sarebbe così male?". 
Jess mi guarda smorzando un sorriso. "Per niente". 
"Che programmi hai per oggi?". 
"Che ore sono?", si guarda attorno sbadigliando. 
Illumino il display del suo telefono, "Le sette e dieci...". Vedo una notifica da Dan. "Hai un messaggio".
"Fa vedere...". Si mette seduta e lo apre. Da questa prospettiva non riesco a leggere cosa c'è scritto. L'unica cosa che so è che vorrei sapere che diavolo vuole quell'idiota. Jess gli risponde velocemente, poi poggia il cellulare sul tavolino ed inizia a vestirsi.
"Tutto bene?".
"Sì... Oggi ho appuntamento con la rettrice dell'università per iniziare il nuovo progetto di lavoro con Dan".
"Wow... E' fantastico per la tua carriera, un po' meno per la compagnia che avrai".
"Chris, non hai nulla di cui preoccuparti".
"Beh, considerando che stiamo parlando di Dan non saprei".
"Ho messo in chiaro le cose, il nostro rapporto è... strettamente professionale. Chris... Ho bisogno di lui per andare a fondo alla storia dei miei incubi. Grazie al suo aiuto ho conosciuto Williams e mi sono sottoposta alla seduta di ipnosi. In cambio...".
"In cambio cosa?".
"Avrei dovuto accettare il progetto proposto dalla rettrice dell'università".
"Che figlio di puttana".
"No... Per lui è importante quel lavoro e per me... E' importante scoprire perché dopo vent'anni faccio ancora lo stesso incubo. E, poi, questa è un'occasione per la mia carriera. Fare dei corsi all'università e aiutare dei ragazzi in difficoltà è quello che amo di più quindi... Va bene così".
"Se tu stai bene è okay".
"Sto bene", mi sorride. "E tu? Che programmi hai oggi?". 
"Cercare un lavoro, prima o poi i miei risparmi finiranno". 
"Chris, se tu volessi...".
"Jess, non di nuovo. Non prenderò mai i soldi di mio padre".
"Okay, decidi tu".
"E poi... Andrò a trovare qualcuno". 
"Cos'è questo mistero?".
"Lo vedrai".

Qui è sempre tutto uguale. Qui si respira aria familiare. E' incredibile come possa passare il tempo ma certe cose rimangano le stesse. E pensare che questo posto è stato la mia salvezza non appena sono arrivato qui, l'unico rifugio dai fantasmi che mi porto dietro da sempre. Come se qui fossi illeso, da tutto e tutti. Qui è dove ho trascorso dei momenti che hanno annullato quelli difficili e mi sento bene, adesso che sono qui sto bene, come se fossi a casa, la mia vera casa. E mi è mancata, mi è mancata così tanto da togliermi il fiato. Attraverso la strada e mi avvicino. Dalla vetrata lo vedo, intento a parlare con i clienti, con il suo solito sorriso da bravo ragazzo. Beh, perché lui è davvero il bravo ragazzo. Non è passato molto tempo ma lo vedo diverso, riesco a vedere una nuova luce in lui. Non saprei definirla bene ma la vedo proprio lì, nei suoi occhi. Ne approfitto quando qualcuno sta per uscire ed entro dentro l'officina. 
"Se vuole sarà pronta... Vediamo un po', stasera dopo le sette o domani all'apertura".
"Allora a stasera, grazie".
"Grazie per scegliermi sempre, buona giornata!", Eric gli sorride e, non appena si gira e mi vede, resta impalato. 
"Hai tempo per un vecchio amico?".
Eric mi guarda con gli occhi sbarrati che, pian piano, si riempiono di lacrime. Poi, annuisce. "Stavo giusto chiudendo per la pausa pranzo", mi supera e va verso la porta per girare il cartellino e poi mi fa cenno di seguirlo. 
Mentre lo seguo non posso fare a meno di notare che qui dentro è tutto così diverso. Ha fatto davvero un gran lavoro, ha rinfrescato le pareti con un bel bianco che dà una bella luce rispetto al grigio di prima e poi... Wow, c'è un nuovo tavolo da lavoro al centro dell'officina ed ogni cosa è perfettamente sistemata in ordine. Ma eccola lì, quella che è stata la mia casa per mesi. C'è ancora la vecchia tenda che copre il piccolo stanzino, non so se lì dentro c'è ancora il mio letto. Quanti ricordi... Come l'ultimo in cui Eric mi sveglia completamente distrutto alla visione della sua officina distrutta.
 Arriviamo alla porta che dà al giardino sul retro e mi rendo conto che anche qui fuori è tutto sistemato per bene. Adesso c'è anche un piccolo gazebo con un tavolo e delle sedie. 
"Wow... Hai proprio dato una bella sistemata qui".
"Sì...", Eric si china a prendere due Heineken nel piccolo frigo che ha posizionato proprio accanto la porta, "Avevo bisogno di... Aria di nuovo". Mi porge la birra perfettamente fredda come piace a me e ci sediamo sulle nostre vecchie sdraio. Quelle no che non sono cambiate. "Come stai?". Dovrei essere io a chiederglielo.
"Vado avanti. Tu? Come va qui?".
"Il lavoro non manca... Me la cavo". 
Guardo il mio migliore amico di una vita e riesco a leggere la delusione nei suoi occhi, il dolore di un'amicizia andata a puttane, per colpa mia. E sono stanco di essere la causa del male della gente, non posso più essere questo tipo di persona. Non voglio più essere questo tipo di persona. "Senti Eric...".
"No, Chris, non farlo, non serve".
"Sì che devo. Devi smetterla Eric, smetterla di essere il bravo ragazzo. Smettere di coprire ogni singolo fottuto errore della mia vita. Io...", mi viene un groppo in gola quasi impossibile da tirare giù, "Io devo chiederti scusa".
Eric mi guarda stranito, quasi impressionato dalle mie parole.
"Io non avrei mai dovuto permettere a quei tipi di distruggere il posto per cui tu hai sempre investito tanto e di mandare all'aria i risparmi di una vita. Quello che è successo qui è colpa mia ed io non potrò mai ripagarti per tutto quello che è successo. L'unica cosa che posso fare è farmi aiutare ma non so come".
"Basta solo che tu lo voglia davvero Chris, non è mai troppo tardi".
"Già... Vorrei essere bravo come voi, a credere in tutto questo".
"Voi?! Parli di Jess".
Credo che sappia che stiamo di nuovo insieme, del resto la sua ragazza è la sua migliore amica.
"Non dovresti più ferirla, ha sofferto tanto".
"Lo so, ci sto provando, davvero".
"Avete un progetto adesso, quindi...", sorride.
"Come fai a sapere...".
"Emma me ne parlato, al dire il vero anche Jess ma come sai Emma è amante dei dettagli e so che l'intenzione di Jess è quella di scoprire cosa accomuna i suoi incubi a quello che è successo a te".
"E tu... Che cosa pensi?".
"Che è un'ottima idea. Scoprire che diavolo è successo davvero in quel locale vent'anni fa darebbe un po' di pace a tutti, soprattutto a voi due".
Guardo a lungo il mio migliore amico e mi rendo conto che non è cambiato per niente. Riesce a dare un'opinione ragionevole a tutto guardando sempre il lato positivo delle cose. "E tu? Come va con Emma?".
"Bene", sbotta nervoso non appena sente nominare il suo nome.
"Che succede Eric?".
"Beh... Ne sono successe di cose Chris...", ma credo si penta subito delle sue ultime parole come se non volesse ancora farmi sentire in colpa e riprende, "Voglio chiederle di sposarla, questo fine settimana. Stiamo organizzando una festa in occasione del compleanno di suo padre nella loro  baita in montagna e... Glielo chiederò lì". Ecco cos'era quella luce nei suoi occhi, adesso mi è chiaro.
"Wow... Congratulazioni. Davvero... Sono felice per te".
"Che ne pensi, avanti dimmelo...". Ad Eric, al mio migliore amico, importa ancora di quello che penso?
"Penso che se tu stai facendo un passo del genere è perché ami davvero quella ragazza". 
Alza la sua bottiglia di birra come a fare un brindisi e butta giù un sorso. "Vieni a quella festa".
Mi fermo a guardarlo incredulo, non mi aspettavo questo ma, del resto, che cosa fa un bravo ragazzo?
E restiamo lì a guardare il cielo su di noi, come quelle vecchie sere che trascorrevamo qui fuori con una buona bottiglia di Heineken in mano. 

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