4.

78 10 3
                                    

Prima di prendere la carrozza che l'avrebbe portato a Port Isaac, da cui sarebbe salpato per raggiungere il Galles, il Dottor Gabriel Evans fece un'ultima visita a Hazel e Ross, perché voleva accertarsi delle condizioni dello scozzese in modo da comunicargli quando avrebbe finalmente potuto riprendere a camminare senza le stampelle e di conseguenza a fare, con la massima cautela, sforzi sempre maggiori, come correre e saltare, in maniera lenta e graduale.

Quando aveva incrociato il vice artigliere sulla Wicked Mary all'ancora nel porto di Dublino, era rimasto sconcertato per due cose: la prima erano le ferite che il giovane aveva riportato durante l'aggressione che l'aveva quasi ucciso, la seconda il modo meticoloso e accurato in cui le suore si erano prese cura di lui. Doveva ammettere che la sutura della ferita alla testa era perfetta ed era stata realizzata con la massima precisione. Certo, MacLeod avrebbe sempre portato addosso i segni di quello scontro, ma una volta che i ricci ramati gli fossero ricresciuti, la cicatrice sarebbe rimasta nascosta. Non allo stesso modo sarebbe stato per il naso, già rotto in più punti ancor prima di Dublino, e il canino scheggiato, che aveva ricordato inevitabilmente al medico Colin O'Leary, il nostromo della Wicked Mary con cui temeva che per un po' non sarebbe corso buon sangue. Il pensiero dell'uomo divorato dalla gelosia aveva portato con sé quello più dolce e caro della sua amata Lea, che non vedeva l'ora di raggiungere per sposarla, una volta sbrigate le faccende in Galles e fatto ritorno in Irlanda. Non ne aveva ancora parlato a James, ma sperava che l'amico, dall'animo poetico e ancor più romantico da quando si era innamorato di Deirdre, l'avrebbe accontentato con una piccola deviazione prima di ritornare in Giamaica. Ancora non aveva ben chiaro quello che sarebbe successo, se avrebbe chiesto a Lea di seguirlo fino a Kingston o se sarebbe rimasto lì, ma ciò di cui era certo era che la voleva nella propria vita, al suo fianco.

Oh, se la voleva. Represse un'ondata di desiderio al ricordo di quelle forme burrose e sinuose, gli occhi dello stesso colore di un prato al crepuscolo che lo guardavano con una luce colma d'aspettativa, le labbra carnose piegate in un affascinante sorriso, e bussò piano alla porta già aperta del cucinotto di Tremorvoren House dove Hazel stava facendo assaggiare al marito, con l'ausilio di un lungo cucchiaio di legno, l'intruglio che sbollentava sul fuoco.

«Aye, Nocciolina, è molto buono» commentò Ross ammirato, seduto su una sedia che pareva contenere a malapena la sua stazza, la gamba malridotta distesa lunga davanti a lui. Il gonfiore al ginocchio era notevolmente diminuito, già a una prima occhiata Evans potè fare una sommaria valutazione.

«Per te è sempre tutto buono, testone. A me pare ci manchi qualcosa. Magari un'erba aromatica? Sto pensando a quale, però.» Hazel pareva già sul punto di correre in giardino per andare a scandagliare tra le fronde, chissà che qualche erba fosse sfuggita alla sua già ampia conoscenza della materia.

«Nay, te l'ho detto. Va benissimo così.»

Evans bussò di nuovo perché i due, concentrati a parlare tra di loro, non si erano accorti della sua presenza.

«Oh, buongiorno doc. Vi stavo proprio aspettando» esordì Hazel quando il dottore entrò nella stanza, allontanandosi dal fuoco per andare a recuperare degli involti che aveva messo da parte sul lungo tavolo di legno scuro della cucina, ingombro di verdure tagliuzzate e recipienti con farina e altri miscugli che la ragazza aveva messo insieme dal giorno prima.

«Och, meno male che siete arrivato, altrimenti mia moglie avrebbe trovato il modo di prepararvi una quantità tale di cibo in grado di sostentarvi per un viaggio da qui fino alla Cina.»

Gabriel Evans ridacchiò. «Hazel, vi avevo detto che non dovevate darvi alcun disturbo. Avete già vostro marito a cui badare, e sulla nave ci daranno di sicuro da mangiare.»

Lei ignorò la frase del dottore e lo raggiunse, carica di pacchettini profumati che contenevano un pasticcio di carne, una generosa fetta di un dolce fatto con farina, zucchero, uova, burro e scorza di limone, alcune pere, una borraccia piena d'acqua e una fiaschetta di whisky. «Ecco a voi, questi sono per il tragitto in carrozza fino a Port Isaac, nel caso in cui vi venisse fame.»

Of Seamen and Maidens - LUNA NUOVA E ALTA MAREADove le storie prendono vita. Scoprilo ora