Capitolo 4

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*POV Ignazio*

«Mi spieghi che cosa cazzo significa?» urlo infuriato.
«Smettila di urlarmi addosso.» mi risponde con lo stesso tono mia sorella.
«Hai risposto al posto mio e hai persino cancellato i messaggi!»
«Smettila!» mi fulmina con lo sguardo ma non sono più un bambino a cui può imporre le sue idee di sorella maggiore.
«No smettila tu! Hai davvero cancellato quel messaggio?»
«Si!»
«E con quale cazzo di diritto l'hai fatto! Spiegamelo!»
«Io non ti devo nessuna spiegazione.» mi guarda con aria di sfida.
«Tu non mi devi nessuna spiegazione?! Hai preso il mio telefono, risposto come se fossi io e poi hai cancellato tutto!» questa situazione del cazzo è assurda.
«Che succede? Cosa avete da urlare?» nostra madre entra di corsa e ci guarda preoccupata.
«Succede che tua figlia non ha ancora imparato quando deve rimanere al suo cazzo di posto!»
«Abbassa la voce che svegli Asia e i ragazzi.»
«Che ci fa qui, Asia?» mia sorella ci fulmina con lo sguardo.
«Non è questo il punto! Fino a prova contraria questa è casa mia! Il telefono è il mio e tu non dovevi metterci mano.»
«Io continuo a non capire. Nina puoi spiegarmi perché tuo fratello sembra che sia stato morso da una vipera?»
«Quando è morto papà Asia mi ha scritto, ma tua figlia ha deciso di rispondere al posto mio e poi eliminare i messaggi. Come se fossi un fottuto ragazzino.»
«Nina...» nostra madre la guarda. «Comunque adesso non è il momento.» ci fulmina entrambi con lo sguardo.
«Perchè Asia è qui? Non ce la voglio.» è mia sorella – le voglio molto bene – ma in questo momento la ucciderei molto volentieri.
«Ti ho già detto che questa è casa mia. Non devo di certo chiederti il permesso se voglio ospitare qualcuno.»
«Hanno trovato sua sorella morta. Per questo è in Italia.» le spiega mia madre.
«E non ha un posto dove andare? Deve stare proprio qua?»
«Ma la vuoi smettere?!» dice mia madre, anche lei arrabbiata.
«No! Perché quella è furba, e tuo figlio è un cretino che si fa abbindolare per un paio di tette e un bel culo.»
«Smettila Nina. Non ho 12 anni!» sbatto una mano sul tavolino. «Non puoi assolutamente decidere per la mia vita. Di quello che facciamo io ed Asia non ti deve interessare minimamente.»
«Siamo già a questo punto? Siamo già ad un "noi"?» fa una risatina isterica.
«Smettetela. Non voglio sentire queste cazzate a quest'ora del mattino.» nostra madre cerca di calmare la situazione.
«I ragazzi possono rimanere qua? Abbiamo dei giri da fare.»
«Certo tesoro. Ci penso io.» mia madre mi posa una mano sulla spalla. «Ci penso io.» ripete rassicurandomi ancora mentre mi accarezza una guancia.
«Zio...» mi volto di scatto.
«Lucrezia...» le sorrido. «Vieni scricciolo.»
«Che ti preparo per colazione?» le chiede mia madre.
«Niente, grazie. Non ho fame.» mormora e abbassa lo sguardo.
«Eh no Lucre. Qualcosa devi mangiare. Lo vuoi un po' di succo fresco? Oppure ti faccio il tea? Altrimenti c'è il latte.»
«Un bicchiere di succo va benissimo.»
«Siediti che te lo prendo.» Luli si siede tenendo sempre gli occhi bassi.
«Che succede?» le chiedo sottovoce sedendomi accanto a lei.
«Nulla...» mormora, ma non le credo per niente.
«Adesso fai colazione. Tuo fratello dorme ancora?» annuisce e nel frattempo mia madre le mette davanti un bicchiere di succo e una fetta di torta.
«Ti piace ancora la torta di carote?»
«Sisi, grazie.» mantiene lo sguardo basso anche quando mangia.
«Piccola che succede?»
«Niente...» evita di guardare chiunque, soprattutto mia sorella. «Sai mica quando possiamo tornare in Argentina?»
«Perchè vuoi tornare in Argentina? Non stai bene qua?»
«No... cioè si... è che qui...» si intreccia le mani nervosamente.
«Rimarrete qua tutto il tempo che serve Luli. Non devi preoccuparti di niente, va bene tesoro?» annuisce e basta.
«Nina, vammi a comprare del latte per piacere.» esordisce mia madre.
«Ma mamma!»
«Nina! Vai!» non ammette repliche, così mia sorella si alza ed esce di casa dopo avermi fulminato con lo sguardo.
«Vado a svegliare Asia e Martina e vedere se Mattia è sveglio.»
«Mattia non lo svegli nemmeno se inizi a suonargli la batteria di fianco al letto.»
«Ci penso io, tranquilla.» faccio un sorrisetto malefico e scappo nella camera in cui è. Dorme beato nel letto, e per un attimo mi dispiace quasi fare quello che sto per fare. Ma quel quasi non mi impedisce di farlo. Con un ghigno malefico in faccia mi fiondo sul materasso, lo scopro e lo trascino di peso fuori da letto. «Andiamo principessa!» affermo ironico. «Sveglia!» urlo mentre lo faccio cadere con il sedere a terra.
«Ti sto odiando con tutto me stesso.» mormora con la voce impastata dal sonno. Richiude gli occhi, getta indietro la testa e si rimette a dormire, così non mi resta che tirare fuori il mio asso dalla manica. «Tua sorella è da sola in cucina che sta facendo sesso telefonico con il tuo migliore amico.» sussurro al suo orecchio questa piccola bugia che mi fa rabbrividire di orrore ma che ottiene l'effetto sperato. Mattia si alza di scatto con gli occhi sgranati e fugge in cucina. Lo seguo sghignazzando come un bambino e mi appoggio allo stipite della porta.
«Ti odio.» mi guarda male quando si rende conto che sua sorella sta semplicemente facendo colazione e parlando con mia madre.
«Batuffolino non dire così.» rido ancora. «Vado a svegliare le altre due.»
«Anche loro le svegli come hai svegliato me?»
«No, la piccola con tanta dolcezza e tua zia, non credo che tu voglia saperlo!»
«Ignazio!» mi riprende mia mamma.
«Zio, fai schifo!» mi accusa Mattia.
«Zio...» fa eco anche Lucrezia.
«Non ho detto niente.» mi viene da ridere ma è meglio trattenermi. «Vado.» raggiungo la camera e, quando apro la porta, la scena che mi trovo davanti mi fa saltare qualche battito. Asia stringe a se Martina che dorme abbandonata su sua zia. L'idea di Asia madre – di un figlio nostro – mi piomba addosso improvvisamente ma cerco di scacciarla. Voglio fare le cose per bene, andarci piano e penso ad un figlio?!
«Piccolina.» chiamo Martina che apre subito gli occhietti, così uguali a quelli di Asia.
«Ciao.» mormora con un sorrisetto.
«Ciao piccolina.» le sorrido anche io. «Andiamo a fare colazione?» annuisce e allunga le braccia. La prendo in braccio, facendo attenzione a non svegliare Asia, e la porto in cucina.
«Non sei grande per farti prendere in braccio?» le chiede Lucrezia sorridendo.
«No.» scuote la testina con un sorriso.
«Tu fai colazione, io vado a svegliare zia.» annuisce quando la poso sulla sedia ed io torno da Asia. Mi sdraio al suo fianco, le scosto i capelli dal viso accarezzandole la guancia.
«Asia.» cantileno un sussurro per svegliarla dolcemente. «Svegliati che sono già tutti al pezzo.» sussurro ancora e poi le bacio una guancia. Rimango con le labbra fermo lì, inspiro il profumo della sua pelle e poi decido di mordicchiarla dolcemente. «Asia.» la richiamo e in risposta ottengo un mugolio. «Sveglia.» apre lentamente gli occhi e mi fissa. «Buongiorno.» sorrido e in risposta ottengo una sua mezza smorfia.
«La bimba?»
«È a fare colazione con mia madre e i gemelli.» annuisce e una smorfia di dolore le sciupa il viso. «Va tutto bene.» le sussurro e la stringo a me.
«Non va tutto bene, ma apprezzo la bugia!»
«Non sei sola.»
«Non so cosa fare...»
«Procediamo passo per passo.» continuo a tenerla stretta a me mentre le accarezzo la schiena. Ha addosso il mio profumo, e questo mi fa impazzire.
«Devo organizzare il funerale!» mormora, come se non avesse minimamente sentito quello che le ho detto.
«Se vuoi ci possiamo rivolgere all'agenzia che ha organizzato il funerale di mio padre... si occupano di tutto loro.» le propongo. Forse non dovrei parlare al plurale, ma è più forte di me. Questa ragazza ha un potere immenso su di me.
Annuisce con un sospiro e poi si stacca. «Andiamo di la.»
«Va bene.» mi prendo qualche attimo per ponderare la mia decisione e poi decido di buttarmi. «Aspetta Asia.»
«Che c'è?» si volta e mi guarda, curiosa.
«Niente, solo questo.» le poso una mano sulla guancia e appoggio le mie labbra sulle sue. Non approfondisco il bacio, faccio semplicemente scontrare le nostre labbra.
«E questo per cos'era?» un piccolo sorriso le spunta sulla bocca e le illumina il viso.
«Mi andava.» alzo le spalle. «Ti dispiace?» chiedo ironico.
«No.» fa un mezzo sorriso.
«Andiamo.» le do una sculacciata e poi scappo in cucina.

*POV Asia*

«Ragazzi, per favore! Ho un mal di testa allucinante! Scegliete in fretta qualche vestito che ho mille cose da fare!» sbotto nervosa. Non ne posso più! Sono stanca e sono quattro maledette ore che stiamo in giro per questi fottuti negozi.
«Va bene...» sbuffa Mattia.
«Io vado con lui!» Martina scappa verso Ignazio e lo prende per mano.
«Muovetevi voi due!» Mattia e Lucrezia mi guardano titubanti e annuiscono per poi tornare a concentrarsi sui vestiti che stanno scegliendo.
«Asia.» Ignazio mi chiama e si avvicina senza lasciare la mano di Martina. «Ti dai una calmata per favore? Anche i ragazzi non stanno bene.» mi rimprovera a bassa voce.
«Io...»
«Tu niente Asia... io capisco tutto, ma la colpa non è loro.» mi accusa.
«Avete scelto i vestiti?» decido di cambiare discorso e loro annuiscono. Hanno in mano jeans, magliette e felpe varie.
«Tu hai intenzione di andare in giro nuda?» mi sussurra Ignazio all'orecchio ed io mi giro fulminandolo con lo sguardo. «A me non dispiacerebbe, comunque.» mormora con la bocca attaccata al mio orecchio.
«Hai sempre voglia di scherzare tu...»
«Mai stato così serio in vita mia...» guarda che non ci siano occhi indiscreti intorno a noi e poi mi lascia un morso sul lobo, seguito da un bacio.
Sbuffo cercando di ignorare il brivido che mi percorre la schiena e mi arrendo. Scelgo qualche paio di jeans, qualche camicia, e un paio di completi eleganti.
«Andiamo a pagare.» andiamo in cassa e diamo tutti i vestiti alla commessa, passo la carta di credito e usciamo dal negozio.
«Manca solo comprare le cose per la bimba e siamo pronti.» afferma Ignazio.
«Non proprio.» controbatto.
«Che intendi?» corruccia lo sguardo stranito.
«Marti, vai con Lucrezia e Mattia a prendere un gelato.» gli do i soldi e lei saltella felice con i fratelli verso la gelateria.
«Che intendi Asia?» chiede di nuovo, curioso.
«Intendo che di solito, sotto ai vestiti si mette l'intimo.»
«Per me puoi anche evitare se sei con me.»
«Sisi, però non ci sono solo io. Ci sono anche i ragazzi.»
«Eh no! Sono piccoli!» mi guarda male.
«Dai, non fare il cretino e andiamo.» mi scappa una risatina.
«Sei bella quando sorridi!» sorrido imbarazzata.
«Avevi ragione... uscire e mettere per un po' i pensieri altrove mi sta aiutando.» ammetto dopo qualche attimo.

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Ciao a tutti! Scusatemi per l'immenso ritardo ma ho avuto dei problemi di famiglia.
Che mi dite di questo capitolo, che possiamo definire di passaggio? Vi è piaciuto? Aspetto vostre notizie, e scusatemi ancora per l'immenso ritardo!
Ci vediamo lunedì sera con un nuovo capitolo.
Buona serata!

Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornanoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora