CAPITOLO XIV

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Domenica decisi di prendere l’intera mattinata per me stessa e per Soonie. Mi dedicai alla cura dei capelli e del viso e coccolai un po’ più del solito il mio micetto che cresceva a vista d’occhio. Mentre sorseggiavo del tea alla pesca ripensai, senza rendermene conto, all’incontro alla toilette dell'acqua park avuto con Minho. La cosa che più mi disturbava era la sfacciataggine di quel ragazzo: prima si metteva a flirtare e palpare la prima tizia che gli era capitata sotto mano e poi pretendeva pure di pavoneggiarsi dando per scontato che io morissi per lui.

“Aish!” Grazie al brutto vizio di gesticolare esageratamente avevo urtato la bottiglia (ovviamente aperta) e avevo versato mezzo contenuto sul lavabo e piano cottura. “Tutta colpa tua, Lee Minho!”

Dovevo assolutamente uscire o sarei impazzita. Quando avevo mille pensieri per la testa avevo questa necessità impellente, così mi cambiai in pantaloncini e canottiera e, giusto con chiavi e telefono dietro, uscii per una corsa.

Rispetto alla giornata precedente il meteo aveva finalmente deciso di darci tregua e molte altre persone si godevano il sole gentile, quasi primaverile. Io, con la musica a palla sparata nelle orecchie, correvo senza meta sentendomi come un’entità estranea rispetto a quello che mi circondava.

Non ero un asso nella resistenza quindi, dopo pochi chilometri, mi fermai poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato.

“Ehi oppa!” Una voce stridula graffiò i miei poveri timpani, un po’ come del gesso sulla lavagna. Chiusi gli occhi sperando con tutta me stessa che mi fossi sbagliata. “Oppa! Ma non è la tua amica quella lì?”

Forse se rimango abbassata penserà di essersi sbagliata…...- la mia fu una speranza inutile. Un secondo dopo sentii una mano poggiarsi sulla spalla costringendomi a quel punto ad alzare lo sguardo. Esatto: era Minho.

“Sei tutta sudata!” Tolse di corsa la mano sventolandola in aria.

“Stavo correndo genio!” Se fossimo stati in un cartone animato probabilmente il disegnatore avrebbe inserito un paio di saette fra i nostri occhi. “E, ora, torno a farlo. Con permesso...”

“Ma dai, sciocchina, noi stavamo giusto andando a prendere qualcosa di fresco al bar!” La rossa si avvicinò al suo accompagnatore facendosi stringere manco stesse per svenire da un momento all’altro. Lì l’unica che stava per sentirsi male ero io.”Sai, Minho-oppa si è offerto di accompagnarmi a fare shopping ma ora siamo veramente stanchi. Unisciti a noi!”

“NO!” Mi ricomposi. “No, grazie...emh...tu. Grazie, ma avevo messo in conto di mangiare a casa e fare giusto un giro.”

“Che c’è, Y/N? Non gradisci la nostra compagnia?”

Io e lui stavamo parlando un codice tutto nostro basato su sorrisetti e parole di circostanza che non avevano alcun significato se non quello che volevamo far credere agli occhi altrui ma che noi, e soltanto noi, riuscivamo a decifrare in mille frecciatine.

Sorrisi:”No, anzi, siete così carini che vorrei potervi guardare tutto il giorno ma purtroppo non posso. Ehi, Minho, ma perché non porti la tua dolce metà in quel bel ristorantino che si trova a poca distanza da qui? Sai quello che viene taggato da tutti su Instagram! Dai, anche Jennie delle Blackpink ci è andata ultimamente.”

La rossa ci cadde con tutti i tacchi. Si aggrappò di peso al braccio di Minho il quale mi stava uccidendo con lo sguardo. “Dai oppa! Portami portami portamiiiii! Andiamoci!”

“Vedo che hai da fare quindi ci vediamo all’università eh! Ciao Minho, ciao…..? Ciao.”

Corsi via lasciandomi quell'obbrobrio alle spalle.

MAZE OF MEMORIES // LEE MINHODove le storie prendono vita. Scoprilo ora