Capitolo 52-Chris

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"Puoi crederci?! Il mio ultimo paziente è andato via solo cinque minuti fa e sono le nove passate! E, come se non bastasse, la rettrice Reynold mi ha appena mandato una email dicendomi che il progetto con Dan inizierà tra una settimana quindi devo anche vedere tutto il programma che dovremo portare avanti per tutto il semestre... Per non parlare che adesso mancheremo per tutto il fine settimana, il che vuol dire che saranno già due giorni in meno da dedicare alla... preparazione di tutto questo". Jess si ferma a guardarmi e fa finalmente una pausa. Da quando mi ha aperto la porta di casa sua non ha smesso di parlare nemmeno per un secondo. "Che ti succede?", si avvicina prendendo il mio viso tra le sue mani, "Stai bene?". Mi basta quel tocco, solo quel tocco per farmi sentire ancora... vivo. Dio... Che potere che ha. Con un solo gesto riesce ad entrarmi dentro, nel profondo. È come una magia per me, ma non capirò mai qual è il trucco.
"Sono stato da Wilson nel pomeriggio", non ci giro attorno, ho bisogno di arrivare al punto e in fretta.
"Non mi avevi detto che saresti tornato a vederlo...".
"Ci siamo detti di scoprire la verità, che avrei fatto di tutto ed è da lì che volevo iniziare. Lui era il braccio destro di mio padre, chi meglio di lui avrebbe potuto aiutarmi? Jess... Sono stato da un tipo che mi ha detto delle cose...". Credo di fare confusione, ho troppe cose per la testa. Non so nemmeno da dove iniziare, è come se volessi dire così tante cose ma ho un blocco. E non so nemmeno io il perché.
Jess prende le mie mani e incrocia le sue dita alle mie e, solo allora, mi rendo conto che sto tremando.
"Vieni", mi porta verso il divano del suo studio e ci sediamo. "Sai che puoi parlare con me. Dimmi tutto, che cosa ti ha detto di così terribile Wilson da ridurti in questo stato?".
"Dovrei essere sollevato Jess, è proprio questo il punto! Capisci? Dovrei... sentirmi alleviato dopo quello che ho sentito ma, invece, è sempre peggio".
"Che vuoi dire?".
"Forse niente è come sembra... Forse c'è una spiegazione a tutto... Cazzo!".
"Chris... Così non ci capisco niente... Fa un respiro profondo e dimmi con chi hai parlato e che cosa ti ha detto esattamente".
Seguo il suo consiglio e inizio a controllare il mio respiro. Inspirare ed espirare. Non è poi così difficile, del resto con Jess niente lo è. Inizio a parlare ma spero di non sbagliare niente, "Wilson mi ha detto che ai tempi mio padre era in affari loschi con dei tipi, pagava i loro i debiti in cambio della roba... C'era un tipo col quale era più legato ma si tolse la vita dopo che fu sbattuto dentro. Oggi sono andato a trovare il figlio... E sai che cosa mi ha detto?". Mi viene da piangere? Com'è possibile? Ho trascorso vent'anni  senza versare una sola lacrima. Ho semplicemente sepolto il dolore dentro di me, giorno dopo giorno annientando così me stesso, senza mai capirlo. Ma, adesso, qui di fronte alla donna che amo, sto crollando ed è come se sentissi ogni singolo pezzo di me stesso cadere. Nel vuoto. Semplicemente cadere. "Che non crede che i nostri genitori, che mio padre, possa aver avuto a che fare con la scomparsa di quelle ragazze. Puoi crederci?! Ho trascorso la maggior parte della mia vita consolandomi del fatto di averlo ucciso pensando che fosse un assassino Jess!".
"Chris! Russel Lewis ha ucciso tua sorella! E poi... Tutto a quel tempo indicava che ci fosse lui dietro la sparizione di quelle ragazze...".
"E se le cose non fossero andate così?".
Jess ha un attimo di esitazione. "Che vuoi dire?".
"Quel tipo, El Gringo, mi ha detto che i nostri genitori erano involucrati in molte cose ma avevano fin troppo rispetto per le donne".
"Tu hai visto tua sorella distesa a terra... Morta! Dio Chris... Hai trascorso più di un'ora qui dentro parlandomi della violenza di tuo padre, di tutte le volte che dentro casa vostra era violento con tua madre! Con Steph!".
"E se quegli episodi isolati erano solamente legati al fatto che fosse ubriaco? Se ci fosse qualcos'altro sotto, qualcosa che non so? E se avesse ragione Williams e dietro il silenzio volontario di mia madre ci fosse dell'altro?".
"Fammi capire un attimo... Vuoi dirmi che all'epoca a qualcuno è convenuto addossare tutte le colpe a tuo padre?".
"Pensaci... Il grande Russel Lewis già incriminato per spaccio di droga nei sotterranei del suo locale. Facile no?!".
"Il mirino perfetto...", anche Jess sembra avere un attimo di esitazione, "Non lo so... E' tutto così confuso...".
"E c'è di più. El Gringo mi ha detto che all'epoca mio padre aveva qualcuno che gli stava addosso".
"Chi?".
"Un poliziotto".
"Beh, non mi sorprende Chris. Se tuo padre era un sospettato, è ovvio che la polizia gli stava dietro...".
"Non la polizia Jess... Tuo padre".
Jess si immobilizza e non dice parola come se stesse metabolizzando pian piano quello che ha appena sentito. "Mio padre? Vuoi dirmi che mio padre conosceva... tuo padre?! Dio...".
"Nella seduta con Williams sei tornata indietro e ti sei ritrovata nei sotterranei del vecchio Golden".
"E?".
"Sforzati di ricordare Jess".
"Ricordare... cosa?".
"E' probabile che tuo padre ti abbia portato con sé durante una supervisione in quel posto...".
"No!", si alza nervosamente dal divano ed inizia ad andare avanti e indietro per il suo studio. "Mio padre non avrebbe portato una bambina in un posto del genere, dove per di più era a conoscenza di quello che tuo padre faceva".
"Io non lo so, tutto questo è così strano... Ma devo andare a fondo a questa storia".
"Che vuoi fare adesso?".
"Domani chiamerò Williams".
"Vuoi accettare la sua proposta?".
"Ho bisogno che questa storia finisca al più presto e se questo vuol dire avere un confronto con mia madre davanti a lui... Fanculo! Va bene!".
"Ne sei sicuro?", Jess si siede di nuovo accanto a me con aria preoccupata.
"Sì", anche se fa male. Fa male pensare di dover tornare indietro a quel giorno ma, stavolta, con mia madre. Con una donna che è rimasta in silenzio per venti lunghi anni. Pensare che tutto questo potrà farle male mi distrugge... I ricordi... Il dolore.
Jess strofina gli occhi con le mani, è evidentemente stanca. Si lascia andare sullo schienale del divano sbuffando. "Vorrei che tutto questo finisse e che noi avessimo una vita normale, senza incubi, senza dubbi e perché".
"Ne usciremo", afferro la sua mano, "Te lo prometto".
"Perché noi Chris?".
"A volte penso che le domande debbano essere fatte al contrario".
"Cioè?".
"Perché non a noi? Pensaci Jess... Forse dovevamo vivere tutto questo... Forse è così che doveva andare e... Forse se non fosse stato così non ci saremmo mai incontrati".
Restiamo a fissarci per un po' e, per un attimo, ritrovo la serenità. Non sono più sudato, l'adrenalina che avevo fino a qualche minuto fa adesso è svanita. Adesso sto bene. E' come se avessi preso l'antidoto al mio veleno.
"Che succederà ancora?".
"Non lo so... Sono sicuro che mia madre sarà una pedina importante nella risoluzione di tutto questo. Se solo lei riuscisse a dirmi che cazzo è successo quella sera... Io potrei vivere in pace o almeno finalmente ci proverei".
"So quanto tutto questo può farti male... Ma lo vedo... Vedo quanto ti stai impegnando e io vorrei che tu sapessi che io sono qui Chris, lo sono sempre".
"Lo so". La bacio, così intensamente da prendere quasi una boccata d'aria. Mi sentivo un nodo alla gola che quasi non mi faceva respirare come se fossi stato in apnea per fin troppo tempo. Adesso sono libero, finalmente.
Lei si stacca da me e mi guarda, "Ti amo".
"Ti amo anche io".
"Devo ancora sistemare la valigia per domani...", sbuffa, "Tu hai tutto pronto?".
"Non ci sarò domani".
Non appena pronuncio queste parole Jess si solleva e mi guarda sgranando gli occhi.
"Te lo avrei detto ma, tra le mille cose... Ho... un nuovo lavoro e inizierò proprio domani".
"La telefonata di stamattina...", Jess diventa improvvisamente preoccupata. "Si tratta di Alexander Mendoza?".
"Non proprio...".
"Che vuoi dire?".
"Sua sorella... Mi ha assunto al Belle Vue, inizio domani".
"Kristine Mendoza ti ha assunto al Belle Vue?! Non capisco...". Jess ripete le mie parole incredula, quasi scocciata direi.
"Nemmeno io se è per questo".
"Ma ti avevano licenziato da quel posto!".
"Non lei".
"Lì è Alex che comanda...".
"Alex...", sottolineo la familiarità con cui Jess ha appena chiamato quel tipo.
Un attimo di imbarazzo la fa restare in silenzio. Poi, riprende, quasi nervosa, "Non capisco perché hai accettato. Hai bisogno di soldi forse? Sai benissimo che potresti averne quanti ne vuoi...".
"Quando la smetterete tu ed Eric di ricordarmi ogni volta la stessa cosa?".
"Okay! Scusami, hai ragione ma... Mi fa strano che Kristine Mendoza abbia deciso di assumerti così, da un giorno all'altro".
"Voglio solo lavorare Jess, il resto non mi importa".
Jess annuisce ma sembra una forzatura. "Allora... Quando potrò vederti?".
"Non lo so... Presto".
Restiamo così, con Jess poggiata con la testa sul mio petto sul divano. Forse per qualche minuto. Forse per ore.

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